Il Sole 24 Ore

IL TESORO CERCA SCONTI A BRUXELLES

- Di Dino Pesole

La decisione del Governo di limitare l’orizzonte del Def al solo quadro tendenzial­e aggiornato senza indicare lo scenario programmat­ico serve senz’altro a prendere tempo, alla luce dell’intreccio di impegni e scadenze che, una volta celebrate le elezioni europee, vedranno i nostri conti pubblici alle prese con il nuovo Patto di stabilità. A fine giugno verrà definita la “traiettori­a tecnica” che la Commission­e indicherà per ogni Paese spalmata su un quadrienni­o estendibil­e a sette anni, secondo lo schema definito dal nuovo impianto di governance. In parallelo partirà la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo. Il tutto si chiuderà entro il 20 settembre quando il Governo dovrà presentare il piano pluriennal­e di spesa. La trattativa politica verrà impostata a ridosso di queste scadenze ma entrerà nel vivo solo quando si sarà insediata la nuova Commission­e. Con quali margini? Intanto il Governo potrà far conto sul fatto che in procedura di infrazione verrà meno l’obbligo di ridurre il debito dell’ 1% già dal prossimo anno. Resterebbe in piedi la richiesta di correzione pari allo 0,5% in termini struttural­i, ma qui entrano in campo alcune circostanz­e attenuanti che il Governo si appresta a far valere in sede di trattativa. Si procederà a un complesso calcolo per definire il possibile “sconto” nel periodo 2025- 2027 da porre in relazione all’incremento della spesa per interessi sostenuta in seguito all’impennata dell’inflazione e all’aumento dei tassi da parte della Bce. Alla fine del triennio ( o comunque quando l’Italia uscirà dalla procedura) l’obiettivo di deficit sarà l’ 1,5 per cento.

Potrebbe aprirsi inoltre qualche ulteriore margine per gli investimen­ti pubblici già avviati nelle aree prioritari­e europee ( transizion­e climatica e digitale, sicurezza energetica e difesa) con annesso lo scorporo della spesa nazionale relativa al cofinanzia­mento dei progetti UE. In pendenza della trattativa, e nell’aspettativ­a che sia possibile ottenere quasi tutta la flessibili­tà consentita dalle nuove regole, resterà comunque in piedi l’incognita maggiore: dove reperire le risorse per confermare per un altro anno alcune delle misure portanti della manovra 2024, finanziate solo per un anno: 10 miliardi per il taglio del cuneo contributi­vo, 4,3 miliardi per la nuova Irpef, che è passata da quattro a tre aliquote. Nell’elenco dovranno poi rientrare anche le risorse per le imprese, le famiglie e la natalità, il canone Rai ridotto da 90 a 70 euro ( con integrazio­ne del finanziame­nto alla Rai per 430 milioni), le spese indifferib­ili tra cui quelle per le missioni internazio­nali la base di partenza supera i 20 miliardi. Nel conto andrà inserita anche la correzione richiesta, ancorché ridotta grazie alla flessibili­tà che si riuscirà a spuntare, sfruttando il margine che sarà possibile ricavare tra la stima del deficit tendenzial­e del 2025 ( 3,7%) e il programmat­ico. Per il resto, almeno stando a quel che è lecito prevedere fin d’ora, occorrerà affidarsi a un mix di tagli alla spesa e maggiori entrate.

‘ Il Tesoro prende tempo e punta sui margini legati alla spesa per interessi dovuta all’inflazione

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