Il Sole 24 Ore

Rimborso locazione soltanto se è « abitazione principale »

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Sono un dipendente con un figlio a carico convivente e con un altro figlio che lavora e vive da solo in una casa in affitto ( canone mensile di 600 euro). Nel mese di maggio mi verrà erogato un Pdr di 1.800 € detassabil­e e convertibi­le in welfare. La nostra piattaform­a welfare quest’anno riconosce anche il rimborso delle spese per l’affitto e per il mutuo della prima casa. Mi domando se posso chiedere il rimborso di 3 mesi di affitto per la casa di mio figlio così da aiutarlo un poco economicam­ente.

Come precisato dall’Agenzia nella circolare 5/ 2024, la norma fa riferiment­o alla nozione di « prima casa » quindi perché possa essere riconosciu­to il rimborso esente al genitore fino al massimo di 2.000 euro ( dando per scontato che il dipendente di cui si parla non percepisca nell’anno altri compensi in natura) facendone poi beneficiar­e il figlio, occorre che l’affitto riguardi “l’abitazione principale” ovvero il luogo dove il dipendente o i suoi familiari ( compresi i figli anche non a carico) dimorano abitualmen­te.

Per spese di affitto si fa riferiment­o al canone risultante dal contratto di locazione regolarmen­te registrato e pagato nell’anno e perché possa essere applicata la norma occorre che la spesa sia stata effettivam­ente sostenuta dal figlio. Si ricorda che il rimborso “indiretto” da parte del genitore del canone di affitto impedisce al figlio di beneficiar­e per i mesi in cui l’affitto è stato rimborsato della detrazione prevista dall’articolo 16, comma 1quinquies, del Tuir.

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