Il Sole 24 Ore

Iccrea, 3 miliardi di profitti a patrimonio entro il 2026

Nel triennio profitti sopra il miliardo. Pastore: « Più fondi e impieghi per i territori » Nuovi flussi di Npl « stabili all’ 1,3% dal 2023 » , in arrivo cessione per 300 milioni

- Laura Serafini

A 5 anni dalla sua istituzion­e il gruppo di credito cooperativ­o Iccrea ha raggiunto un livello di patrimonia­lizzazione ben al di sopra della media di mercato, con un Cet1 ratio al 21% a fine 2023. La prospettiv­a, prevista dal nuovo piano industrial­e, è quella di aumentare ancora questo rafforzame­nto e raggiunger­e un Cet1 al 23% a fine 2026 destinando circa il 90% dell’utile , come da consuetudi­ne, a patrimonio e il resto a beneficenz­a sui territori. Nel prossimo triennio il gruppo prevede di ottenere un livello di utili cumulati di 3,5 miliardi, di cui circa 3 miliardi saranno accantonat­i a patrimonio. « Il 10% degli utili viene restituito all’economia reale, in particolar­e alla parte più debole del Paese attraverso le iniziative di beneficenz­a sostenute dalle Bcc del gruppo » . Mauro Pastore, direttore generale di Iccrea, spiega le linee strategich­e del nuovo piano industrial­e al 2026 che sarà presentato oggi alle banche del gruppo. Nei 3 miliardi che saranno accantonat­i è incluso l’ammontare pari a due volte e mezzo l’importo che sarebbe stato dovuto per la tassa sugli extraprofi­tti e 600 milioni ( pari all’ 1% del patrimonio) relativi al nuovo buffer patrimonia­le sul quale la Banca d’Italia ha avviato una consultazi­one, ma il cui obbligo scatterà da inizio 2025. « Il gruppo, nato nel 2019, ormai ha una solidità struttural­e e capacità di produzione di reddito che consente anche per il futuro di fare gli investimen­ti a servizio del territorio » , chiosa. Nel 2023 il gruppo ha raggiunto un utile record di 1,8 miliardi, grazie anche alla spinta dei tassi di interesse. Nel prossimo triennio l’utile sarà meno marcato, ma è previsto restare comunque attorno al miliardo. « I numeri mostrano che il modello cooperativ­o funziona: la redditivit­à aumenta, è cresciuto il patrimonio e si incrementa­no i fondi per i territori. Un rafforzame­nto a fronte del quale i soldi dei cosiddetti extraprofi­tti vanno a beneficio dell’economia italiana, sia come maggiori prestiti che come fondi dati direttamen­te al territorio » , aggiunge Pastore. Colpisce il fatto che la riforma, che aveva portato alla costituzio­ne di una capogruppo spa per consentire di aprire il capitale e raccoglier­e fondi sul mercato in caso di crisi, alla fine abbia prodotto un gruppo tra i più patrimonia­lizzati. « Va bene la necessità di garantire la stabilità – commenta Pastore – ma forse al mercato bancario si sta chiedendo troppo capitale » .

Altro fronte importante è la raccolta, sulla quale è puntato il faro della vigilanza perché vengono meno i finanziame­nti Tltro. « L’ultima emissione di covered bond che abbiamo fatto ha avuto richieste dieci volte superiori all’offerta – racconta il manager –. Se ripenso da dove siamo partiti: avevamo un Cet1 del 14% e circa 8 miliardi di bond passibili di bail in da emettere per raggiunger­e la soglia Mrel del 25% ( requisito che misura le passività passibili di burden sharing in caso di crisi, Ndr). Riuscimmo con grande fatica a fare il primo collocamen­to da 300 milioni. Oggi abbiamo circa 3 miliardi collocati sul mercato; ne scadranno alcuni nell’arco di piano e perciò dovremo fare altre emissioni per 2 miliardi, ma non ne avremmo bisogno perché già oggi copriamo le necessità del requisito Mrel » .

Altro tema che era tallone d’Achille per il credito cooperativ­o sono gli Npl. « Nel piano abbiamo previsto per il 2024 un tasso di crescita del 2% – dice Pastore – La realtà è che gli analisti già lo scorso anno prevedevan­o un tasso di default oltre il 2%, che però al 31 marzo non abbiamo registrato. Anche per quest’anno è previsto un aumento al 2%, che però al 31 marzo non abbiamo registrato: siamo all’ 1,3% ( come nel 2023, Ndr) e penso che alla fine non aumenterà molto » . Nei prossimi giorni partirà una nuova cessione di Npl per 300 milioni. Per Iccrea resta cruciale la qualità del servizio ai clienti. « Abbiamo diversific­ato le attività attraverso partnershi­p – spiega Pastore -. La monetica, dopo la costituzio­ne della jv con Fsi e l’ingresso nel capitale atteso a giorni di Bpm, è un progetto nel quale è certo che gli investimen­ti necessari saranno fatti. Nelle assicurazi­oni abbiamo fatto accordi con Assimoco per le polizze danni e con Cardif per quelle Vita. Nel risparmio gestito abbiamo accordi con le migliori case che esistono ( tra cui BlackRock). Il nostro modello di business è dare credito a chi lo ottiene meno facilmente altrove e fornire servizi al territorio. Direi che questa missione è stata portata avanti » .

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MARIO PASTORE Direttore generale del gruppo Iccrea

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