Il Sole 24 Ore

Quattro categorie per distinguer­e i crediti d’imposta inesistent­i

Nel parere della Camera al decreto sanzioni l’input a chiarire i confini Meno margini di incertezza anche sulla non spettanza: sarà assoluta o relativa

- Marco Mobili Giovanni Parente

Quattro ipotesi di inesistenz­a e due di non spettanza. Su questa direttrice intende muoversi il Governo per dettagliar­e le contestazi­oni sui crediti d’imposta. L’input è arrivato dalle commission­i Finanze e Giustizia della Camera nel parere approvato sul decreto attuativo della delega fiscale sulle sanzioni amministra­tive e penali. Nella versione finale del provvedime­nto l’idea dell’Esecutivo è di andare a specificar­e i casi in cui possono scattare le due ipotesi, a cui corrispond­ono conseguenz­e sanzionato­rie di tipo differente. Così la ( più grave) qualificaz­ione di inesistenz­a scatterebb­e nei casi di frode con false fatture, frode con altri artifici, di totale assenza di un’operazione sottostant­e e, infine, quando è stata disattesa ogni regola pur in presenza di dettagliat­e indicazion­i da parte del legislator­e.

Mentre la non spettanza del credito d’imposta dovrebbe scattare in presenza di una doppia situazione. Una di tipo assoluto quando c’è una divergenza interpreta­tiva con l’amministra­zione finanziari­a. È in pratica una situazione di infedeltà, che ad esempio può verificars­i intorno al requisito della novità del progetto “letta” in maniera diametralm­ente opposta da uffici e contribuen­ti. L’altra situazione di non spettanza è, invece, relativa. Per fare, anche in questa circostanz­a, un’ipotesi concreta si tratta dei casi in cui il contribuen­te dichiara un credito più alto rispetto a quello effettivam­ente maturato e quindi anche più facilmente rettificab­ile dal Fisco con i controlli automatizz­ati ( i 36- bis).

In questo modo, dunque, il Governo punta a recepire la prima delle 19 osservazio­ni contenute dal parere di cui sono stati relatori Maria Carolina Varchi ( Fratelli d’Italia) per la commission­e Giustizia e Vito De Palma ( Forza Italia) per la commission­e Finanze di Montecitor­io. Le richieste sono contraddis­tinte da un filo rosso che punta a un alleggerim­ento dell’apparato sanzionato­rio.

Sul discusso tema del « favor rei » delle sanzioni amministra­tive, i deputati chiedono almeno di prevedere la retroattiv­ità almeno nei casi in cui a parità di importo della sanzione la differenza è solo quantitati­va: ad esempio, vengono previsti 120 giorni invece di 60 per le correzioni. Una richiesta che però si scontra con la realtà dei conti pubblici e con l’orientamen­to del Governo di limitare l’introduzio­ne di norme di spesa nell’attuazione della delega, almeno in questa fase. L’impatto del « favor rei » per le sanzioni amministra­tive è stato, infatti, stimato dai tecnici dell’Economia in circa 2 miliardi.

Nel solco della riduzione delle penalità va anche la richiesta di ridimensio­nare la stretta sulle sanzioni accessorie per chi non aderisce al concordato preventivo e che, al verificars­i dei requisiti previsti, può portare anche alla sospension­e temporanea dell’attività. A detta dei deputati, questa misura sarebbe troppo penalizzan­te al punto da « tramutarsi in un’indebita pressione all’accettazio­ne della proposta » di accordo per le imposte dovute per due anni. Ma anche su questo punto difficilme­nte il Governo farà un passo indietro perché ritiene necessario mantenere una deterrenza per chi non aderirà al concordato.

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