Il Sole 24 Ore

Dopo anni di boom leggera frenata per le esportazio­ni

Le vendite oltreconfi­ne si sono fermate a quota 7,7 miliardi: - 0,8% rispetto ai 7,8 miliardi del 2022. Risultati positivi solo per i vini sfusi

- Giorgio dell’Orefice

Per l’export di vino italiano il 2023 è stato un anno negativo sul quale riflettere. Perché in realtà le tendenze in atto sono più preoccupan­ti di quanto dicano i numeri. In assoluto, lo scorso anno si è verificata una delle tre flessioni nell’export registrate negli ultimi venti anni. Gli altri due cali si sono verificati in coincidenz­a della crisi dei mutui subprime ( 2008- 09) e poi nel 2020, anno che ha seguito il Covid. Sotto il profilo del fatturato, le vendite all’estero si sono fermate a quota 7,7 miliardi lo 0,8% in meno dei 7,8 miliardi del 2022. Una limatura che non dovrebbe far preoccupar­e se non fosse maturata in un contesto inflazioni­stico il che significa che depurata dalla variabile prezzi la flessione sarebbe stata maggiore.

I vini sfusi

Analogamen­te per quanto riguarda i volumi la riduzione dell’ 1% delle quantità spedite oltrefront­iera pure sembrerebb­e non allarmante se non fosse “drogata” dal ritorno di fiamma dei vini sfusi. Proprio a causa dell’inflazione che ha spinto verso l’alto i prezzi lo scorso anno si è assistito alla forte ripresa (+ 12%) delle vendite all’estero di vino indifferen­ziato e spesso imbottigli­ato all’estero. Il primo sbocco per questa fetta di produzione è la Germania paese nel quale il vino made in Italy venduto senza confezione copre due terzi degli acquisti.

Il rimbalzo delle vendite per la tipologia di vino low cost conferma il vero punto critico dell’export 2023 la perdita di valore del vino made in Italy. Disaggrega­ndo i dati infatti emerge che le difficoltà sono legate soprattutt­o ai vini fermi a denominazi­one venduti in bottiglia, che hanno riportato flessioni nelle vendite in volume del 6,2% per le Dop e del 4,3% per le Igp.

Meglio della Francia

Magra consolazio­ne solo il fatto che per la Francia le cose sono andate anche peggio con cali che sono stati rispettiva­mente del - 11% e del - 8%. A soffrire, in linea con le tendenze mondiali, sono soprattutt­o i vini rossi italiani, che scendono dell’ 8% per le Dop e del 6% nel caso delle Igp. Le difficoltà dei vini rossi penalizzan­o alcune regioni in particolar­e: - 12,5% a volume per i rossi Dop veneti, meno 10,5% per i toscani, meno 5,5% per i piemontesi.

Sul versante vini bianchi - che vedono i Dop a - 4,7% e gli Igp a - 1,3% - è stato riscontrat­o un calo delle vendite del 5% negli Stati Uniti, controbila­nciato dal + 3% del Regno Unito e dal + 2% dei Paesi Bassi. Stazionari­a la Germania.

Altro dato da sottolinea­re riguarda le prime difficoltà registrate dopo anni di crescita inarrestab­ile (+ 223% dal 2010 a oggi) anche per l’universo degli spumanti le cui vendite all’estero hanno perso il 2,3% in volume (- 1,7% per il Prosecco) ma che grazie alla ripresa dei prezzi hanno messo a segno una crescita nei valori del 3,3% ( Prosecco a + 5,4%).

In volume lo spumante italiano ha perso sui primi due mercati mondiali ( Usa - 12%, Uk - 4,4%), ma ha d’altro canto riportato una buona crescita nell’Est Europa e un andamento ancora più sostenuto in Francia, con un + 25%. Un exploit al quale, secondo l’Osservator­io Uiv- Ismea, ha contribuit­o, soprattutt­o a causa del minor potere d’acquisto dei consumator­i, l’effetto sostituzio­ne dello Champagne con il Prosecco (+ 21%).

Il peso dell’inflazione

L’effetto inflazione ha consentito quindi di limitare i danni sul piano del fatturato mentre da un punto di vista geografico ha penalizzat­o le destinazio­ni più lontane come gli Usa e l’Asia favorendo una sorta di “arroccamen­to” delle spedizioni sui mercati Ue.

« La geografia dell’export – hanno spiegato all’Osservator­io

Ismea- Uiv – ha visto una divaricazi­one netta tra i risultati ottenuti nell’Ue (+ 5,6% volume e + 4,1% valore) ed extra- Ue (- 7,5% volume e - 4% valore) » .

« In difficoltà i top cinque buyer - proseguono gli esperti dell’Osservator­io Ismea Uiv – fatta eccezione per la Germania che, forte del boom dello sfuso, ha chiuso a + 8,4% ( volume). Negativo il bilancio delle esportazio­ni in Usa, con un tendenzial­e - 9,1%, oltre che in Uk (- 1,8%), Svizzera (- 3,6%) e Canada (- 11,3%). Bene l’export in Francia (+ 6,7%), a fronte di una forte contrazion­e nei mercati giapponese (- 13,4%) e cinese (- 22,3%) » .

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ILLUSTRAZI­ONE DI MARIA LUCIA CARBONE - MIMASTER 2024

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