GLI INVESTITORI PREFERISCONO ( PER ORA) LE BANCHE EUROPEE
Non accadeva da anni che JP Morgan cadesse in Borsa dopo l’annuncio dei dati trimestrali. È successo ieri. Non per la delusione degli utili raggiunti ma per quella relativa alla “guidance” sui conti di fine anno fornita dal ceo Jamie Dimon, che è risultata di poco inferiore rispetto alle attese del mercato. Cose che capitano a chi, come JP Morgan, ha una valutazione di mercato ( precaduta) di 560 miliardi di dollari e tratta a un multiplo prezzo/ utili pari a quota 12. Livello che è circa il doppio di quello a cui vengono tuttora scambiate in media le azioni delle grandi banche europee malgrado il rally degli ultimi due anni. E proprio questa sottovalutazione sta portando molti analisti e investitori internazionali – invertendo un trend decennale – a preferire ( per ora) le banche europee a quelle Usa. Lo ha detto nei giorni scorsi al Salone del Risparmio il fondatore di Algebris Davide Serra. E lo ha ribadito ieri un report di Mediobanca Securities dal titolo inequivocabile: « Banche europee, la festa è appena iniziata » . Il tema principale, in un contesto generale di tassi di interesse destinati a scendere ma a rimanere comunque alti, è proprio la sottovalutazione delle banche europee alla luce delle prospettive attese per gli utili.
« Il recente rally ha fatto salire i p/ e delle banche europee solo dal 6 al 7% – scrive il team di analisti guidato da Andrea Filtri – un livello che è inferiore del 20% rispetto alla media storica di lungo periodo » . A spingere le quotazioni, anche in un contesto di atteso calo dei tassi nel triennio 2024- 2026, è la previsione di una crescita della profittabilità a doppia cifra.