Gentiloni: 2026 scadenza rigida Michel cauto ma possibilista
Il nodo potrà essere sciolto solo dalla prossima Commissione europea
Le pressioni italiane in vista di un prolungamento dei tempi del NextGenerationEU vengono accolte, per ora, con scetticismo e cautela dai partner europei. Molti governi mettono l’accento sulle difficoltà nel modificare l’impianto legislativo, e sulla necessità di mantenere alta la pressione sui paesi più lenti nell’utilizzare il denaro comunitario. In questo momento, le regole prevedono che gli obiettivi debbano essere raggiunti e finanziati entro la fine del 2026.
« La scadenza è molto rigida, non per intenzione della Commissione europea ma per decisione dei governi, e dobbiamo ricordare che la parte che riguarda l’emissione di obbligazioni europee e che scade nel 2026 discende dall’approvazione dei parlamenti nazionali - ha detto ieri il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni -. Quindi non c’è solo l’unanimità, ma questa è accoppiata a un voto parlamentare: nulla è impossibile ma credo che seriamente tutti dobbiamo considerare che la scadenza è il 2026 » .
Da tempo l’Italia fa pressione perché la scadenza venga spostata in avanti, tenuto conto del fatto che il paese è in ritardo nell’usare le risorse ( si veda Il Sole 24 Ore del 10 aprile). Oltre alla Commissione europea, anche molti governi sono freddi o contrari. Un esponente del Tesoro francese spiegava ieri che « la questione non è all’ordine del giorno » . A molti paesi fa paura un processo di revisione che richiederebbe, oltre all’unanimità, anche la ratifica parlamentare.
Da Roma, anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è stato cauto ma possibilista: « Penso che tra le opzioni utili per assicurarsi che il denaro del Next Generation EU venga consegnato e usato in Italia e negli altri Stati membri ci sia anche la possibilità di chiedere un allungamento dei tempi o altre procedure facilitate. Non voglio anticipare nulla ma penso che questo sia un dibattito che può avvenire sia nella Commissione Europea che nel Consiglio » .
Sempre il commissario Gentiloni ha poi precisato: « Diverso è il discorso sul metodo di finanziare in comune obiettivi comuni anche quando il NextGenerationEU sarà concluso, con l’obiettivo di finanziare altri obiettivi: questa è una discussione non da fare tra quattro anni, ma di queste settimane, per esempio per quanto riguarda la difesa europea » .
Questo aspetto, sollevato a margine di un incontro dei ministri delle Finanze qui in Lussemburgo, non è banale. Non è facile per l’Italia sostenere la necessità di nuovi programmi di debito in comune quando non solo vi è denaro a disposizione, ma si ha difficoltà nell’usare appieno il programma esistente. I paesi che non credono alla necessità di nuovo debito europeo hanno gioco facile per contrastare l’idea.
Tornando alla proroga del NextGenerationEU oltre il 2026, molto dipenderà da come si svilupperà il programma nel corso del 20242025. Sarà eventualmente la prossima Commissione europea a prendere l’iniziativa di proporre cambiamenti legislativi. Molto dipenderà anche dallo stato dell’economia europea e dal numero di paesi chiaramente in difficoltà nell’utilizzare le risorse disponibili.