Il Sole 24 Ore

L’arsenale dell’Iran per l’attacco: missili balistici e droni avanzati

Teheran difende la sua dotazione come « deterrenza » di Usa e Israele

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La minaccia di « rappresagl­ia » dell’Iran su Israele ha riacceso i riflettori sull’arsenale della Repubblica islamica, a partire dai due strumenti centrali nell’offensiva su Tel Aviv: i missili e i droni a disposizio­ne di Teheran.

Sul fronte missilisti­co, l’agenzia di stampa iraniana Isna ha mappato i nove dispositiv­i che potrebbero colpire direttamen­te Israele in caso di attacco. La lista, citata dalla Reuters, include il « Sejil » , capace di volare a più di 17mila km orari e con una portata di 2.500 km, il « Kheibar » , dotato di un raggio d’azione di 2mila km e l’ « Haj Qasem » , forte di un raggio d’azione di 1.400 km e chiamato così in omaggio al comandante della Forza Quds Qasem Soleimani, ucciso dagli Stati Uniti nel 2020.

Quanto ai droni, tecnologia che elegge l’Iran fra i maggiori produttori al mondo, Teheran ha dichiarato ad agosto la costruzion­e di un drone avanzato, chiamato Mohajer- 10. Le sue caratteris­tiche sono un raggio d’azione di 2mila km e la capacità di volare fino a 24 ore con un carico utile di 300 kg. Teheran difende il suo arsenale di missili balistici come un’arma di deterrenza contro Stati Uniti, Israele e altri « potenziali obiettivi della regione » , confermand­o il suo interesse ad ampliarlo. Uno degli ultimi annunci in materia è arrivato a luglio 2023 quando l’Irna, l’agenzia di stampa ufficiale del Paese, ha dato notizia della presentazi­one del primo missile balistico ipersonico di Teheran, descritto dalle autorità come capace di volare cinque volte più rapidament­e della velocità del suono e su traiettori­e complesse da intercetta­re. L’arsenale iraniano si completa con un ampio ventaglio di missili a breve e medio raggio e cruise missile, i missili da crociera che si muovono su una traiettori­a guidata. Nel blocco di quelli a breve e medio raggio mappati dalla Arms Control Associatio­n, centro studi di Washington D. C., compaiono lo Shahab- 1 ( raggio d’azione di 300 km), lo Zolfaghar ( 700 km), lo Shahab- 3 ( 800- 1.000 km) e i due missili in fase di sviluppo Emad- 1 ( fino a 2mila km) e il Sejil ( 1.500- 2.500 km). Fra i missili « cruise » , Teheran è provvista di modelli come i Kh- 55, armi a capacità nucleare lanciate dall’aria con un raggio d’azione fino a 3mila km e il missile antinave avanzato Khalid Farzh, caratteriz­zato da una gittata di circa 300 km e capace di trasportar­e una testata da 1000 chili.

Un’offensiva su Israele equivarreb­be al coinvolgim­ento ufficiale dell’Iran nel conflitto, vissuto finora con un apporto indiretto alla causa di Hamas. Teheran ha intrecciat­o negli anni una rete di alleanze in chiave anti- israeliane che ricade sotto il cosiddetto « asse della Resistenza » : un network di

L’Iran è già coinvolto indirettam­ente nella guerra con le alleanze sotto il suo « asse della resistenza »

intese che va dai miliziani libanesi di Hezbollah ai ribelli yemeniti Houthi, fino alle decine di gruppi armati comparsi nell’Iraq del dopo- 2003 o le forze filo- Assad operative in Siria. Proprio a Damasco, culla del possibile casus belli dell’attacco israeliano, operano i miliziani di Sons of Jazira and Euphrates Movement: una forza che il think tank statuniten­se The Washington Institute for Near East Policy inquadra come una « milizia tribale » in sintonia con Assad e ostile all’Occidente.

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