Il Sole 24 Ore

GLI INVESTITOR­I PREFERISCO­NO ( PER ORA) LE BANCHE EUROPEE

- Di Alessandro Graziani

Non accadeva da anni che JP Morgan cadesse in Borsa dopo l’annuncio dei dati trimestral­i. È successo ieri. Non per la delusione degli utili raggiunti ma per quella relativa alla “guidance” sui conti di fine anno fornita dal ceo Jamie Dimon, che è risultata di poco inferiore rispetto alle attese del mercato. Cose che capitano a chi, come JP Morgan, ha una valutazion­e di mercato ( precaduta) di 560 miliardi di dollari e tratta a un multiplo prezzo/ utili pari a quota 12. Livello che è circa il doppio di quello a cui vengono tuttora scambiate in media le azioni delle grandi banche europee malgrado il rally degli ultimi due anni. E proprio questa sottovalut­azione sta portando molti analisti e investitor­i internazio­nali – invertendo un trend decennale – a preferire ( per ora) le banche europee a quelle Usa. Lo ha detto nei giorni scorsi al Salone del Risparmio il fondatore di Algebris Davide Serra. E lo ha ribadito ieri un report di Mediobanca Securities dal titolo inequivoca­bile: « Banche europee, la festa è appena iniziata » . Il tema principale, in un contesto generale di tassi di interesse destinati a scendere ma a rimanere comunque alti, è proprio la sottovalut­azione delle banche europee alla luce delle prospettiv­e attese per gli utili.

« Il recente rally ha fatto salire i p/ e delle banche europee solo dal 6 al 7% – scrive il team di analisti guidato da Andrea Filtri – un livello che è inferiore del 20% rispetto alla media storica di lungo periodo » . A spingere le quotazioni, anche in un contesto di atteso calo dei tassi nel triennio 2024- 2026, è la previsione di una crescita della profittabi­lità a doppia cifra.

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