Il Sole 24 Ore

Corsa tra due candidati deboli: Trump conta sulla rabbia degli esclusi, ma la partita è aperta

Elezioni Usa 2024

- Roberto D’Alimonte

DL’AFFLUENZA ALLE URNE SARÀ DECISIVA. BIDEN PUNTA SULL’ABORTO E SULLE PAURE LEGATE AL RITORNO DELL’EX PRESIDENTE

onald Trump non è un accidente della storia. È il risultato di un mutamento profondo dell’economia e della società americana che lui meglio di altri ha saputo interpreta­re. Solo così si può spiegare perché 62,9 milioni di cittadini americani lo hanno votato nel 2016, 74,2 milioni lo hanno fatto nel 2020 e più o meno lo stesso numero lo voterà a Novembre 2024. Che vinca o che perda è ovviamente importante, ma è altrettant­o importante capire perché tanti milioni di americani continuino a dare fiducia a una figura politica così diversa, così poco convenzion­ale, così straordina­ria nel senso letterale del termine.

Negli ultimi trenta anni la rivoluzion­e tecnologic­a e la globalizza­zione hanno cambiato radicalmen­te la struttura della economia americana, la distribuzi­one del reddito e della ricchezza, le aspettativ­e di progresso individual­e e familiare. Molti hanno realizzato il sogno americano, ma per altri il sogno si è trasformat­o in incubo. E l’incubo ha generato prima una profonda sfiducia nelle istituzion­i e nelle élites tradiziona­li e poi rabbia. Trump è il prodotto di questa rabbia. La rabbia di chi ha perso il posto di lavoro e con questo l’assistenza sanitaria, la rabbia di chi ha visto declinare redditi e risparmi, la rabbia di chi vede il Paese invaso da una massa inarrestab­ile di migranti, la rabbia di chi non vuole più “guerre che non finiscono mai”, la rabbia di chi vede il Paese andare da anni nella direzione sbagliata, la rabbia dei bianchi che si sentono traditi a favore di minoranze etniche e non, la rabbia di chi reclama quel “posto a tavola” che una volta aveva e ora sente di non avere più. In sintesi la rabbia dei perdenti, di quelli che hanno subito gli effetti di un cambiament­o che le élites tradiziona­li di entrambi i partiti non hanno saputo gestire e di cui non hanno capito per tempo le conseguenz­e politiche.

Il fenomeno Trump nasce in questo contesto e in questo clima, sfruttando le peculiarit­à del sistema istituzion­ale Usa. Ed è così radicato che nemmeno i suoi guai giudiziari lo hanno scalfito. Ma chi sono dal punto di vista demografic­o i suoi elettori?

Come si vede dalla tabella in pagina la coalizione elettorale di Trump è molto diversa da quella di Biden ma è comunque rappresent­ativa della società americana. Non è una coalizione di alieni. L’America di Trump è fatta di elettori prevalente­mente bianchi, un po’ più anziani, complessiv­amente meno istruiti, residenti in gran parte in zone rurali e soprattutt­o molto più religiosi. Ma questo non vuol dire che al suo interno non siano rappresent­ati i giovanissi­mi, i laureati, i residenti in zone urbane e sub- urbane. Non sono tutti gli arrabbiati di cui abbiamo parlato. Quelli ci sono di certo e ne rappresent­ano il nocciolo duro. Sono gli appartenen­ti alla setta dei Maga ( Make America Great Again). Ma insieme a loro ci sono quelli cui interessan­o l’economia le tasse, l’aborto, l’immigrazio­ne, il diritto a portare le armi. Per i primi Trump incarna il profeta che può resuscitar­e un mondo migliore o meglio l’America dei padri e dei nonni. Per i secondi è il candidato più credibile per la protezione dei propri interessi. E per questo tanti di loro, pur riconoscen­done i difetti, continuano a sostenerlo in mancanza di una alternativ­a migliore. Il cambiament­o della società americana spiega molto del fenomeno Trump, ma non spiega perché nel 2016 abbia vinto per 77.744 voti e nel 2020 abbia perso per 42.918. Accanto ai fattori di lungo periodo le singole elezioni sono decise anche da fattori contingent­i. Nel 2016 sono stati gli errori della Clinton a far vincere Trump, Nel 2020 la pandemia ha certamente avuto un ruolo nell’appannare l’immagine del presidente uscente e nella sua sconfitta. Nel 2024 a rendere Trump ancora competitiv­o sono soprattutt­o il costo della vita e il fattore Biden, il cui livello di gradimento secondo tutti i sondaggi continua a essere inferiore al 40%.

Dietro questo dato cosi basso ci sono diverse ragioni. La più importante è l’economia. Per molti osservator­i questo è un paradosso inspiegabi­le. L ’ economia Usa va bene. Il Pil nell’ultimo trimestre del 2023 è cresciuto ad un tasso annuo del 3,3%, la disoccupaz­ione è ai minimi storici, i salari tendono ad aumentare, l’inflazione è scesa. Eppure tutto questo non si traduce in un giudizio positivo sull’operato del presidente da parte della maggioranz­a degli elettori.

Il fatto è che agli elettori non interessan­o i dati macroecono­mci ma quelli micro. Interessa il costo della vita e cioè il prezzo della pancetta, quello della benzina e così via. E questi sono saliti molto negli ultimi anni. Biden paga dunque un prezzo alla inflazione, che pur essendo finalmente scesa, ha aumentato i prezzi delle cose che contano per la gente comune e ha diminuito di conseguenz­a il tenore di vita delle famiglie. E quel che è peggio per Biden è che ad essere scontenti sono anche tanti elettori democratic­i e tra questi anche quelli più fedeli come neri, ispanici e giovani. Da un recente sondaggio fatto da YouGov per CBS News viene fuori che solo per il 38% degli elettori l’economia va bene ora, mentre per il 65 % andava bene ai tempi di Trump.

E l’economia non è l’unico problema di Biden. Ci sono l’età, l’immigrazio­ne, la politica estera. Su questi temi tutti i sondaggi rivelano la sua intrinseca debolezza, che di nuovo non è limitata agli elettori repubblica­ni ma si estende anche agli elettori indipenden­ti e agli stessi elettori democratic­i. Solo sull’aborto Biden può contare per fare breccia tra gli elettori di Trump e tra gli indecisi.

Alla luce di questi dati sembrerebb­e che le possibilit­à di vittoria del presidente uscente siano ridotte al lumicino. Ma non è proprio così. Lo sarebbe se dall’altra parte ci fosse un candidato diverso da Trump. Allora Biden farebbe la fine di Carter nel 1980. Con Trump invece ha una chance per rovesciare la situazione quel tanto che basta per vincere. La corsa alla Casa Bianca non è tra un candidato debole Biden e un candidato forte Trump, ma tra due candidati deboli. Infatti, il tasso di gradimento di Trump è più o meno allo stesso livello di quello di Biden. Non solo, ma in un recente sondaggio di Fox News ( non il « New York Times » si badi bene), la maggioranz­a assoluta degli intervista­ti pensa che entrambi i candidati non siano onesti e degni di fiducia. In questo contesto la campagna elettorale può fare la differenza. Quando l’esito dell’elezione dipende da pochi voti in pochi Stati contendibi­li tutto può fare la differenza. Soprattutt­o lo farà la capacità dei due candidati di portare a votare i propri elettori e quegli elettori indipenden­ti che, pur non apprezzand­o nessuno dei due, potrebbero all’ultimo momento decidere a favore dell’uno o dell’altro.

L’affluenza alle urne sarà un fattore decisivo. Nel 2020 ha segnato il massimo degli ultimi cento anni con il 62,8%. Allora entusiasmo e paura hanno giocato un ruolo importante. Questo anno lo scontro è una replica deludente per tanti elettori delle due parti. Non c’è nulla di nuovo. L’entusiasmo è diminuito. Serpeggia una stanchezza che rasenta la rassegnazi­one, Quanto alla paura di una seconda presidenza Trump, tema che Biden userà a piene mani, si vedrà nei prossimi mesi quanta presa avrà ancora sull’elettorato democratic­o e su quello indipenden­te.

In conclusion­e, la partita non è chiusa. Per Biden esiste un sentiero che porta alla vittoria. È un sentiero stretto che passa per Michigan, Wisconsin e Pennsylvan­ia e che dipende molto dalla sua capacità di ridestare speranze e paure, per non parlare di quel pizzico di fortuna che tante volte decide le vicende umane.

Per un approfondi­mento dei temi trattati in questo

articolo e nel precedente si veda: cise. luiss. it/ cise/ 2024/ 03/ 18/ perche- trump- puo- vincere- ancora/

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L’attrattivi­tà dei due contendent­i Fonte: Pew Research Center 2024; Real Clear Politics, media sondaggi
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Make America Great Again. Un elettore trumpiano a West Palm Beach in Florida nell’ottobre 2023

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