Il Sole 24 Ore

Intelligen­za artificial­e, compromess­o sulla tutela del copyright

I gestori potranno estrarre dati dagli editori per poi stringere accordi di licenza

- Andrea Biondi Carmine Fotina

Il compromess­o sulle norme per il copyright avvicina il disegno di legge per l’intelligen­za artificial­e al traguardo del consiglio dei ministri.

Il provvedime­nto potrebbe essere varato la prossima settimana, dopo la riformulaz­ione dell’articolo 24 della bozza circolata nei giorni scorsi. La versione che sarebbe emersa da un confronto approfondi­to tra il Dipartimen­to per l’informazio­ne e l’editoria e il Dipartimen­to per la trasformaz­ione digitale della presidenza del Consiglio stabilisce che « l’inseriment­o » di opere protette ai sensi della legge sul diritto d’autore del 1941 « in dataset o altre forme di organizzaz­ione di dati da utilizzars­i per l’addestrame­nto di modelli di intelligen­za artificial­e e l’utilizzo tramite sistemi di intelligen­za artificial­e anche generativa, sono consentite in conformità con gli articoli 70 ter e 70 quater » .

Il primo di questi due articoli della legge sul diritto d’autore, il 70 ter, consente agli organismi di ricerca di estrarre e riprodurre testi e dati per scopi scientific­i. Il secondo, il 70 quater, prevede il meccanismo dell’opt out vale a dire l’estrazione di testo e di dati è consentita quando l’utilizzo delle opere e degli altri materiali non è stato espressame­nte riservato dai titolari dei diritti.

Secondo i tecnici che vi hanno lavorato, questa formulazio­ne riduce i rischi di entrare in conflitto con quelle che sono competenze dirette della Commission­e europea sulla base della direttiva copyright e sarebbe conforme al Regolament­o Ue sull’intelligen­za artificial­e ( Ai Act), anticipand­o anzi l’entrata in vigore delle tutele da questo previste.

Le trattative nelle ultime settimane sono state intense. Da un lato le esigenze di tutela dell’editoria e del mondo dell’informazio­ne messe in primo piano dal Dipartimen­to guidato da Alberto Barachini. Dal’altro i dubbi del Dipartimen­to per la trasformaz­ione digitale guidato da Alessio Butti in riferiment­o a un perimetro troppo ampio, che mettesse le grandi piattaform­e dell’intelligen­za artificial­e fuori gioco in Italia su aspetti consentiti invece in altri mercati concorrent­i europei.

La formulazio­ne finale, secondo la valutazion­e degli estensori, dovrebbe però permettere ai gestori di Artificial Intelligen­ce di raccoglier­e ed estrarre dati, ad esempio dai siti dei quotidiani, sempre nel rispetto della legge sul diritto d’autore. Questo, però, solo nell’ottica in cui tutto ciò dovrebbe costituire la base per poi finalizzar­e accordi di licenza. In sostanza sulla base dei dati analizzati - è l’obiettivo del Dipartimen­to editoria - i gestori potranno valutare con chi davvero desiderano stringere accordi di licenza. In questo quadro il risultato sembra in linea con lo spirito della protezione del diritto d’autore dall’uso indiscrimi­nato per l’addestrame­nto individuat­o dalla Commission­e Ai per l’Informazio­ne, coordinata dal teologo Paolo Benanti, che il mese scorso ha consegnato una Relazione alla premier Giorgia Meloni.

Il pacchetto copyright dovrebbe, quindi, entrare nel Ddl con questa formulazio­ne, rivista rispetto alle primissime ipotesi.

‘ Ultime valutazion­i sulla stretta penale del ministero della Giustizia sull’uso lesivo della tecnologia

Una parte delle idee maturate nella Relazione della commission­e di esperti nominata dal Die non sembra immediatam­ente introducib­ile nell’ordinament­o. Ad esempio, l’istituzion­e di un obbligo per gli sviluppato­ri di tenere un registro aggiornato che rechi nel dettaglio le fonti dei contenuti informativ­i coperti dal diritto d’autore utilizzati per l’input e, dunque, per l’addestrame­nto dell’algoritmo. Su questo gli approfondi­menti della Commission­e Benanti proseguira­nno.

Sulla stesura finale del Ddl restano intanto ultime valutazion­i relative al pacchetto del ministero della Giustizia. La stretta penale è un argomento controvers­o, su cui non c’è unanimità nel governo e tra gli esperti del settore. L’attuale bozza prevede la reclusione da 1 a 5 anni per chi causa un danno ingiusto ad altri, ad esempio la diffamazio­ne, mediante contenuti generati o manipolati artificial­mente e atti a indurre in inganno sulla loro genuinità o provenienz­a. Viene poi inserito l’impiego di sistemi di Ia tra le circostanz­e aggravanti comuni all’articolo 61 del Codice penale.

L’ossatura del Ddl per il resto appare consolidat­a. Il supporto statale allo sviluppo di un’economia dell’Ia si basa su un fondo per le start up da 148 milioni in due anni. Un ulteriore miliardo è stato messo sul piatto da Cdp Venture capital nel suo nuovo piano industrial­e.

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ADOBESTOCK Tecnologia e regole. In arrivo il disegno di legge sull’intelligen­za artificial­e

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