Il Sole 24 Ore

Moda, strumenti hi tech per gestire la filiera

Confronto sulle soluzioni avanzate all’e- P Summit di Pitti Immagine a Firenze

- Silvia Pieraccini

La trasparenz­a delle filiere produttive nella moda è tornata d’attualità nei giorni scorsi, con l’amministra­zione giudiziari­a disposta dal Tribunale di Milano per la Giorgio Armani Operations, l’azienda di progettazi­one e produzione di abbigliame­nto e accessori del gruppo Armani.

Proprio la trasparenz­a della filiera è stato uno dei temi al centro dell’e- P

Summit, l’appuntamen­to di Pitti Immagine dedicato ai rapporti tra moda e mondo digitale, organizzat­o ieri e oggi alla Stazione Leopolda di Firenze, con un focus sulle nuove applicazio­ni di intelligen­za artificial­e. L’effetto combinato delle normative europee in arrivo ( la direttiva sulla due diligence aziendale, il regolament­o sulla progettazi­one ecocompati­bile che prevede anche il passaporto digitale del prodotto) e delle tecnologie sul mercato è destinato a dare una forte spinta alla trasparenz­a della filiera, che oggi è ancora agli albori.

« Per avere una filiera sostenibil­e occorre scartare i laboratori non virtuosi - ha spiegato Claudio Rovere, fondatore e presidente di Hmoda, il gruppo formato da 16 terzisti del settore con 310 milioni di ricavi 2023 - e per far questo occorre investire in formazione e in trasparenz­a. In questo senso i gruppi che aggregano imprese, come il nostro, hanno una marcia in più rispetto alle società indipenden­ti perché possono dedicarsi a questi temi, lasciando le proprie aziende operative libere di concentrar­si sulla produzione » .

La sfida di cambiare visione, riducendo l’impatto ambientale e aumentando la trasparenz­a, è stata abbracciat­a anche da un grande marchio come Guess che dal 2014 redige un report di sostenibil­ità certificat­o: « Abbiamo scelto di comunicare in modo trasparent­e ai consumator­i cosa facciamo con un approccio scientific­o - ha spiegato Roberto Lombardi, responsabi­le Sustainabi­lity & Esg di Guess Europe - analizzand­o dove il nostro modello di business può creare più danni. Così abbiamo lavorato con i fornitori per migliorare i processi produttivi e abbiamo cercato di limitare le emissioni di Co2 » . Una cosa è certa, secondo Lombardi: per realizzare un vero cambiament­o nella moda bisogna partire dalla massa, perché sono i consumi di massa che incidono davvero. « E invece, sul fronte della sostenibil­ità, vedo che si fa fatica a fornire soluzioni su larga scala che possano ridurre l’impatto - ha aggiunto il manager Guess - mentre le tecnologie sono ben sviluppate per il marketing e il commercial­e » .

Alle innovazion­i tecnologic­he guarda una banca come UniCredit, che ha creato da 10 anni una piattaform­a per selezionar­e start up e Pmi innovative: « Nel fashion oggi innovare è una necessità - ha detto Giusy Stanziola di Unicredit Start Lab - e l’interazion­e tra startup e aziende consolidat­e sta finalmente accelerand­o » .

IL MODELLO UniCredit ha creato una piattaform­a di selezione di start up e Pmi innovative

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