« Il Canada con “cieli sicuri” può allentare l’emergenza »
Pablo Rodriguez. Ministro canadese dei Trasporti partecipa al vertice ministeriale G7 a Milano dedicato alla mobilità e alla connettività
Green deal e decarbonizzazione, ma anche sicurezza dei cieli. Sono queste le sfide del futuro con riferimento alla mobilità. Temi “caldi” proprio per la crescente instabilità globale che richiede la creazione di strumenti di coordinamento e cooperazione a livello di G7. Il ministro canadese dei Trasporti, Pablo Rodriguez, partecipa al summit di Milano e ne ha parlato con il Sole 24Ore
Ministro Rodriguez, il programma canadese Safer Skies ( cieli più sicuri), in tempi di guerra, si potrebbe rivelare uno strumento utile. Sia nel Mar Rosso, sia in Israele, sia in Ucraina la situazione è ben oltre il livello di guardia. Quale può essere il vostro apporto?
Non vorremo più vedere disastri aerei come quello del volo PS752 delle Linee aeree ucraine abbattuto nel 2020 poco dopo il suo decollo a Teheran che ha provocato 176 morti. Abbiamo la possibilità, anzi la capacità di offrire un programma per rendere i viaggi aerei più sicuri, su larga scala. Nel settore civile e anche nei teatri di guerra. Dobbiamo cambiare le regole, non è tollerabile che vi sia rischio di viaggio. ICAO, l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile, potrebbe fare molto per evitare che tra gli obiettivi vi siano voli civili. Il ministro Salvini ha confermato il sostegno italiano al mantenimento in Canada della sede dell’ICAO.
L’auto elettrica è un altro tema di stretta attualità, in Italia e in Europa. Che idea si è fatto dell’evoluzione del mercato e della politica commerciale da ridisegnare? Il ruolo della Cina?
In effetti vedo che l’auto elettrica cinese è un problema in Ue. Per noi, no. In Canada non c’è neppure un’auto cinese. La transizione è inevitabile, questo è certo. Noi stiamo investendo molto nella elettrificazione nel sistema. Ho comprato un’auto ibrida, pochi giorni fa, e il governo mi ha dato un incentivo di 10mila dollari. Funziona così. Proprio per accelerare la transizione. L’altro strumento è la elettrificazione, punto cruciale per un Paese che ha grandi estensioni come il Canada. Per non restare a piedi persino tra Montreal e Toronto. Quanto all’Italia, sì, vero, ho visto vicino al mio albergo un concessionario di auto cinesi. Ma l’Italia produce la auto più belle del mondo, saprete bene difendere le vostre produzioni.
Eppure la competitività della Cina è vista come un problema di molti governi europei....
Le politiche commerciali cinesi sono molto aggressive. Lo si vede in Sud America, in Africa. Nella elettrificazione dei veicoli è forte. Noi canadesi stiamo al passo, continuiamo a investire anche nelle batterie
A proposito di commercio internazionale e di accordi doganali, il nuovo Nafta, Usmca, pare abbia generato qualche
problema nelle geometrie tra Stati Uniti, Messico e Canada. Perché ?
Ci sono sempre sfide con la ritrattazione dei Trattati. Vanno rimodulati, ricalibrati ma gli accessi ai prodotti di tutti i membri continuano a essere efficienti. Ci uniscono di più i trattati.
Supply chain. La catena internazionale del valore. Il Canada patisce la riorganizzazione della divisione internazionale del lavoro.
Che possiamo dire, il Canada è un Paese che ha 3 Oceani, Atlantico, Pacifico e Artico. È un Paese che dipende dal commercio internazionale, importiamo ed esportiamo molto. Ciò che succede con gli Houthi e con il Covid mostra l’importanza della resilienza nella supply chain. Abbiamo creato una sezione specifica che si occupa di supply chain, nel nostro ministero. È a fianco al mio ufficio.