Dell’editoria più grave e preoccupante
I timori dopo una legge di Bilancio che ha tagliato tante risorse al comparto
Il settore dell’editoria boccheggia. E invece di avere la mano necessaria da parte del Governo « le imprese editoriali attendono interventi che tardano ad arrivare » .
È dura la nota con cui la Fieg torna a chiedere al Governo – verrebbe da pensare a valle di interlocuzioni non andate per il verso giusto – un supporto per non rimanere inghiottita dalle sabbie mobili della crisi che si sta abbattendo sull’industria dei quotidiani e dei periodici che, comunque, è pur sempre da considerare nella sua essenza di presidio « strategico per la democrazia » . Il paradosso, sottolinea il presidente della Federazione degli editori di giornali, Andrea Riffeser Monti, è che « si mantengono ingenti finanziamenti verso settori non strategici per la democrazia, come lo è invece la stampa. E, questo, mentre la tenuta del settore suscita già particolari preoccupazioni all’indomani di una legge di bilancio che ha tagliato risorse al comparto » .
Chiaro il riferimento al Fondo Straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, cancellato con un tratto di penna insieme con la sua dote di 140 milioni. Queste, infatti, erano le risorse per il 2023 del Fondo, salite peraltro rispetto ai 90 milioni del 2022 messi a disposizione degli editori nella precedente legislatura. Una dote pensata con l’obiettivo di incentivare innovazione tecnologica e transizione digitale che si è tradotta, in estrema sintesi, in un contributo di 5 centesimi ( poi aumentati a 10) alle realtà editoriali per ogni copia venduta; aiuti alle edicole; aiuti per le assunzioni nelle redazioni e sostegni per gli investimenti nel digitale ( validi anche per radio e Tv).
Ma non c’è solo questo. « Nei primi mesi del 2024 – aggiunge Riffeser – il fatturato pubblicitario della stampa ha subito un calo del 13,7% e, dopo la decisione di eliminare l’obbligo della pubblicazione dei bandi degli appalti dei giornali, la pubblicità legale dei quotidiani è diminuita del 53,6 per cento » . Un colpo, quello dell’eliminazione dell’obbligo di pubblicare i bandi sui giornali, che il settore ha cercato di scongiurare in tutti i modi segnalando i contraccolpi sui conti, ma anche sulla trasparenza dell’informazione da garantire su queste tematiche.
Da qui la scelta di rivolgere « un serio invito al governo e a tutte le forze politiche, affinché siano coese nella volontà di contrastare la cattiva informazione, garantendo una informazione di qualità, fondamentale tanto più in un periodo di confronto elettorale » . A tale fine, ha concluso Riffeser Monti, « è indispensabile e urgente incrementare in maniera adeguata le risorse di sostegno al settore, così da favorire gli investimenti tecnologici necessari in un periodo in cui l’intelligenza artificiale rischia di essere un treno ad altissima velocità che potrà compromettere il pluralismo dell’informazione se restasse appannaggio di chi ha incalcolabili risorse fuori dai nostri confini nazionali » .