Case green, altro via libera dai Paesi membri La direttiva domani all’approvazione finale
Primo sì dai rappresentanti degli Stati e ora la Epbd si avvia verso l’Ecofin Dopo questo passaggio il testo sarà pubblicato e potrà entrare in vigore
L’appuntamento è fissato per domani mattina. Sarà il Consiglio Ecofin a chiudere, a poco più di un anno dal primo voto del Parlamento europeo, il lungo percorso della direttiva Epbd ( Energy performance of buildings directive). E lo farà con quello che, salvo clamorose sorprese, sarà davvero l’ultimo passaggio per la norma quadro che definirà le regole per la riqualificazione energetica degli immobili di tutta Europa da qui al 2050.
Intanto, passo dopo passo, il compromesso faticosamente raggiunto a dicembre da Parlamento e Consiglio, sotto la supervisione della Commissione, continua a tenere. Ieri, infatti, gli ambasciatori degli Stati membri presso la Ue, riuniti nel Coreper, hanno dato il loro primo assenso al testo, in attesa dell’incontro di domani: non si sono, per adesso, formati blocchi contrari al testo. Si tratterà, in ogni caso, di un punto che non prevede discussione e che dovrebbe essere trattato in modo automatico. A quel punto la Epbd potrà essere pubblicata ed entrare in vigore.
Il cuore della direttiva votata il 12 marzo dal Parlamento europeo è costituito da un massiccio piano di ristrutturazioni che, all’inizio, metterà sotto esame i cinque milioni di immobili con le performance peggiori. Gli Stati avranno maggiore flessibilità rispetto alle prime ipotesi. Non dovranno, infatti, più raggiungere dei target fissati a livello centrale da Bruxelles, con una soglia minima di prestazioni energetiche ( nella sua prima versione, la direttiva parlava di classe energetica E e poi D da raggiungere entro il 2030 e il 2033). L’obiettivo, prendendo il 2020 come riferimento, sarà invece ottenere un taglio del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e del 20- 22% entro il 2035. Entro il 2050 il parco residenziale dovrà essere a zero emissioni e a bassissimo consumo di energia. I Paesi, con i loro piani, potranno decidere su quali edifici concentrarsi.
Il miglioramento dell’efficienza, però, non potrà essere messo in atto puntando solo sull’impatto benefico degli edifici nuovi, perché la direttiva impone che i Paesi assicurino che « almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia raggiunto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori » .
Sono previste delle deroghe. Potranno essere esentati gli edifici sottoposti a vincolo ( ad esempio, quelli dei centri storici o dei parchi), gli edifici dedicati a scopi di difesa, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli edifici provvisori, gli edifici religiosi, i piccoli immobili sotto i 50 metri quadrati. Negli obiettivi di riqualificazione, poi, saranno coinvolti anche gli edifici non residenziali.
L’altro pilastro della direttiva riguarda gli impianti. Nella prima versione del testo si parlava di bando totale dei combustibili fossili, già dal recepimento della direttiva. Nella versione che andrà al voto domani, invece, si adotta una gradualità maggiore. C’è un obiettivo di lungo termine, che è quello del 2040: entro questa data bisognerà puntare al bando totale. Anche se questo obiettivo sarà fles
in conto qualche ritardo. Accanto a questo, c’è un obiettivo di breve termine: lo stop agli incentivi, a partire dal 2025, per le caldaie alimentate solo da combustibili fossili. Si tratta di una scadenza molto rilevante in Italia, perché alla fine del 2024 è fissato il termine per molte agevolazioni, a partire dall’ecobonus ( dedicato proprio, tra le altre cose, alle caldaie a condensazione).
La Epbd, nella sua ultima versione, distingue però in modo molto chiaro la tecnologia dai combustibili. Da qui, allora, la battaglia che sta prendendo piede: consentire di accedere agli incentivi fiscali a tutti quegli apparecchi che siano in grado di funzionare, almeno in modo prevalente, con gas verdi, come il biometano o l’idrogeno. Le linee guida della Commissione europea, attualmente in preparazione, faranno chiarezza su questo punto.
Dove le caldaie potranno trovare largo impiego, con certezza, è nel campo degli apparecchi ibridi, come quelli che mettono insieme, per l’appunto, da una centralina unica. In questo caso, la direttiva dice esplicitamente che « sarà ancora possibile incentivarli » . Accanto a questo, sarà decisivo il ruolo dell’elettrificazione dei riscaldamenti: l’utilizzo delle pompe di calore è richiamato da più parti dalla direttiva.
Infine, l’articolo 15 della direttiva affronta il tema dei finanziamenti a disposizione del maxi piano di rinnovamento degli edifici europei. Saranno i Paesi membri a essere responsabili di risorse, misure di supporto e altri strumenti necessari a sostenere i piani di rinnovamento: dovranno fare uso dei fondi nazionali e di quelli europei già esistenti, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal Fondo sociale per il clima, dai Fondi di coesione.
Tutte queste linee di finanziamento dovranno essere distribuite in modo costante, così da raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050. Non ci saranno, però, nuovi fondi a disposizione.
‘ Confermati i pilastri del provvedimento come i piani di riqualificazione e le regole sugli impianti