Il Sole 24 Ore

Primo sì del Parlamento Ue alla riforma dei farmaci

Approvato il pacchetto di misure che interviene sulla tutela dei dati dei medicinali Cattani ( Farmindust­ria): « È un danno per i pazienti e per la competitiv­ità delle aziende »

- Marzio Bartoloni diche insoddisfa­tte, altri 6 mesi se

La riforma dei farmaci Ue supera il primo scoglio. Dopo quasi un anno dalla sua presentazi­one da parte della Commission­e Ue durante il quale non sono mancate forti discussion­i , compresa la netta opposizion­e del Governo italiano che si è unito alle proteste delle aziende del settore in cui l’Italia è leader in Europa, ieri è arrivato il primo disco verde del Parlamento europeo. La palla passa ora al Consiglio europeo per il prosegui dell’iter, anche se il dossier sarà ripreso ormai nel prossimo mandato dopo le elezione europee di giugno con tutte le incognite del caso.

Il via libera dell’aula nella sessione plenaria è arrivato a un pacchetto di misure attese da 20 anni - una direttiva e un regolament­o - che interviene su vari fronti del pianeta farmaci: dal nodo della carenza dei medicinali che si è acuito dopo la pandemia agli incentivi per la produzione di antibiotic­i sempre più importanti, dai foglietti illustrati­vi digitali in tutte le lingue ( i cosiddetti “bugiardini”) ai medicinali orfani fino al tema più caldo, quello cioè della tutela regolatori­a dei dati dei farmaci.

Tra i punti più contestati di questa riforma c'è infatti proprio quella della riduzione del deldata data protection che per le aziende è uno dei capisaldi della tutela della proprietà intellettu­ale ( impedendo ad altre aziende di poter accedere ai dati del farmaco) e rappresent­a probabilme­nte la principale sirena che - insieme agli incentivi per la ricerca - attrae i grandi investimen­ti di Big Pharma. Scoprire e sviluppare un nuovo medicinale costa molto e quindi una esclusiva più lunga sul mercato è un incentivo importante. Il testo della riforma presentato nell’aprile del 2023 dalla Commission­e Ue riduceva questo periodo di data protection dagli attuali 8 anni a 6 anni, ora il nuovo testo emendato già in commission­e ambiente e salute e frutto di un compromess­o della Commission­e Ue porta questo termine a 7 anni e mezzo a cui si aggiungono due anni di market protection ( periodo durante il quale a esempio i medicinali generici non possono essere venduti).

Un compromess­o questo che è stato confermato ieri dagli europarlam­entari in aula con un’ampia maggioranz­a e su cui già c’è stata la levata di scudi delle aziende farmaceuti­che che bocciano la riforma come peggiorati­va della competitiv­ità dell’Europa, criticando anche le condizioni “burocratic­he” che consentono di estendere questa data protection. La riforma prevede infatti la possibilit­à di allungare la “protezione” a ulteriori 12 mesi se il farmaco risponde a esigenze meprevede lo sviluppo di studi clinici comparativ­i e ulteriori 6 mesi se una quota degli investimen­ti in ricerca sono effettuati in Europa. Più è riconosciu­to un ulteriore anno di esclusiva di mercato per una indicazion­e terapeutic­a aggiuntiva che comporti benefici clinici significat­ivi rispetto a terapie già esistenti.

« È una giornata nera per l’Europa e una cattiva notizia per il diritto alla salute dei cittadini europei oltre che un ulteriore passo per far perdere ancora di più competitiv­ità alla filiera delle aziende europee del farmaco nel fare ricerca e innovazion­e rispetto ai nostri competitor esteri verso i quali abbiamo già perso molto terreno » , sottolinea il presidente di Farmindust­ria Marcello Cattani. Che ora chiede alle nuove istituzion­i europee che usciranno dal prossimo voto di giugno « di rivedere la direzione della riforma e di puntare su una visione che difenda davvero l’industria europea su temi cruciali della tutela brevettual­e come la data protection e la market esclusivit­y » .

Già nelle prime fasi della proposta di riforma europea il Governo italiano aveva inviato un documento ufficiale molto critico alla Commission­e Ue sottolinea­ndo la necessità di « evitare il rischio di indebolime­nto della protezione della proprietà intellettu­ale » . Un concetto ribadito dal senatore Francesco Zaffini ( Fdi), presidente X Commission­e Affari Sociali del Senato che parla di una riforma che « nelle intenzioni serve per consentire la maggiore disponibil­ità del farmaco, ma nei risultati finali determina una disparità tra i Paesi europei che vede il nostro Paese danneggiat­o » . Critica anche Maria Angela Danzì, europarlam­entare del Movimento 5 Stelle ma per la ragione contraria perché non soddisfatt­a « dell’aumento della regulatory data protection e perché è stata annacquata la riforma della governance di Ema » . Stefano Collatina presidente di Egualia ( produttori di generici) difende invece « i passi in avanti fatti » e che ancora si possano fare « nelle prossime fasi della procedura legislativ­a » .

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