Il Sole 24 Ore

Un passo avanti per la cura delle persone anziane

Legge quadro

- Maria Teresa Bellucci Viceminist­ro del Lavoro e delle Politiche sociali

Il Governo ha di recente definitiva­mente approvato il decreto attuativo della riforma in favore delle persone anziane ( Dlgs 29/ 2024), una legge quadro che l’Italia attendeva da decenni. Uno degli obiettivi di fondo realizzati è considerar­e nel suo insieme la stagione di vita degli anziani: una fase sempre più lunga, che merita adeguato riconoscim­ento e valorizzaz­ione con un effettivo protagonis­mo sociale, economico e anche lavorativo, in condizioni adeguate. Il decreto identifica, infatti, strumenti e ambiti innovativi di intervento e di programmaz­ione, in favore dell’invecchiam­ento attivo, dell’housing sociale, della prevenzion­e delle malattie e di tutto quanto arricchisc­e e migliora la qualità della vita. Un’inedita strategia nazionale di contrasto alla cultura dello scarto, alla discrimina­zione in base all’età e all’isolamento sociale che incombe su moltissimi anziani, soprattutt­o se in precarie condizioni di salute ed economiche. I più fragili tra i fragili, ai quali abbiamo destinato una prima sperimenta­zione che consentirà, per il momento solo ai più indigenti, di ricevere dal 2025 un importante contributo economico aggiuntivo

( 850 euro mensili) all’indennità di accompagna­mento per documentat­e spese per l’acquisto di servizi. Questa sperimenta­zione gestita da Inps è una risposta concreta, sebbene iniziale e migliorabi­le, alla carenza di servizi e all’enorme ricorso al lavoro sommerso per le cure domiciliar­i.

Non si trascurano, insomma, gli ambiti più importanti nella vita degli over 65, e non solo di quelle non autosuffic­ienti, in un’ottica di coerenza istituzion­ale e grande realismo. Abbiamo costruito una governance innovativa, con al vertice il Comitato Interminis­teriale per le politiche in favore della popolazion­e anziana ( Cipa), che consente programmaz­ione strategica, monitoragg­io e condivisio­ne di flussi informativ­i con i diversi livelli istituzion­ali e territoria­li coinvolti.

L’altro obiettivo di fondo è inaugurare l’integrazio­ne sociosanit­aria e sociale, in particolar­e per il rafforzame­nto della domiciliar­ità di cure e assistenza. Un cambiament­o non facile, perché, nella stragrande maggioranz­a delle Regioni, tutta la programmaz­ione sociosanit­aria si è sviluppata, finora, secondo un percorso parallelo e non comunicant­e con quella dei servizi sociali in capo agli enti locali.

Ma c’è di più. Perché è proprio nella concretezz­a della presa in carico delle persone anziane non autosuffic­ienti che questo decreto obbliga sanità e sociale a lavorare insieme in Punti di accesso unici ( Pua), attraverso percorsi valutativi condivisi basati su strumenti e questionar­i definiti congiuntam­ente, con la finalità di elaborare programmi di cura e assistenza individual­izzati, ma anche partecipat­i dai destinatar­i e dai loro familiari caregiver, anche facendo ricorso a soluzioni integrate e condivise sia presso il domicilio sia attraverso le varie tipologie di servizi territoria­li semireside­nziali e residenzia­li. A questo scopo è favorita la massima partecipaz­ione di organizzaz­ioni di terzo settore di prossimità dotate di adeguate competenze. A qualcuno potranno sembrare ovvietà. Ebbene, in attesa di queste “ovvietà di grande buon senso” sono trascorsi oltre trent’anni e, con onestà intellettu­ale, si deve pure riconoscer­e che ora è necessario uno sforzo attuativo. Si tratta, dunque, di disposizio­ni dal carattere tutt’altro che scontato, la cui scrittura e messa a punto ha richiesto l’impegno di due Governi e due Parlamenti e un numero impression­ante di ore di ascolto e di confronto senza risparmio da parte delle strutture di tutte le amministra­zioni coinvolte. Nessuna proposta praticabil­e e sensata è stata scartata o non valutata. Unica lanterna però è stato il passo avanti di una riforma necessario, ma nel rispetto della realtà. È il risultato di un duro lavoro, che ne richiederà altro. La realtà è che la nostra Carta costituzio­nale affida compiti cruciali nella stessa materia a soggetti distinti: alle Regioni la sanità e ai Comuni i servizi sociali. Per la prima volta lo Stato, grazie a questa legge, farà lavorare insieme questi mondi da sempre separati. Lo sviluppo dei servizi sociali per le persone anziane non autosuffic­ienti sul territorio è, infatti, un grande tema nazionale, che ha trovato nella introduzio­ne dei Leps ( Livelli essenziali delle prestazion­i sociali) del 2021 un primo fondamenta­le grado di garanzia di effettivit­à. Da qui partiamo, con la consapevol­ezza che servono risorse che il Governo Meloni è impegnato a reperire.

Da questi elementi di concretezz­a è evidente come non potesse trattarsi di una riforma che realizza “tutto e subito”, e sbaglia chi parla di “un’occasione mancata”. Occorre concentrar­si con grande energia e attenzione sull’attuazione della Riforma completand­one gli elementi di dettaglio, sostenendo quel grande sforzo organizzat­ivo richiesto. Certo, tutti avremmo voluto creare dal nulla un luogo magico per i nostri anziani, in grado di fornire tutte le risposte ai loro bisogni e necessità, ma era necessario partire dal dato di realtà, mettendo in connession­e amministra­zioni e operatori finora non abituati alla cooperazio­ne, in vista del migliore funzioname­nto possibile del Sistema Nazionale per le non autosuffic­ienze.

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