La bottiglia spesso costa troppo
QForse eccessivamente, soprattutto negli ultimi tempi. I grandi ricarichi nelle carte dei ristoranti infatti rischiano di ridurre sensibilmente i consumi e di tagliare fuori una fetta di pubblico. È curioso, a pensarci bene, che la voce “vino” sia così sproporzionata rispetto al pasto consumato.
Detto questo, i prezzi sono molto alti ovunque nel mondo, soprattutto in paesi come la Cina, il Giappone o gli Emirati Arabi, solo per fare alcuni esempi di grandi importatori. Ciò è dovuto principalmente a dazi doganali elevati, ma non solo. Laddove non c’è tradizione di consumo del vino, i costi di gestione, anche del servizio al calice, richiedono un’attrezzatura che non è standard, oltre alla formazione del personale a oggi forse un po’ poco preparato sull’argomento.
La ristorazione e gli hotel di lusso in Italia si stanno allineando a prezzi molto importanti, giacché qui da noi il consumo prevalente riguarda la produzione interna e non l’importazione. Escludo le enoteche da questa considerazione le quali, invece, stanno proponendo i ricarichi abituali che si aggirano intorno al 40% sullo scaffale.
Il livello qualitativo dei vini italiani è in continua crescita, soprattutto su una fascia di prezzo decisamente competitiva. Operando nel settore da lungo tempo, tendo a conoscere i listini di un vasto numero di aziende; bottiglie che molte volte ritrovo nelle carte dei ristoranti con ricarichi estremi. Il servizio al bicchiere sotto questo punto di vista è ancora più redditizio per il rivenditore. Si tratta di un andamento che perde di vista una questione importante riguardo ai consumi, ad esempio il semplice fatto che se un tavolo con quattro coperti beve una bottiglia di vino, probabilmente ne prenderebbe due se costassero quel 25% in meno.
I vini italiani per mantenere una tradizione non possono subire i ricarichi attuali. La colpa non è dei produttori che hanno dovuto ritoccare i listini per evidenti necessità dovute alla crescita dei costi energetici, del vetro e via dicendo; sto parlando di chi quel vino lo ha fatto, oltretutto, lavorando nella vigna e in cantina.
Pertanto, la logica quale dovrebbe essere? Uno lavora mentre un altro – che lavora di meno su quel prodotto – guadagna decisamente più di lui. Sicuramente un curioso modo di vedere le cose. I ristoratori italiani possono ricaricare quanto vogliono, ma devono sapere che un servizio al calice che parte da 20 euro non è certo di “accompagnamento”, anche se il contesto è lussuoso.
Sarebbe bene che si desse la possibilità di bere qualcosa di nostrano che rispecchi la tradizione, giacché fino a prova contraria siamo fra i più importanti produttori di vino al mondo.
Nel servizio al calice il prezzo esagerato è ancora più evidente, rischia di penalizzare i produttori italiani