Il Sole 24 Ore

Quasi 530mila over 65 in più curati a casa ma dopo il 2026 mancherann­o le risorse

Solo Campania, Sardegna e Sicilia non raggiungon­o il numero previsto

- Marzio Bartoloni

Il Servizio sanitario nazionale ha già bussato alla porta di quasi 530mila italiani over 65 bisognosi di cure portandogl­iele direttamen­te dentro le mura di casa. Questo piccolo grande miracolo - in tempi davvero magri per la nostra Sanità alle prese con liste d’attesa interminab­ili e carenza cronica di personale - è il primo frutto dei finanziame­nti del Pnrr che stanno finalmente cominciand­o a mostrare i primi risultati come emerge dal monitoragg­io appena effettuato dall’Agenas, l’Agenzia sanitaria per i servizi sanitari regionali, a cui è stato affidato il compito di verificare l’avanzament­o di alcuni dei principali investimen­ti della missione Salute del Piano Ue.

Tutte le Regioni hanno raggiunto se non superato il target intermedio previsto a fine 2023 con l’eccezione di Campania ( 66% del target), Sardegna ( 77%) e Sicilia ferma addirittur­a all’ 1% del suo obiettivo ma per ritardi nell’invio dei dati. Risultati che per queste regioni potrebbero trasformar­si nel blocco temporaneo dei fondi come prevede il percorso a tappe verso il target finale previsto

Per l’Upb servirà oltre un miliardo per garantire le stesse cure domiciliar­i quando finiranno i fondi del Pnrr

dal Pnrr e cioè quello di raggiunger­e a casa con le cure entro giugno del 2026 oltre 840mila over 65 in più - soprattutt­o malati cronici - rispetto ad oggi: il traguardo finale è infatti quello di garantire l’infermiere a casa ( con il medico quando necessario) al 10% degli anziani italiani. Si tratta quasi di un record a livello europeo e di un salto per l’Italia oggi ferma a circa il 5 per cento. La spinta arriva dai 3 miliardi previsti dal Pnrr, risorse mai viste perché l’assistenza domiciliar­e è da sempre la Cenerentol­a della Sanità come tragicamen­te si è scoperto anche nei mesi più duri della pandemia.

Del resto la cosiddetta Sanità territoria­le - quella più vicina al cittadino - è il grande vulnus del nostro

Ssn dopo la chiusura di tanti ospedali negli ultimi vent’anni: erano 1.197 nel 2007 e come ha certificat­o nei giorni scorsi l’Annuario del Ssn si sono ridotti a 996 nel 2022, in pratica più del 15% in meno. Ecco perché dal Pnrr ci si aspetta una svolta importante su questo fronte delle cure non solo con il potenziame­nto dell’assistenza domiciliar­e ma anche con la creazione delle nuove attese strutture sul territorio: dalle Case agli ospedali di comunità che avranno il compito di far diminuire la pressione sugli ospedali, a cominciare dai pronto soccorso oggi sommersi di richieste di assistenza, spesso anche non urgenti.

C’è un nodo però che andrà affrontato presto e che riguarda il solito problema che affligge la Sanità da molti anni a questa parte: quello della coperta delle risorse troppo corte rispetto ai bisogni sempre maggiori di cure. Non solo sarà necessario trovare i fondi per pagare il personale che dovrà popolare le nuove strutture quando saranno a regime, ma si dovranno anche garantire le risorse per assicurare lo stesso livello di cure domiciliar­i che si raggiunger­à nel 2026 ( il 10% degli over 65% curati a casa) grazie ai fondi del Pnrr che però finiranno. Una prima stima l’ha fatta l’Upb: « Quando le risorse del Pnrr saranno esaurite - ha scritto l’Ufficio parlamenta­re di bilancio - si dovrà rinvenire nei finanziame­nti al Ssn più di un miliardo per dare continuità ai servizi di assistenza domiciliar­e » .

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