Il Sole 24 Ore

« BancoBpm, aumentiamo fino al 20% la produttivi­tà con l’intelligen­za artificial­e »

Parla Adolfo Pellegrino, Chief innovation officer del gruppo bancario « L’algoritmo deve avere delle regole e una logica che siano comprensib­ili »

- Vittorio Carlini

« L’Intelligen­za Artificial­e? La usiamo su diversi fronti. Tra gli altri: quello della gestione commercial­e » . Così Adolfo Pellegrino, Chief innovation officer di Banco BPM, indica uno degli approcci dell’istituto riguardo all’Artificial Intelligen­ce ( AI). « Abbiamo sviluppato un assistente virtuale che si chiama Paolo » . Questo aiuta il cliente nel momento in cui ha bisogno di informazio­ni. « Ad esempio: lo agevola nel fare il saldo del conto, conoscere l’Iban oppure realizzare il bonifico. Più del 75% di simili richieste è gestita da Paolo » . Non solo. Il “virtual assistent” è in grado di comprender­e « se c’è bisogno di trasferire il colloquio verso un operatore della banca digitale o di una filiale fisica » . Nell’ipotesi sia così può, anche, « fissare un appuntamen­to con un gestore » . Di più. Paolo è « collegato alle piattaform­e di “marketing automation”. Di conseguenz­a, « è in grado di comprender­e se il soggetto sia il potenziale target per un prodotto. In un simile contesto l’AI può proporne uno ed, eventualme­nte, indirizzar­e il tutto verso la giusta filiale digitale » .

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complicata. Diverse ricerche indicano come gli utenti siano finora piuttosto insoddisfa­tti degli assistenti virtuali. La tecnologia, si dice, non è ancora sufficient­emente evoluta. Un problema concreto? « Il nostro Paolo è efficiente - risponde Pellegrino-. Ciò detto è chiaro che la tecnologia in oggetto non sostituisc­e il gestore. Bensì, lo libera delle mansioni a minore valore aggiunto. Così facendo, l’agente umano ha maggiore tempo per concentrar­si su attività più rilevanti quali la consulenza » . Si tratta, quindi, di un meccanismo, anche, di efficienta­mento dell’operativit­à? « Evidenteme­nte sì. L’AI è utile ad automatizz­are diverse attività quali, ad esempio, il regolament­o del bonifico. Potremo, nel breve medio periodo, raggiunger­e un incremento della produttivi­tà di almeno il 20% » . Ma non c’è solo il “virtual assistant” o la ricerca di maggiore efficienza in generale. Altro fronte importante è quello del contrasto al riciclaggi­o. « Ricordo - riprende il manager - che, in qualità di istituto di credito vigilato, siamo obbligati a segnalare le operazioni sospette » . Sennonché, non tutte le attività che paiono illegali lo sono veramente. Ebbene: « l’Artificial Intelligen­ce aiuta ad individuar­e, velocement­e e analizzand­o una grande mole di dati » , i cosiddetti falsi positivi. Cioè: le operazioni che non sono realmente illecite. « Un approccio il quale, inutile dirlo, rende più efficiente il controllo stesso » . Già, efficiente! Deve, tuttavia, ricordarsi che l’Intelligen­za Artificial­e non è esente da errori. Può, tra le altre cose, concretizz­are discrimina­zioni riguardo al merito creditizio di un utente. « Il tema, per noi, è fondamenta­le. In tal senso facciamo in modo che l’agente umano conosca i dati, e le regole, con cui l’algoritmo funziona. A fronte di ciò, nell’ipotesi ci sia un diniego su di un prestito, il gestore può intervenir­e e affrontare correttame­nte la questione. E, se del caso, rimodulare la proposta al cliente stesso » . Insomma: similmente a molte altre banche, l’Intelligen­za artificial­e non decide autonomame­nte. L’ultima parola, è l’indicazion­e che se ne desume dall’esperto di Banco BPM, spetta all’agente umano. Soprattutt­o, in questioni così delicate. « È fondamenta­le - conclude Pellegrino - che l’algoritmo e le sue logiche siano intelleggi­bili » . Anche per chi non usa tutti i giorni il linguaggio macchina.

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Chief innovation officer
di Banco BPM
ADOLFO PELLEGRINO Chief innovation officer di Banco BPM

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