JPMorgan, utili a 13,4 miliardi ma Wall Street vede la frenata
I big macinano profitti ma il margine di interesse delude le attese del mercato Wells Fargo e Citi, profitti in calo ma oltre le stime Corre invece BlackRock
Guidate da JP Morgan le grandi banche americane macinano profitti trimestrali, ma dietro la facciata dei conti fanno capolino pressioni sulla redditività e sull’outlook, nutrite da incognite economiche e dal continuo, elevato costo del denaro. Nei primi tre mesi dell’anno il principale istituto statunitense ha messo a segno un aumento degli utili del 6% a 13,42 miliardi di dollari, pari a 4,44 dollari per azione che hanno surclassato previsioni di 4,17 dollari. Le entrate sono lievitate del 9% a 41,93 miliardi, oltre i 41,69 miliardi attesi. I risultati non sono tuttavia bastati a esorcizzare timori di maggiori frenate al cospetto d’una cruciale misura della performance che si sta adesso appannando: il margine d’interesse.
È stato lo stesso veterano chief executive e chairman Jamie Dimon, da vent’anni al vertice, a dipingere il quadro di un’economia con « molti indicatori che rimangono favorevoli » e però ostaggio di interrogativi. Dimon ha alzato la guardia davanti a « un numero di forze incerte » , citando le « persistenti pressioni inflazionistiche, che probabilmente proseguiranno » come le « terribili guerre e violenza » che minacciano crisi geopolitiche. Sotto osservazione è anche l’impatto del quantitative tightening della Federal Reserve, la progressiva riduzione del portafoglio della Banca centrale oggi da 7.500 miliardi, definito un evento senza precedenti per dimensioni. Bilancio e diagnosi hanno spinto il titolo JP Morgan in ribasso di oltre il 5 per cento.
La banca ha potuto contare tra gennaio e marzo su entrate da investment banking lievitate del 27% a due miliardi. Il trading è invece scivolato del 5% a 8 miliardi. Nuove tensioni sono tuttavia emerse in particolare sul fronte di attività “core” legate al credito: il net interest margin, calcolato come differenza tra quanto la banca ottiene sui prestiti e quanto elargisce sui depositi, ha portato in dote una crescita dell’ 11% a 23,08 miliardi. Un andamento che ha però rappresentato un declino sequenziale, il primo dal 2021, e deluso pronostici di 23,13 miliardi. La banca ha alzato leggermente le stime per tutto il 2024 sul margine d’interesse, a 89 miliardi, ma la cifra è rimasta in linea con l’anno scorso.
Gli elevati tassi negli Stati Uniti, che sembrano destinati a rimanere tali più a lungo in risposta alla tenacia dell’inflazione, sono diventati sempre più un’arma a doppio taglio per le banche: hanno finora sostenuto exploit dei profitti, perché gli istituti rincarano le condizioni sui prestiti assai più rapidamente di quanto non migliorino i pagamenti ai clienti. Ma una resa dei conti appare in atto, con il proliferare di prodotti che rendono meglio per i consumatori mentre erodono i profitti del settore. Senza considerare che il protrarsi di alti tassi potrebbe provocare ulteriori scosse riducendo la domanda di credito e aumentando i default.
JP Morgan, che ha inaugurato una stagione di utili trimestrali della Corporate America attesi a rialzi del 3,2%, resta in realtà la nave ammiraglia della finanza Usa, reduce da profitti record per quasi 50 miliardi nel 2023. Lo spettro della perdita di smalto non è tuttavia circoscritto al suo leader. Se Wells Fargo ha battuto le attese, i profitti sono scesi del 7% a 4,62 miliardi e ha riportato cali dell’ 8% nelle entrate da margine di interesse. Citigroup, reduce da riorganizzazioni, a sua volta pur superando i pronostici ha mostrato declini nei profitti del 27% a 3,37 miliardi e revenue scivolate del 2% a 21,10 miliardi. L’investment banking ha marciato del 35 per cento. Il margine di interesse è invece scivolato sequenzialmente. E per l’intero anno entrambe le banche prevedono declini di questa voce.
Tra gli altri big della finanza a riportare i bilanci anche il re dell’asset management BlackRock: le attività in gestione sono cresciute del 15% a 10.500 miliardi , i profitti sono saliti del 36% a 1,57 miliardi. Riscosse nei mercati azionari globali hanno gonfiato le commissioni.