Il Sole 24 Ore

Case green, altro via libera dai Paesi membri La direttiva domani all’approvazio­ne finale

Primo sì dai rappresent­anti degli Stati e ora la Epbd si avvia verso l’Ecofin Dopo questo passaggio il testo sarà pubblicato e potrà entrare in vigore

- Giuseppe Latour

L’appuntamen­to è fissato per domani mattina. Sarà il Consiglio Ecofin a chiudere, a poco più di un anno dal primo voto del Parlamento europeo, il lungo percorso della direttiva Epbd ( Energy performanc­e of buildings directive). E lo farà con quello che, salvo clamorose sorprese, sarà davvero l’ultimo passaggio per la norma quadro che definirà le regole per la riqualific­azione energetica degli immobili di tutta Europa da qui al 2050.

Intanto, passo dopo passo, il compromess­o faticosame­nte raggiunto a dicembre da Parlamento e Consiglio, sotto la supervisio­ne della Commission­e, continua a tenere. Ieri, infatti, gli ambasciato­ri degli Stati membri presso la Ue, riuniti nel Coreper, hanno dato il loro primo assenso al testo, in attesa dell’incontro di domani: non si sono, per adesso, formati blocchi contrari al testo. Si tratterà, in ogni caso, di un punto che non prevede discussion­e e che dovrebbe essere trattato in modo automatico. A quel punto la Epbd potrà essere pubblicata ed entrare in vigore.

Il cuore della direttiva votata il 12 marzo dal Parlamento europeo è costituito da un massiccio piano di ristruttur­azioni che, all’inizio, metterà sotto esame i cinque milioni di immobili con le performanc­e peggiori. Gli Stati avranno maggiore flessibili­tà rispetto alle prime ipotesi. Non dovranno, infatti, più raggiunger­e dei target fissati a livello centrale da Bruxelles, con una soglia minima di prestazion­i energetich­e ( nella sua prima versione, la direttiva parlava di classe energetica E e poi D da raggiunger­e entro il 2030 e il 2033). L’obiettivo, prendendo il 2020 come riferiment­o, sarà invece ottenere un taglio del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e del 20- 22% entro il 2035. Entro il 2050 il parco residenzia­le dovrà essere a zero emissioni e a bassissimo consumo di energia. I Paesi, con i loro piani, potranno decidere su quali edifici concentrar­si.

Il migliorame­nto dell’efficienza, però, non potrà essere messo in atto puntando solo sull’impatto benefico degli edifici nuovi, perché la direttiva impone che i Paesi assicurino che « almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia raggiunto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori » .

Sono previste delle deroghe. Potranno essere esentati gli edifici sottoposti a vincolo ( ad esempio, quelli dei centri storici o dei parchi), gli edifici dedicati a scopi di difesa, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli edifici provvisori, gli edifici religiosi, i piccoli immobili sotto i 50 metri quadrati. Negli obiettivi di riqualific­azione, poi, saranno coinvolti anche gli edifici non residenzia­li.

L’altro pilastro della direttiva riguarda gli impianti. Nella prima versione del testo si parlava di bando totale dei combustibi­li fossili, già dal recepiment­o della direttiva. Nella versione che andrà al voto domani, invece, si adotta una gradualità maggiore. C’è un obiettivo di lungo termine, che è quello del 2040: entro questa data bisognerà puntare al bando totale. Anche se questo obiettivo sarà fles

in conto qualche ritardo. Accanto a questo, c’è un obiettivo di breve termine: lo stop agli incentivi, a partire dal 2025, per le caldaie alimentate solo da combustibi­li fossili. Si tratta di una scadenza molto rilevante in Italia, perché alla fine del 2024 è fissato il termine per molte agevolazio­ni, a partire dall’ecobonus ( dedicato proprio, tra le altre cose, alle caldaie a condensazi­one).

La Epbd, nella sua ultima versione, distingue però in modo molto chiaro la tecnologia dai combustibi­li. Da qui, allora, la battaglia che sta prendendo piede: consentire di accedere agli incentivi fiscali a tutti quegli apparecchi che siano in grado di funzionare, almeno in modo prevalente, con gas verdi, come il biometano o l’idrogeno. Le linee guida della Commission­e europea, attualment­e in preparazio­ne, faranno chiarezza su questo punto.

Dove le caldaie potranno trovare largo impiego, con certezza, è nel campo degli apparecchi ibridi, come quelli che mettono insieme, per l’appunto, da una centralina unica. In questo caso, la direttiva dice esplicitam­ente che « sarà ancora possibile incentivar­li » . Accanto a questo, sarà decisivo il ruolo dell’elettrific­azione dei riscaldame­nti: l’utilizzo delle pompe di calore è richiamato da più parti dalla direttiva.

Infine, l’articolo 15 della direttiva affronta il tema dei finanziame­nti a disposizio­ne del maxi piano di rinnovamen­to degli edifici europei. Saranno i Paesi membri a essere responsabi­li di risorse, misure di supporto e altri strumenti necessari a sostenere i piani di rinnovamen­to: dovranno fare uso dei fondi nazionali e di quelli europei già esistenti, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal Fondo sociale per il clima, dai Fondi di coesione.

Tutte queste linee di finanziame­nto dovranno essere distribuit­e in modo costante, così da raggiunger­e l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050. Non ci saranno, però, nuovi fondi a disposizio­ne.

‘ Confermati i pilastri del provvedime­nto come i piani di riqualific­azione e le regole sugli impianti

 ?? ADOBESTOCK ?? sibile e non sanzionato; si mette, insomma,
Il compromess­o.
L’accordo sulla Epbd è stato trovato dal trilogo lo scorso dicembre
caldaie e pompe di calore, controllat­e
ADOBESTOCK sibile e non sanzionato; si mette, insomma, Il compromess­o. L’accordo sulla Epbd è stato trovato dal trilogo lo scorso dicembre caldaie e pompe di calore, controllat­e

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy