La grande sfida per ottenere la rivoluzione idrica
LRIORGANIZZARE IL SERVIZIO INTEGRATO è UNA ESIGENZA IMMEDIATA ANCHE PER LA SICCITà DILAGANTE
a riorganizzazione del Servizio idrico integrato in Italia è esigenza immediata tra siccità dilagante e infrastruttura che affonda, e richiede un approccio coordinato tra tutti gli attori coinvolti, anche per evitare procedure di infrazione europee, e soprattutto, scaricare inefficienze del “piccolo mondo antico” sulla collettività, che implicherebbero un incontrollato incremento tariffario. Ad oggi, la rete idrica presenta molteplici criticità, tra cui la frammentazione nella gestione, la scarsa digitalizzazione, la carenza di impianti di depurazione ed è gravata da un “water divide” tra Centro- Nord virtuoso e Sud che “fa acqua” da molte parti.
In questo scenario, un protagonista chiave del “nuovo corso idrico” volto al recupero del gap di servizi al Sud potrebbe naturalmente essere Acea guidata da Fabrizio Palermo. Il gruppo “signore delle acque” serve oltre 9 milioni di abitanti e ha un track record riconosciuto dagli investitori istituzionali; è all’avanguardia nell’innovazione digitale, come testimonia il premiato progetto Acea waidy management system ed è diventato una best practice nella così detta bioeconomia, quale incrocio virtuoso tra sostenibilità ambientale e circolarità economica.
La fotografia dello status quo è però impietosa: pur essendo fattore abilitante per il 20% del Pil, il settore è caratterizzato da infrastrutture obsolete; il 60% della rete ha più di 30 anni e il 25% ha oltre mezzo secolo di servizio. Questo è il risultato di investimenti storici insufficienti, con l’Italia che si colloca agli ultimi posti in Europa per spesa pro- capite. Il dibattito sulla nazionalizzazione è acceso, con stime discordanti sui costi, ma è innegabile che l’esempio della ripubblicizzazione a Parigi abbia portato ad un aumento degli investimenti e ad una diminuzione delle tariffe, così come è evidente la deficitaria gestione in economia dei casi pubblici italiani.
Un modello misto pubblicoprivato con pochissimi supraregional champions potrebbe configurare la soluzione migliore, prospettando investimenti adeguati ed una gestione economicamente “sana” del settore. L’acqua è inoltre fattore geopolitico cruciale per il futuro delle relazioni italiane con l’Africa, come indicato nel Piano Mattei, e la presenza di interlocutori di riferimento nel comparto è fondamentale per la sua realizzazione.
Le risorse di 4 miliardi destinate dal Pnrr possono essere volano dell’industrializzazione del comparto, ma è auspicabile accompagnarle con altre misure di riordino degli operatori, anche con l’obiettivo di beneficiare di economie di scala: allo stato attuale solo l’ 1,1% delle imprese supera un fatturato di 100 milioni generando il 55% del totale. Inoltre, solo i grandi operatori sono già aperti al mercato e caratterizzati da modelli di business sostenibili e rendicontazione ESG adeguata, capaci di attrarre “finanza verde” a complemento delle risorse pubbliche da investire. Infine, incentivi dedicati al venture capital per accelerare l’innovazione tecnologica potrebbero essere decisivi nello sviluppo del progetto “smart digital” lungo la filiera ed in questo ambito un ruolo di rilievo potrebbe essere giocato da Cdp.
In sintesi, sarebbe auspicabile puntare su pochi grandi operatori a capitale misto ed al coinvolgimento di Cdp venture per guidare il cambiamento.
Se il traguardo del successo è chiaro, di certo la strada per raggiungerlo appare impervia. Alcune misure possibili: rilascio di concessioni a lunghissimo termine e/ o promozione tramite agevolazioni fiscali di fusioni e acquisizioni degli operatori minori. In tal caso, per far fronte agli indennizzi dovuti agli “uscenti”, si potrebbe offrire uno scambio di attivi con debito a lunghissimo termine del subentrante. Inoltre, sempre in ambito di struttura del capitale, si potrebbero dare garanzie pubbliche sul rifinanziamento di eventuali esposizioni debitorie in essere che, in caso di cambio di controllo, si renderebbero ragionevolmente necessarie.