Il Sole 24 Ore

Consorzio Vini Alto Adige: espression­e autentica di un territorio ricco di storia

Il presidente Andreas Kofler punta a raggiunger­e nuovi traguardi, mantenendo alta la qualità di una produzione vinicola sempre più apprezzata all’estero

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Fondato nel 2007, il Consorzio Vini Alto Adige è la vetrina dei vini altoatesin­i a livello locale e internazio­nale. Ne fanno parte tutte le cantine sociali, le tenute e i vignaioli indipenden­ti del territorio. Con sede a Bolzano, il Consorzio è diventato il centro di competenza e di riferiment­o per tutti i soggetti che operano nel settore vinicolo, oltre a farsi carico di un’ampia gamma di servizi per i suoi associati.

Andreas Kofl er, presidente della Cantina Kurtatsch, ha diretto l’attività del Consorzio nelle vesti di presidente negli ultimi tre anni ed è stato riconferma­to lo scorso giugno. Kofl er, che lavora anche come docente presso la scuola profession­ale Laimburg, si propone di guidare il Consorzio verso nuovi traguardi, mantenendo sempre alto il livello di qualità e promuovend­o la valorizzaz­ione del territorio e delle tradizioni vinicole dell’Alto Adige.

Fra tutte le zone vinicole italiane, l’Alto Adige è una delle più circoscrit­te ma, grazie alla sua posizione geografi ca, anche una delle più variegate. Quasi 4.800 viticoltor­i coltivano circa 5.800 ettari di vigneti in zone climatiche molto eterogenee, su terreni diversi e ad altitudini che variano dai 200 ai 1.000 metri di quota. È da questa varietà di terroir che scaturisce un novero così ampio di vini d’eccellenza.

Inoltre, l’Alto Adige gode di un clima mite, di tipo continenta­le alpino, che si distingue per le forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, creando così condizioni ideali per coltivare la vite. Mentre a settentrio­ne la catena alpina, con le guglie svettanti, protegge il territorio dai venti freddi e umidi che spirano da Nord, verso Sud le catene montuose si aprono, lasciando entrare nel territorio le correnti calde mediterran­ee. Il profi lo orografi co di questa terra si presenta quindi come un mosaico complesso, solcato da valli e montagne che racchiudon­o tanti microclimi diversi.

“La vendemmia del 2023 è andata bene anche perché la presenza di aziende di piccole dimensioni permette di affrontare meglio situazioni climatiche problemati­che, consente infatti di reagire più velocement­e - dichiara Kofl er -. Abbiamo mantenuto gli stessi livelli quantitati­vi del 2022, registrand­o una leggera crescita del + 1%. La qualità è eccellente in quanto, soprattutt­o per quanto riguarda le varietà bianche, i valori di zucchero sono rimasti più bassi del normale. Di conseguenz­a sono state minori anche le gradazioni alcoliche”. La molteplici­tà dei terroir fa sì che in Alto Adige trovino condizioni di crescita ideali ben 20 vitigni diversi, da cui deriva una quantità di vini d’eccellenza davvero sorprenden­te per una zona di produzione così circoscrit­ta. I vitigni più diffusi sono i bianchi, che abbraccian­o il 65% della superfi cie coltivata, mentre fra i rossi, oltre ai due vitigni autoctoni Schiava e Lagrein, da più di un secolo si coltivano in modo sistematic­o quasi tutte le varietà più note. Il Consorzio sarà presente al Vinitaly, in programma a Verona dal 14 al 17 aprile 2024, con una selezione di vini prestigios­i ( annata 2023 e alcune riserve) tra cui il Gewürztram­iner, che occupa indubbiame­nte un posto d’onore. Oggi questo bianco aromatico, conosciuto già nel Duecento, non solo è uno dei vini più richiesti in Alto Adige, ma è molto apprezzato a livello nazionale.

In tempi più recenti, anche la Schiava si sta rivelando un vino di tendenza. “Questo vitigno autoctono è oggi un rosso di punta dell’Alto Adige, dove è prodotto fifin fi n dal Cinquecent­o - spiega Kofl Koflfl er -. Negli ultimi anni la superfific­ie superfi cie coltivata è diminuita, ma in compenso la qualità della Schiava imbottigli­ata è cresciuta a ritmi molto sostenuti e oggi questo vino sta vivendo un periodo di rinnovato successo. Nella nostra vetrina non potrà mancare il Lagrein, ma anche il Pinot nero, di cui il nostro territorio vanta un’importante produzione. Tra i bianchi, porteremo Pinot Bianco, Chardonnay, Pinot Grigio, Sauvignon Blanc, Kerner, Riesling, MüllerThur­gau. Come ogni zona vinicola, anche la nostra vanta alcuni vitigni storici locali, fra i quali spiccano lo Zweigelt, il Blatterle, il Frauler e il Versoaln”.

Grazie alla diffusione crescente dei vitigni bianchi, negli ultimi decenni l’Alto Adige si è conquistat­o una fama internazio­nale di produttore di vini bianchi eleganti e pregiati. “Le altitudini e il clima soleggiato ma fresco e ventilato e la presenza di forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, favoriscon­o la produzione di uve bianche. Non solo, anche i cambiament­i climatici degli ultimi anni hanno avuto un impatto signifi cativo, favorendo la produzione in questa direzione. La conca di Bolzano resta comunque la zona privilegia­ta per coltivare il Lagrein”, spiega Kofl er.

Non bisogna dimenticar­e che la cultura vinicola dell’Alto Adige è fra le più antiche d’Europa, basti ricordare che quando i Romani giunsero in questo territorio, nel 15 a. C., vi trovarono una viticoltur­a già sviluppata da secoli da parte dei Reti. A partire dall’ottavo secolo dopo Cristo, diversi ordini monastici bavaresi e svevi acquistaro­no delle tenute in Alto Adige. Un periodo di grande fi oritura della produzione vinicola fu anche quello della dominazion­e asburgica, culminata nella scelta dell’arciduca Giovanni di coltivare per la prima volta in questo territorio i vitigni borgognoni e bordolesi. A lui si deve anche l’introduzio­ne e la diffusione del Riesling. Dal 1980, la viticoltur­a altoatesin­a ha compiuto dei passi avanti sorprenden­ti imprimendo una spinta qualitativ­a inarrestab­ile.

Arrivando ai giorni nostri, in che modo è possibile proteggere i vitigni da eventi climatici estremi? “Si tratta senz’altro di una delle sfifisfi - de principali per i viticoltor­i - afferma Koflfler Kofl er - Tuttavia, l’installazi­one di reti antigrandi­ne, per esempio, può proteggere i vigneti dalle grandinate, riducendo i danni alle uve e alle viti stesse. Attualment­e, più di un terzo dei vini prodotti nel territorio è destinato all’esportazio­ne. “L’obiettivo è crescere ancora. Fino a qualche anno fa, la metà dei vini altoatesin­i veniva infatti venduta in regione e l’export si limitava al 20% - dichiara Kofl er -. Oggi la quota è aumentata. Al primo posto restano in testa la Germania che apprezza, in particolar­e, le varietà Sauvignon Blanc, Lagrein, Pinot Grigio, Pinot Bianco, e la Svizzera, dove i consumator­i richiedono vini più forti come Merlot, Cabernet, Lagrein, Santa Maddalena. È in costante crescita la quota degli Stati Uniti ( Pinot Grigio e Schiava), ma anche Regno Unito e Paesi asiatici lasciano ben sperare”.

Kofl er guarda al futuro con ottimismo: “I giovani dell’Alto Adige sono interessat­i a portare avanti la tradizione enologica - afferma il presidente -. Grazie alla loro passione e al loro impegno che riscontro ogni giorno, potremo mantenere viva l’eredità vinicola del nostro territorio”.

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