Tra Gentiloni e Giorgetti sulla proroga
Il commissario Ue: stop nel 2026. Il ministro: vedrà la prossima Commissione
Rotto il tabù, volano scintille sull’asse Roma- Bruxelles. Dopo l’invito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a valutare il rinvio della deadline del Pnrr oltre giugno 2026, dalla Commissione europea è arrivato un doppio stop: prima dal Commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, poi dal vicepresidente dell’Esecutivo comunitario Valdis Dombrovskis.
Ha risuonato forte e chiaro l’avviso ai naviganti di Gentiloni: la scadenza “è fissa”, la « nostra aspettativa è che entro la fine di quest’anno oltre la metà di tutti gli obiettivi e traguardi sarà stata raggiunta » . « È fondamentale - ha spiegato, annunciando che venerdì all’Ecofin si discuterà anche di possibili strumenti per un’attuazione più semplice e flessibile senza toccare il regolamento - che in questa seconda metà gli Stati membri mantengano lo slancio e accelerino dove necessario » .
Il 2026 è « la data limite per lo strumento » , ha rincarato poco dopo Dombrovskis, avvertendo i « diversi Stati membri » che « dovranno recuperare i ritardi » sull’attuazione per « garantire che tutte le riforme e gli investimenti siano adeguatamente attuati » entro la scadenza.
Nessuno degli esponenti della Commissione cita l’Italia, ma di certo le parole pronunciate lunedì da Giorgetti non sono passate inosservate. Soprattutto perché hanno portato in superficie una discussione che scorreva sottotraccia da mesi. Un “dietro le quinte” su cui Giorgetti è tornato anche ieri, per ribadire con fermezza la sua posizione e assicurare che il confronto è stato già avviato nelle sedi ufficiali.
La proposta di aprire una riflessione su una proroga del Pnrr dopo il 2026 - ha detto in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri - « io l’ho già portata in Consiglio Ue. Mi si dice di non insistere, e invece insisto, perché da quando è stato approvato il Pnrr è scoppiata la guerra in Europa. Forse qualcuno non se n’è accorto, io e moltissimi sì. Non vorrei che Bruxelles faccia come si fa a Roma, che decida la proroga il giorno prima » . Senza pensare alla possibilità di « allentare la tensione sui prezzi, di non lasciar surriscaldare certi settori » .
Il titolare dei conti pubblici non ha fatto mistero né della diversità di ruoli ( « Gentiloni fa il commissario, Lagarde fa la governatrice Bce, io il ministro dell’Economia. Posso esprimere il mio auspicio? » ) né del fatto che la scelta sarà nelle mani del prossimo esecutivo comunitario, quello che nascerà dopo le urne di giugno. Come a dire: il nodo, alla vigilia della campagna elettorale per le europee, è anche politico.
« Vediamo la prossima Commissione » , scandisce Giorgetti. « Io segnalo che c’è la volontà di moltissimi Paesi di evitare di replicare in alcun modo il Next generation Eu » . Un fronte largo che « non vuole debito a finanziare progetti come quelli del Ngeu » . Un partito traversale, che raccoglie gli scettici e i timorosi di fallimenti plateali, e che sin qui era rimasto silenzioso. Ora non più..