Soluzioni innovative per la sindrome da edificio malato
Per contrastare le fonti d’inquinamento indoor ci sono sistemi di ventilazione e filtri. Fondamentale il monitoraggio della qualità dell’aria
Anche gli spazi in cui viviamo gran parte della nostra giornata - casa, scuola, uffici, ma anche la stessa auto che ci scarrozza in giro nel traffico - sono purtroppo sempre più spesso luoghi inquinati.
Le fonti da cui proviene l’inquinamento indoor sono le più disparate, ma abbiamo spesso a che fare con sostanze chimiche come i Voc, composti organici volatili che, non è più una sorpresa, spesso sono rilasciati dagli stessi arredamenti per via di colle, vernici e adesivi utilizzati in produzione, ma anche da stampanti e fotocopiatrici. Sotto osservazione anche i fumi passivi ( e non solo da sigaretta, ma anche dai dispositivi di riscaldamento), polveri sottili e impianti di condizionamento non ben mantenuti.
Il rischio è quello di respirare anche il particolato ultrafine ( Ufp) composto da particelle con un diametro minore o uguale a 100 nanometri ( o 0,1 micrometri). L’Ufp è così piccolo da entrare nel corpo attraverso i polmoni e spostarsi in tutti gli organi e, rispetto al più noto PM2.5, può causare gravi infiammazioni polmonari e rimanere nei polmoni più a lungo.
Gli stessi fornelli a gas ( usati in Europa da più di cento milioni di persone) sono sotto osservazione perché emettono biossido di azoto ( NO2) e, come fa notare Isde ( Medici per Ambiente), è documentato che l’esposizione a NO2 sia legata allo sviluppo di asma nei bambini.
Pure le muffe stanno lievitando nelle case degli italiani come conseguenza delle pratiche di isolamento con “cappotto”. « Bisogna attenzionare i ponti termici » consiglia Beatrice Spirandelli, architetto specializzata in bioarchitettura riferendosi a quella che viene chiamata Sindrome dell’edificio malato ( Sick building syndrome), il cui rischio è che ci si ammali più dentro le quattro mura che altrove.
« Le soluzioni per affrontare la sindrome dell’edificio malato – spiega Daniele Guglielmino, ceo di Get, società di consulenza in materia di fisica dell’edificio, certificazioni di sostenibilità salute e benessere di edifici e quartieri, decarbonizzazione dei patrimoni immobiliari - comprendono sia approcci tecnologici che comportamentali. Oltre all’installazione di sistemi avanzati di ventilazione e filtraggio dell’aria, è fondamentale il monitoraggio costante della qualità dell’aria all’interno degli edifici. Questo non solo fornisce dati utili per identificare e affrontare potenziali problemi ( malfunzionamento dei sistemi, uso non corretto dei dispositivi), ma aumenta anche la consapevolezza delle persone sulle condizioni effettive in cui vivono e lavorano e le induce a modelli comportamentali corretti come la non apertura di finestre in presenza di sistemi di ventilazione meccanica controllata » .
Tutte pratiche da tenere in considerazione quando si riqualifica la propria abitazione anche in vista della direttiva Case green che in primis dà obiettivo agli Stati membri europei di ridurre i consumi energetici delle abitazioni (- 16% al 2030 rispetto al 2020), ma non solo.
Che poi sul mercato ci sono diverse apparecchiature che possono tamponare l’inquinamento indoor. Alla voce già citata della ventilazione meccanica controllata, Helty per esempio ha portato i propri filtri a carbone attivo ad assorbire l’ 80% delle polveri sottili. In contesti residenziali, piccoli uffici, esercizi commer
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TECNOLOGIE I filtri a carbone attivo possono assorbire l’ 80% di polvere sottili In alternativa i purificatori d’aria
SOLUZIONI NATURALI Le piante d’appartamento come la palma da interno o l’orchidea aiutano l’assorbimento di Co2
ciali, aule, sale d’attesa di studi medici e ambulatori può avere senso installare anche un purificatore d’aria spiegano in Daikin. Polvere, acari, muffe, forfora di animali domestici e pollini possono essere rimossi anche a vantaggio degli allergici, è il parere dei tecnici di Dyson i cui prodotti rientrano nello standard Hepa 13.
Ma anche le soluzioni basate sulla natura possono aiutare. Lo consiglia ancora Spirandelli: « Inserendo piante specifiche che sono in grado di assorbire alcuni agenti inquinanti si possono ottenere buoni risultati » . Ma quali piante scegliere? Interessante la classifica delle piante da appartamento stilata da GardenersLondon: le palme da interno, come l’Areca, o la Hapis excelsa si comportano bene nell’assorbire l’anidride carbonica ( oscillando attorno a - 7% in un giorno). Ma anche le orchidee ci darebbero una buona mano visto che sono capaci di assorbire più del 6,5% di CO2 al dì.
Il top sarebbe però il Tulsi ( Holy Basil), pianta in grado di assorbire quasi il 16% di CO2 in 24 ore. Diffusissima in India, non è ancora stata scoperta dal mercato italiano.