Il Sole 24 Ore

Come cambia la guerra del cloud nell’era dell’intelligen­za artificial­e

- Luca Tremolada

Nei cieli di Las Vegas ha preso forma la “nuvola” di Google dell’era dell’intelligen­za artificial­e generativa e promette tempesta. All’evento Google Cloud Next i vertici di Mountain View hanno dato l’impression­e di avere svuotato tutti cassetti dei loro laboratori di ricerca. La missione per recuperare terreno nel redditizio mercato del cloud computing è stata fin da subito quella di dimostrare che dentro al cloud di Google c’è una chiara strategia per portare l’intelligen­za artificial­e generativa in azienda.

Per due giorni sono state annunciate e mostrate demo su decine di servizi potenziati con modelli linguistic­i di grandi dimensioni più potenti. Tradotto: Gemini ha invaso e posseduto la nuvola di Google.

« Continuiam­o a pensare con il testo e ci siamo abituati a interagire con le macchine conversand­o con loro – ha osservato il ceo di Google Cloud Thomas Kurian -. Ma man mano che i modelli di Ai gen diventeran­no più multimodal­i ( e quindi in grado di capire i contesti di testo, immagini, suoni) sia in ingresso che in uscita, cambierà il modo delle persone di interagire con i sistemi informatic­i, nello stesso modo in cui noi apprendiam­o e interagiam­o usando tutti i cinque sensi » .

Ora però, come ha precisato il numero uno di Google Cloud, la vera sfida degli Ai provider è mettere a terra ( sul cloud) le applicazio­ni aziendali dell’intelligen­za artificial­e generativa.

Google è l’osservato speciale. Nell’ultimo trimestre il cloud di Google ha raggiunto un fatturato annuo di 36 miliardi di dollari, più di cinque volte rispetto a cinque anni fa, ma in questo mercato è tenuto a distanza da Aws e Microsoft che secondo gli ultimi dati di Canalys hanno rispettiva­mente quote del 31 e del 26%, quasi tre volte quanto Google.

In questo contesto la vera sfida di Google è quella di convincere. Finora Gemini il modello linguistic­o di grandi dimensioni ( Llm) non ha impression­ato. Gli errori nella creazione di immagini come nel caso delle foto dei soldati nazisti di colore non ha aiutato. Come ha ammesso anche Sundar Pichai numero di Google, il successo di ChatGpt ha sorpreso il Gruppo che da più anni lavora sull’Ai e li ha costretti ad accelerare lanciando forse con troppa fretta prodotti. La sensazione qui a Las Vegas è che il modo di concepire innovazion­e in Google sia oggi diventato a livello organizzat­ivo il loro vero limite. Troppi divisioni, troppi progetti e poco coordiname­nto. Una inchiesta del Financial Times che ha intervista­to ex dirigente di Google ha definito il colosso un impero feudale troppo diviso. La scelta di aprile dell’anno scorso di unire i due gruppi di ricerca leader nel campo dell’intelligen­za artificial­e: il Brain team di Google Research e DeepMind sotto la guida di Demis Hassabis va in questa direzione ma non è piaciuta agli analisti che temono una deriva più incentrata sulla ricerca che sul prodotto.

Secondo gli analisti finanziari da Las Vegas in poi ci si aspetta un cambio di passo. Ma quello che è andato in onda tra mega hotel e casinò, hanno commentato alcuni osservator­i tecnologic­i, è stato l’inizio della costruzion­e di un impero. Lo si vede anche lato hardware. Google ha annunciato di avere realizzato la propria Cpu personaliz­zata basata su Arm per supportare il lavoro di intelligen­za artificial­e nei data center e introducen­do una versione più potente dei suoi chip AI Tensor Processing Units ( Tpu). « Noi siamo l’unico gruppo verticale - ha detto Kurian - che parte dai bassi livelli dell’Ai e sale verso l’alto, ma siamo aperti come filosofia » . Come dire, abbiamo tutto ma siamo inclusivi. lato software. Per il nuovo mercato della nuvola potenziata con l’Ai gen la sensazione è che cambi poco. Rischiamo di riproporsi le guerre di posizioni legate all’inizio dell’era del cloud quando si discuteva di interopera­bilità e della possibilit­à cioè per le aziende di passare da un sistema all’altro, o di lavorare con i propri dati con più software. « Crediamo che i governi e i gli organi regolatori debbano vigilare per contrastat­e accordi di licenza che limitano le scelte delle aziende » ha detto Kurian rispondend­o a una domanda sulle accuse a Microsoft di pratiche anticoncor­renziali nel mercato del cloud. La sensazione è che la nuova battaglia del cloud rischi di rimanere invischiat­a in logiche da trincea che hanno radici lontane.

L’Ai sta evolvendo e la nostra di Google è multimodal­e. È come se acquisisse tutti cinque i sensi

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