Ha impedito ingresso di due convogli a Gaza
La Casa Bianca: impegni rispettati ma serve sforzo maggiore per gli aiuti
Israele sta rispettando gli impegni dichiarati sull’apertura di nuovi valichi per l’afflusso di aiuti a Gaza, ma lo sforzo non è ancora « sufficiente » rispetto alla portata della crisi umanitaria. Lo ha dichiarato ieri il portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, sottolineando che l’amministrazione americana spinge per intensificare e ampliare i volumi dell’assistenza a favore della popolazione palestinese.
I vertici militari israeliani avevano dichiarato a inizio settimana il transito di oltre 1.200 camion di aiuti nell’arco di tre giorni, segnando un picco di 468 mezzi in movimento nella sola giornata di martedì 9 aprile. Ora l’esercito, scrive il quotidiano locale Times of Israel, rivendica l’apertura di nuovi canali per il trasporto di aiuti umanitari nella Striscia. Il primo convoglio è stato trasferito nella notte fra giovedì e venerdì attraverso il cosiddetto « valico del Nord » , un nuovo passaggio sul confine settentrionale dell’enclave, posto vicino al Kibbutz Zikim. Le Israel defense forces hanno dichiarato che gli aiuti sono stati ispezionati « accuratamente » dalle autorità al valico di frontiera di Kerem Shalom, sul confine meridionale di Gaza, prima di entrare attraverso l’estremo opposto della Striscia. Tuttavia il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric sostiene che Israele ha impedito ieri a due convogli umanitari di raggiungere il nord di Gaza. Washington sembra riconoscere la maggiore apertura, ma chiede uno sforzo aggiuntivo per lenire un’emergenza umanitaria sempre più acuta. Samantha Power, amministratrice della Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale ( United States Agency for International Development, Usaid) ha dichiarato ai deputati Usa che le condizioni nella Striscia sono tra « le più terribili che abbia mai visto nella mia carriera » .
Oxfam, una Ong, ha lanciato un allarme sulla insicurezza alimentare che prolifera in una Striscia sotto lo scacco dopo oltre sei mesi di conflitto.
Secondo una nota diffusa ieri dall’organizzazione 300mila gazawi « intrappolati » nel nord di Gaza sono stati costretti a sopravvivere consumando circa 245 calorie al giorno a testa, dal 30 gennaio a oggi. Si parla dell’equivalente di 100 grammi di pane. « Si tratta - scrive Oxfam nella nota - di meno del 12% del fabbisogno calorico necessario di 2.100 calorie a persona, calcolato sulla base di dati demografici che tengono conto delle variazioni per età e sesso » .
Sempre secondo le stime di Oxfam, attualmente l’ingresso a Gaza è garantito a meno della metà dei camion con gli aiuti alimentari minimi: 105 contro i 221 necessari a « non privare la popolazione del cibo necessario per sopravvivere » si legge in una nota della Ong. Oxfam denuncia come la « carestia sia imminente nel nord di Gaza e come quasi l’intera popolazione soffra di malnutrizione acuta, con 1,1 milioni di persone allo stremo » . Diversi « bambini stanno già morendo di fame e malattie, mentre le infrastrutture essenziali sanitarie e idriche sono in gran parte distrutte » . Il ministero della Sanità di Gaza, sotto il controllo di Hamas, ha dichiarato ieri che il totale di vittime palestinesi è salito ieri a 33.634 vittime.