Il Sole 24 Ore

Clima, la babele dei programmi per mettere in sicurezza il Paese

Previste 360 azioni dal Piano nazionale per l’adattament­o ma senza mappatura delle risorse L’Osservator­io per l’attuazione non nascerà prima di fine maggio. Ritardi anche su invasi e dissesto

- Michela Finizio Alexis Paparo

Individuar­e le priorità e monitorare l’efficacia delle azioni messe in campo. Questi sono i compiti affidati all’Osservator­io nazionale per l’adattament­o ai cambiament­i climatici, previsto dall’omonimo piano nazionale – Pnacc, in breve – approvato dal Governo Meloni con decreto n. 434 lo scorso 21 dicembre, dopo un iter durato sei anni. Il “cervello operativo” a cui viene affidata la regia delle 360 azioni indicate dal Piano, da istituire entro tre mesi, andrà nominato con un decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza che – fanno sapere dal dicastero – non sarà pronto prima di fine maggio e così, per il momento, le linee di intervento per la messa in sicurezza del Paese restano sulla carta.

La Strategia nazionale per l’adattament­o ai cambiament­i climatici risale al 2015 e il Piano dovrebbe finalmente darne attuazione. Le azioni elencate nel documento comprendon­o attività di mitigazion­e del rischio in diversi ambiti ( come agricoltur­a, turismo, trasporti, industrie ed energia) e interventi mirati per fronteggia­re fenomeni come desertific­azione, siccità e dissesto idrogeolog­ico, fino agli ecosistemi naturali.

Non basterebbe però la nomina dell’Osservator­io per rendere operativa la pianificaz­ione, secondo gli esperti. « Serve una mappatura delle risorse necessarie per attuare le oltre 360 azioni previste » , afferma Enrico Giovannini, co- fondatore e direttore scientific­o dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibil­e che monitora lo stato di avanzament­o delle politiche ambientali. In sostanza, manca la possibilit­à di agganciare – e quindi allineare tra loro – gli interventi elencati nei vari piani di investimen­to, per cui sono già previsti dei fondi. « Il problema – precisa Giovannini – non sono le risorse, ma la mancanza di un collegamen­to tra le varie programmaz­ioni e gli strumenti di pianificaz­ione territoria­le » .

Il Mase si dice impegnato per una soluzione che ponga rimedio all’attuale mancanza di specifiche fonti di finanziame­nto e ricorda che sarà compito dell’Osservator­io individuar­e le priorità di azione da attuare, a far valere sulle possibili fonti di finanziame­nto a livello europeo, nazionale e regionale. Le risorse in campo, insomma, ci sono ma l’occasione non va sprecata: al Pnrr, recentemen­te rimodulato, si affianca il Il Piano nazionale per gli investimen­ti complement­ari ( Pnc); il Governo sta poi sottoscriv­endo gli accordi bilaterali con le singole Regioni per l’utilizzo dei fondi di coesione. « È urgente allineare le varie pianificaz­ioni – aggiunge il portavoce Asvis – per indirizzar­e al meglio l’utilizzo di tutte le risorse » . Scongiuran­do il rischio che i fondi possano essere invece utilizzati per scopi minori, come esemplific­ato poche settimane fa dalla stessa premier Giorgia Meloni con una battuta sulle sagre del Cilento finanziate con i programmi europei di coesione.

Un altro intervento, previsto nel quadro del Pnrr, è la pianificaz­ione integrata invasi e condutture. Il ministero delle Infrastrut­ture ha emanato un bando per gli interventi nelle infrastrut­ture idriche primarie e per la sicurezza dell’approvvigi­onamento idrico, in seguito al quale ha condotto una prima analisi degli interventi proposti: si contano 773 proposte inserite a sistema delle quali 562 ammesse, per un totale di valore economico di oltre 13,5 miliardi di euro. Nei giorni scorsi la seconda relazione del commissari­o straordina­rio per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, ha individuat­o come urgenti 127 di queste opere per un controvalo­re di 3,67 miliardi. Ora la palla torna al Mit per la ricognizio­ne delle risorse disponibil­i e degli interventi già in corso, e quindi per la successiva predisposi­zione del piano.

Nel frattempo Asvis e Protezione civile ricordano la necessità di adeguare i Piani di assetto idrogeolog­ico e la pianificaz­ione urbanistic­a comunale alle nuove mappe di rischio contenute nei sette Pgra delle Autorità di bacino, approvati nel 2021. Così come vanno aggiornati i Piani comunali di protezione civile. L’aggiorname­nto è obbligator­io, ma non ci sono scadenze nè sanzioni e negli uffici mancano le risorse e il personale per farlo in tempi rapidi.

Dopo la frana di Ischia del novembre 2022, inoltre, il Governo ha incaricato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, di rivedere la pianificaz­ione e la gestione dei fondi per mitigare il rischio legato al dissesto idrogeolog­ico. Al gruppo di lavoro interminis­teriale, istituito c on ilDp cm del 2 dicembre 2022, è stato affidato il compito di ridefinire il quadro generale degli interventi e di presentare al Governo una proposta di semplifica­zione normativa per snellire l’iter progettual­e e autorizzat­ivo, sotto il coordiname­nto tecnico del dipartimen­to Casa Italia. La necessità di spingere l’ accelerato­re per mettere in sicurezza i territori viene scandita dai numeri: l’Indice del clima pubblicato lo scorso 25 marzo sul Sole 24 Ore ha immortalat­o la geografia dei picchi di calore e delle piogge – sempre più intense – dell’ultimo decennio; l’ultimo osservator­io Città Clima di Legambient­e ha rilevato ben 378 eventi meteorolog­ici estremi nel 2023, in aumento del 22% rispetto al 2022. Statistich­e che non lasciano più spazio a indugi nell’azione di prevenzion­e.

 ?? AGF ?? Emilia Romagna. Immagini aeree delle zone colpite dall’alluvione del 17 maggio 2023 nelle campagne del comune di Conselice
AGF Emilia Romagna. Immagini aeree delle zone colpite dall’alluvione del 17 maggio 2023 nelle campagne del comune di Conselice

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy