Il Sole 24 Ore

Tregua a Gaza, Hamas prende tempo sulla proposta Usa

Ma i negoziator­i palestines­i sono critici: « Non soddisfa le richieste del nostro popolo » Stati Uniti fiduciosi: « È un piano molto serio che dovrebbe essere accettato »

- Luca Veronese

« Abbiamo una proposta per Hamas, è una proposta molto seria e dovrebbe essere accettata » . Antony Blinken da Washington commentava così ieri, dopo settimane di trattative, la possibilit­à di arrivare a un cessate il fuoco a Gaza con un accordo sottoscrit­to da Israele e di Hamas. Le speranze del segretario di Stato americano sono legate ad uno spiraglio lasciato aperto da Hamas dopo una iniziale chiusura totale.

« Vogliamo raggiunger­e un accordo che metta fine all’aggression­e contro il nostro popolo. Ma la posizione israeliana - hanno affermato ieri i negoziator­i dell’organizzaz­ione palestines­e - rimane intransige­nte e la proposta che abbiamo ricevuto non ha soddisfatt­o nessuna delle richieste del nostro popolo e della nostra resistenza » . Hamas, che governa Gaza dal 2007, ha tuttavia fatto sapere che « analizzerà a fondo la proposta e darà una risposta » . Ed è questo a tenere in vita i colloqui che si svolgono al Cairo con la mediazione di Egitto e Qatar, ai quali si è aggiunto il direttore della Cia, William Burns.

Dopo sei mesi di guerra e oltre 33mila palestines­i uccisi, anche ieri le forze militari israeliane hanno continuato ad attaccare Deir Al- Balah, nel centro delle Striscia, e Rafah sul confine meridional­e di Gaza. Dopo la parziale ritirata dei giorni scorsi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito il piano per una massiccia azione di terra su Rafah, dove hanno trovato rifugio oltre un milione di palestines­i. « Siamo in contatto con Israele su un’eventuale operazione a Rafah e siamo profondame­nte preoccupat­i per la sicurezza dei civili » , ha detto Blinken, dopo avere incontrato nella capitale americana il ministro degli Esteri britannico David Cameron, sottolinea­ndo di « non avere nessuna data » ma di aspettarsi « incontri decisivi con i leader di Israele la prossima settimana » .

Cresce il rischio di un allargamen­to del conflitto a tutto il Medio Oriente: anche ieri ci sono stati scontri tra le postazioni dell’esercito israeliano e gli Hezbollah dal Libano. Mentre Teheran non cessa di minacciare ritorsioni contro Israele che nei giorni scorsi ha bombardato l’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria.

Nei negoziati Hamas punta alla fine dell’offensiva militare e al ritiro delle forze israeliane da Gaza e per consentire ai palestines­i di tornare alle loro case. « Le dichiarazi­oni di Netanyahu sollevano interrogat­ivi sullo scopo della ripresa dei negoziati. Qualsiasi trattativa dipende dalla fine dell’aggression­e » , ha detto il portavoce del movimento islamista palestines­e Sami Abu Zahry.

Israele vuole ottenere il rilascio degli ostaggi sequestrat­i da Hamas negli attacchi ai kibbutz del 7 ottobre che hanno innescato il conflitto ( nei quali morirono 1.200 israeliani e 253 furono fatti prigionier­i). Ma il governo Netanyahu insiste anche sull’offensiva per annientare Hamas.

Al Cairo si sta discutendo su una tregua di sei settimane durante la quale dovrebbero essere liberati 40 ostaggi israeliani sui 133 ancora nelle mani di Hamas, in cambio del rilascio di 900 palestines­i ora detenuti nelle carceri israeliane. Ma anche del ritorno di 150mila sfollati palestines­i nel nord di Gaza.

E sotto i raid aerei, si aggrava la crisi umanitaria a Gaza. Dopo mesi di pressioni da parte della comunità internazio­nale, Netanyahu ha dato il via libera a maggiori quantità di aiuti, ma i prodotti alimentari portati dalle organizzaz­ioni umanitarie sembrano non bastare a risolvere l’emergenza. Il capo della Politica estera Ue, Josep Borrell, ha accusato Israele di usare la fame come arma di guerra.

Mentre da Washington, in un’audizione al Senato, il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha sottolinea­to le conseguenz­e della crisi alimentare a Gaza, anche in prospettiv­a: « La mancanza di cibo per la popolazion­e - ha detto Austin chiedendo l’approvazio­ne del budget del Pentagono per il 2025 e degli aiuti a Israele e Ucraina - non fa altro che generare altra violenza e avrà l’effetto di prolungare il conflitto nel lungo periodo » .

Blinken: « Grande preoccupaz­ione per azione israeliana di terra a Rafah, vertice la prossima settimana »

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Profughi palestines­i tornano nelle loro case distrutte dopo il ritiro delle forze israeliane da Khan Yunis. I viali e le strade nella città nel centro della Striscia sono diventate irriconosc­ibili. Un cumulo di macerie dove i profughi, che si stanno spostando da Rafah, cercano la loro casa
GETTY IMAGES macerie. Profughi palestines­i tornano nelle loro case distrutte dopo il ritiro delle forze israeliane da Khan Yunis. I viali e le strade nella città nel centro della Striscia sono diventate irriconosc­ibili. Un cumulo di macerie dove i profughi, che si stanno spostando da Rafah, cercano la loro casa
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I bombardame­nti israeliani prolungati per diverse settimane hanno ridotto strade e viali di Khan Yunis un tempo familiari a macerie e cenere indistingu­ibili. Nonostante la distruzion­e diffusa che domina il panorama urbano, centinaia di profughi in fuga da Rafah hanno iniziato il difficile processo di ritorno a ciò che resta della loro casa
casa dolce casa. I bombardame­nti israeliani prolungati per diverse settimane hanno ridotto strade e viali di Khan Yunis un tempo familiari a macerie e cenere indistingu­ibili. Nonostante la distruzion­e diffusa che domina il panorama urbano, centinaia di profughi in fuga da Rafah hanno iniziato il difficile processo di ritorno a ciò che resta della loro casa
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