Edifici, riqualificare in chiave intelligente taglia del 57% i consumi
Dotare tutto il parco residenziale ( 24 milioni di case) di tecnologie smart produrrebbe fino al 44% di CO2 in meno
Il parco immobiliare italiano potrebbe ridurre del 53- 57% i suoi consumi energetici, oltre a produrre il 44% di CO2 in meno. È quanto emerge dalle stime sull’impatto che l’efficientamento potrebbe avere sul patrimonio immobiliare italiano, elaborato in esclusiva per il Sole 24 Ore del Lunedì da The European House- Ambrosetti.
Due gli scenari: uno potenziale – che prende in considerazione 24 milioni di abitazioni – e uno di fattibilità che ne considera circa nove milioni, ovvero la porzione in cui sarebbero effettivamente possibili la sostituzione delle tecnologie e gli interventi di riconversione. I dati di partenza sono i consumi finali di energia nel residenziale in Italia– 374,4 terawattora – e una ripartizione per funzione d’uso, da cui emerge che riscaldamento e raffrescamento pesano per il 67,8% dei consumi.
I due scenari
Se tutti gli edifici fossero dotati di tecnologie efficienti, si riuscirebbero a ridurre di oltre la metà i consumi energetici e del 7- 8% quelli idrici. La riduzione delle emissioni di CO2 sarebbe del 4044% ( 18- 22 milioni di tonnellate di CO2, ovvero le emissioni degli impianti di riscaldamento dei Paesi Bassi).
Nello scenario di fattibilità, l’efficientamento può ridurre fino al 29% i consumi energetici e fino al 5% quelli idrici, che equivalgono al 20- 24% di emissioni di CO2 in meno ( 8- 12 milioni di tonnellate), quasi quanto le emissioni delle attività produttive in Polonia. Per ciascuna tecnologia è stato calcolato il numero di unità effettivamente sostituibili: per esempio, nel caso degli elettrodomestici è stato considerato un cambio ogni dieci anni; per gli Hvac il numero di edifici riscaldati con caldaie a metano come quota del parco edilizio soggetto a riconversione; nel caso dell’involucro, si considerano edifici costruiti tra il 1946 e il 1976, sulla base dei dati della Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale ( Srepin).
La fotografia del settore
Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, spiega che « il mercato ha complessivamente tenuto nel 2023 (+ 5%), superando di poco gli 800 milioni di euro. La crescita delle vendite rallenta rispetto agli scorsi anni (+ 29% nel 2021, + 18% nel 2022) a causa soprattutto della riduzione degli incentivi: a risentirne sono state proprio le vendite di dispositivi smart legati al risparmio energetico come caldaie, valvole termostatiche e termostati. Nonostante la leggera flessione (- 5% rispetto al 2022), queste soluzioni mantengono un peso significativo sul mercato ( 18%, 148 milioni di euro) perché gli utenti sono sempre più attenti alla tematica, sia per i costi energetici associati sia per la crescente sensibilità verso la sostenibilità » .
Secondo Salvadori, la principale criticità oggi « riguarda il coinvolgimento della filiera “tradizionale” di installatori, costruttori e manutentori, che sembrano non riuscire ancora a veicolare i prodotti al consumatore, ma il ricambio generazionale e una formazione ad hoc stanno cercando di colmare il gap. In aggiunta, nel 2023 sempre più aziende hanno messo al centro della propria offerta gli installatori. Ad esempio, i dati raccolti da caldaie o climatizzatori smart vengono resi disponibili agli installatori per essere proattivi nella risoluzione di guasti o malfunzionamenti e attivare servizi di manutenzione predittiva e assistenza. E possiamo aspettarci ulteriori novità legate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale » .