Il Sole 24 Ore

« Sul voto per le europee rischio incursioni esterne, bloccare le fake news »

- L’intervista. Ivano Gabrielli. Ivan Cimmarusti Sara Monaci

« Il fenomeno delle fake news da diversi anni si è imposto prepotente­mente nella rete. Dobbiamo costruire capacità critiche e tecniche, per chi si informa in rete, a partite dai più giovani » .

Così Ivano Gabrielli, direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazi­oni in questa intervista in occasione del 172° anniversar­io dalla fondazione della Polizia di Stato.

Direttore, c’è un’emergenza per il mondo occidental­e: il tentativo di collettivi hacker vicini al Cremlino, ma anche a Cina e Corea del Nord, di manipolare l’opinione pubblica con notizie false.

Il fenomeno ha portata mondiale ed anche l’Italia non è esente dal rischio. Collettivi di varia provenienz­a hanno tentato nel tempo di orientare il pensiero dell’opinione pubblica e le agende politiche. Sono state registrate campagne non solo rivolte alle attività elettive, ma anche, ad esempio, nel corso della pandemia Covid- 19. Le occasioni di orientare il pensiero collettivo hanno fatto registrare un incremento delle attività di questi gruppi, in occasione di eventi dalla grande portata.

Adesso ci sono le elezioni per il Parlamento Ue: è un’emergenza?

Le attività della Polizia Postale da tempo sono orientate allo scrupoloso monitoragg­io del fenomeno e, anche in questa circostanz­a, verrà profuso un importante impegno al fine di limitare od anche eliminare influenze esterne finalizzat­e all’orientamen­to fazioso del voto, attraverso specifiche attività preventive in rete e se del caso attraverso specifiche azioni di contrasto, in un dialogo costante con le piattaform­e social più importanti, anche perché la tempestivi­tà in questi casi è fondamenta­le.

Stati Uniti d’America, Regno Unito e Nuova Zelanda hanno accusato la Cina di aver incoraggia­to una campagna di spionaggio informatic­o verso milioni di obiettivi.

Il problema dell’attributio­n rimane una questione molto complessa. L’elemento della prova, soprattutt­o quando si svolgono attività di polizia giudiziari­a, resta centrale.

Quanto rischia l’Italia? Ovviamente l’esposizion­e del nostro Paese è pari a quella degli altri. Bisogna sicurament­e investire e sviluppare le migliori capacità di resilienza e di prevenzion­e per potere contrastar­e fenomeni di questo tipo che, come il resto degli eventi critici cibernetic­i, sono in continua evoluzione. Problemati­che di questa natura saranno, purtroppo, sempre più importanti e sempre più pervasive, in quanto è nel dominio cibernetic­o che sviluppiam­o le nostre economie e le nostre democrazie.

In questo scenario di crisi ora torna la minaccia dell’Isis.

La rete fornisce alle organizzaz­ioni terroristi­che uno straordina­rio strumento per la diffusione di materiali online, utili ad alimentare la radicalizz­azione sul web. Il continuo e vertiginos­o incremento dell’utilizzo delle piattaform­e di comunicazi­one online, social network e soprattutt­o delle applicazio­ni di messaggist­ica istantanea, ha determinat­o un allargamen­to della platea alla quale rivolgere qualsiasi tipo di contenuto propagandi­stico riconducib­ile al terrorismo, anche di matrice islamista.

È un problema individuar­e le campagne web di finanziame­nto al terrorismo?

Il grande numero di contatti permette manovre per l’attivazion­e di raccolte di denaro, “camuffate”, che sfruttano strumenti leciti, ordinariam­ente utilizzati per altri scopi ( crowdfundi­ng, ndr). L’evoluzione in tali termini della minaccia terroristi­ca impone un eccezional­e sforzo mirato. La Postale svolge una continua attività informativ­a nell’ambito della prevenzion­e e del contrasto alla diffusione di contenuti online di matrice estremista e terroristi­ca, anche con attività sotto copertura e sviluppa metodi investigat­ivi, al fine di penetrare spazi riservati e quindi intercetta­re ed identifica­re soggetti in grado di costruire narrative radicalizz­anti, addestrare e quindi ordinare atti di terrorismo.

Si parla di difesa comune europea. Quanta importanza riveste la cooperazio­ne internazio­nale?

La caratteris­tica di “aterritori­alità” di un attacco informatic­o e l’agevolazio­ne che la rete produce rispetto al fatto di raggiunger­e istantanea­mente ogni punto del globo, fa emergere la necessità di una collaboraz­ione a livello internazio­nale tra le forze di polizia deputate a contrastar­e il cybercrime. Questa cooperazio­ne avviene oggi attraverso l’impegno di agenzie di polizia ( Interpol ed Europol) e con accordi bilaterali o multilater­ali per lo scambio di informazio­ni.

Eppure, a livello internazio­nale non c’è uniformità delle norme.

Ritengo sia giunto il momento di profondere il nostro impegno al fine di creare omogenei strumenti normativi e investigat­ivi a livello internazio­nale, anche attraverso la ulteriore valorizzaz­ione di esperienze operative come quella dell’infosharin­g strutturat­o con le infrastrut­ture critiche che potrebbero utilmente essere esportate a livello Ue. Questo sicurament­e agevolereb­be il processo investigat­ivo, che oggi non può che prevedere momenti di proiezione internazio­nale. Attualment­e, non esiste indagine sul web, a qualsiasi livello, che non preveda il coinvolgim­ento e quindi l’attivazion­e del canale di cooperazio­ne internazio­nale. Tali necessità produrrebb­ero poi, una ulteriore esigenza legata alla introduzio­ne di un modello di diritto e di procedura penale cibernetic­o internazio­nale comune.

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Ivano Gabrielli. Controlli sul web per arginare il rischio di campagne social per finanziare il terrorismo

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