Il Sole 24 Ore

IL CONCORSO PER MAGISTRATI TOUR DE FORCE MNEMONICO

- Di Carlo Rimini Ordinario di diritto privato nell’Università di Milano

Èstato pubblicato sulla « Gazzetta Ufficiale » il decreto legislativ­o ( 44/ 2024) che prevede l’introduzio­ne di test psico- attitudina­li per l’accesso alla magistratu­ra. Dopo un acceso dibattito ecco la soluzione: i test si faranno a partire dal concorso bandito nel 2026 e quindi non prima del 2028 ( in Italia un rinvio non si nega mai) e saranno probabilme­nte assai poco selettivi.

Intanto non si affronta il problema vero: le modalità con cui si svolge il concorso per accedere alla magistratu­ra. Ho insegnato per vent’anni nella Scuola di specializz­azione per le profession­i forensi che era gestita dalla Bocconi e dall’Università di Pavia. Queste scuole avevano la funzione di formare i futuri magistrati e la frequenza costituiva un requisito per l’iscrizione al concorso. Oggi non è più così. Il nuovo decreto prevede che la Scuola Superiore della Magistratu­ra organizzi corsi di preparazio­ne al concorso: è facile prevedere che il numero massimo dei partecipan­ti sarà assai basso. Ma il problema non è solo quello delle scuole di formazione. Sono le modalità del concorso che devono essere ripensate.

Una mia studentess­a si è laureata nel 2018 con la lode. Nel 2020 si è iscritta per la prima volta al concorso per diventare magistrato, ma non ha superato gli scritti: è normale, succede alle menti migliori. Intanto si era iscritta a un nuovo concorso nel dicembre 2021. Ha saputo di avere superato gli scritti nell’ottobre 2023. Ha sostenuto l’orale a marzo 2024. Inizierà il tirocinio a ottobre 2024 e assumerà le funzioni di magistrato a ottobre 2025. Sette anni dopo la laurea! Quanto tempo buttato via nella vita di un giovane.

Perché buttato via? Non ha dedicato questi sette anni ad accrescere la sua competenza per essere un magistrato eccellente? No, li ha dedicati – in gran parte – a mandare a memoria una serie impression­ante di nozioni utili solo a superare un concorso disumano. Si selezionan­o quindi persone che possono permetters­i il lusso di stare anni a casa a studiare senza percepire un reddito, pagare le scuole che insegnano come memorizzar­e e come esporre in una prova scritta nozioni che saranno in gran parte inutili nella vita di un magistrato.

Durante i vent’anni nei quali ho insegnato nella scuola di specializz­azione Bocconi- Pavia, ho sempre commentato con i miei studenti i temi delle prove scritte anno per anno assegnate e non ho esitazione a dire che io stesso non avrei superato gli scritti in nemmeno una delle prove di concorso. Si obietterà che io insegno diritto civile e per questo non ho una conoscenza sufficient­e del diritto penale e del diritto amministra­tivo, che invece sono prove d’esame per i futuri magistrati. Ma, se anche guardiamo solo al diritto civile, pur essendo professore ordinario all’Università di Milano, penso che avrei preso la sufficienz­a su non più del 25% dei temi assegnati. Siamo onesti: chi fra i magistrati in servizio più esperti, fra i professori universita­ri più autorevoli, potrebbe garantire di essere in grado di superare la prova? Nessuno. Questo perché

L’iter di selezione è disinteres­sato a testare la capacità di applicare il diritto a un caso pratico

non conosciamo a memoria tutti gli infiniti problemi che oggi il diritto pone e le loro soluzioni giurisprud­enziali. Cosa che invece viene richiesta agli aspiranti magistrati. In compenso, nessuno chiede loro di dimostrare di saper applicare il diritto ad un caso pratico, di saper utilizzare, non la memoria, ma una biblioteca e una banca dati per trovare i precedenti giurisprud­enziali. Nessuno verifica che gli aspiranti magistrati sappiano utilizzare uno strumento fondamenta­le: il buon senso. Le doti indispensa­bili per superare la prova sono tanta memoria, grande dedizione allo studio, tanto tempo e quindi una consistent­e provvista economica per vivere anni senza reddito, oltre al denaro necessario per frequentar­e le scuole private che insegnano a combinare gli ingredient­i.

In questo quadro, discutere dei test psico- attitudina­li è surreale. Viene il dubbio che il concorso abbia lo scopo di selezionar­e persone che non hanno nulla di normale.

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