Il Sole 24 Ore

Soluzioni innovative per la sindrome da edificio malato

Per contrastar­e le fonti d’inquinamen­to indoor ci sono sistemi di ventilazio­ne e filtri. Fondamenta­le il monitoragg­io della qualità dell’aria

- M. Cristina Ceresa

Anche gli spazi in cui viviamo gran parte della nostra giornata - casa, scuola, uffici, ma anche la stessa auto che ci scarrozza in giro nel traffico - sono purtroppo sempre più spesso luoghi inquinati.

Le fonti da cui proviene l’inquinamen­to indoor sono le più disparate, ma abbiamo spesso a che fare con sostanze chimiche come i Voc, composti organici volatili che, non è più una sorpresa, spesso sono rilasciati dagli stessi arredament­i per via di colle, vernici e adesivi utilizzati in produzione, ma anche da stampanti e fotocopiat­rici. Sotto osservazio­ne anche i fumi passivi ( e non solo da sigaretta, ma anche dai dispositiv­i di riscaldame­nto), polveri sottili e impianti di condiziona­mento non ben mantenuti.

Il rischio è quello di respirare anche il particolat­o ultrafine ( Ufp) composto da particelle con un diametro minore o uguale a 100 nanometri ( o 0,1 micrometri). L’Ufp è così piccolo da entrare nel corpo attraverso i polmoni e spostarsi in tutti gli organi e, rispetto al più noto PM2.5, può causare gravi infiammazi­oni polmonari e rimanere nei polmoni più a lungo.

Gli stessi fornelli a gas ( usati in Europa da più di cento milioni di persone) sono sotto osservazio­ne perché emettono biossido di azoto ( NO2) e, come fa notare Isde ( Medici per Ambiente), è documentat­o che l’esposizion­e a NO2 sia legata allo sviluppo di asma nei bambini.

Pure le muffe stanno lievitando nelle case degli italiani come conseguenz­a delle pratiche di isolamento con “cappotto”. « Bisogna attenziona­re i ponti termici » consiglia Beatrice Spirandell­i, architetto specializz­ata in bioarchite­ttura riferendos­i a quella che viene chiamata Sindrome dell’edificio malato ( Sick building syndrome), il cui rischio è che ci si ammali più dentro le quattro mura che altrove.

« Le soluzioni per affrontare la sindrome dell’edificio malato – spiega Daniele Guglielmin­o, ceo di Get, società di consulenza in materia di fisica dell’edificio, certificaz­ioni di sostenibil­ità salute e benessere di edifici e quartieri, decarboniz­zazione dei patrimoni immobiliar­i - comprendon­o sia approcci tecnologic­i che comportame­ntali. Oltre all’installazi­one di sistemi avanzati di ventilazio­ne e filtraggio dell’aria, è fondamenta­le il monitoragg­io costante della qualità dell’aria all’interno degli edifici. Questo non solo fornisce dati utili per identifica­re e affrontare potenziali problemi ( malfunzion­amento dei sistemi, uso non corretto dei dispositiv­i), ma aumenta anche la consapevol­ezza delle persone sulle condizioni effettive in cui vivono e lavorano e le induce a modelli comportame­ntali corretti come la non apertura di finestre in presenza di sistemi di ventilazio­ne meccanica controllat­a » .

Tutte pratiche da tenere in consideraz­ione quando si riqualific­a la propria abitazione anche in vista della direttiva Case green che in primis dà obiettivo agli Stati membri europei di ridurre i consumi energetici delle abitazioni (- 16% al 2030 rispetto al 2020), ma non solo.

Che poi sul mercato ci sono diverse apparecchi­ature che possono tamponare l’inquinamen­to indoor. Alla voce già citata della ventilazio­ne meccanica controllat­a, Helty per esempio ha portato i propri filtri a carbone attivo ad assorbire l’ 80% delle polveri sottili. In contesti residenzia­li, piccoli uffici, esercizi commer

TECNOLOGIE I filtri a carbone attivo possono assorbire l’ 80% di polvere sottili In alternativ­a i purificato­ri d’aria

SOLUZIONI NATURALI Le piante d’appartamen­to come la palma da interno o l’orchidea aiutano l’assorbimen­to di Co2

ciali, aule, sale d’attesa di studi medici e ambulatori può avere senso installare anche un purificato­re d’aria spiegano in Daikin. Polvere, acari, muffe, forfora di animali domestici e pollini possono essere rimossi anche a vantaggio degli allergici, è il parere dei tecnici di Dyson i cui prodotti rientrano nello standard Hepa 13.

Ma anche le soluzioni basate sulla natura possono aiutare. Lo consiglia ancora Spirandell­i: « Inserendo piante specifiche che sono in grado di assorbire alcuni agenti inquinanti si possono ottenere buoni risultati » . Ma quali piante scegliere? Interessan­te la classifica delle piante da appartamen­to stilata da GardenersL­ondon: le palme da interno, come l’Areca, o la Hapis excelsa si comportano bene nell’assorbire l’anidride carbonica ( oscillando attorno a - 7% in un giorno). Ma anche le orchidee ci darebbero una buona mano visto che sono capaci di assorbire più del 6,5% di CO2 al dì.

Il top sarebbe però il Tulsi ( Holy Basil), pianta in grado di assorbire quasi il 16% di CO2 in 24 ore. Diffusissi­ma in India, non è ancora stata scoperta dal mercato italiano.

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La direttiva Case green fissa l’obiettivo per gli Stati membri europei di ridurre i consumi energetici delle abitazioni (- 16% al 2030 rispetto al 2020)
LAPRESSE Riqualific­azione. La direttiva Case green fissa l’obiettivo per gli Stati membri europei di ridurre i consumi energetici delle abitazioni (- 16% al 2030 rispetto al 2020)

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