Il Sole 24 Ore

L’EUROPA INERME TRA I DUE CONFLITTI

- Di Adriana Cerretelli

Non si sa quando e come finirà lo scontro tra due nemici implacabil­i, se l’attacco diretto dell’Iran a Israele, il primo del genere, porterà guerra in tutto il Medio Oriente o si fermerà in cerca di soluzione.

Si sa invece che la reazione dell’Europa è la stessa di sempre: parole di condanna e irrilevanz­a diffusa. Non può essere diversamen­te: oggi ci sono tante Unioni, economica, monetaria, commercial­e... ma non c’è l’Unione politica, militare o strategica. Gran Bretagna e Francia, certo, hanno fatto volare con gli Stati Uniti i caccia in aiuto di Israele ma Londra è fuori dall’Ue e sulla difesa Parigi gioca in proprio.

L’America di Biden, quindi, non ha chiamato al suo fianco l’Europa ma il G- 7 ( Usa, Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia). Come chiama la Nato.

Sgradevole ma inevitabil­e quando il continente era in pace e l’ordine mondiale più o meno stabile. Da due anni non è più così. L’Europa inerme si conferma ai margini della governance globale delle crisi geopolitic­he in atto, anche se oggi paradossal­mente se ne ritrova al centro ed è la prima a rischiare di esserne travolta. Senza più lo scudo americano a garanzia certa della sua integrità territoria­le, soprattutt­o se Donald Trump tornasse alla Casa Bianca.

Due anni di guerra in Ucraina però non sono trascorsi invano: la minaccia russa ai confini ha regalato due nuovi membri alla Nato, Finlandia e Svezia, e imposto all’Europa l’imperativo dell’autodifesa. Costruirla richiederà decenni e una complessa rivoluzion­e culturale, economica e industrial­e.

Ma i fronti di guerra non aspettano, anzi si complicano. L’attacco diretto dell’Iran a Israele è un salto nel buio, crea una nuova era di instabilit­à in Medio Oriente, vede l’ingresso ufficiale nel grande gioco della triplice russo- cinoirania­na. La stessa all’opera da tempo sul teatro ucraino dove le sorti del conflitto volgono a favore della Russia di Putin che fronteggia « un esercito con effettivi e munizioni insufficie­nti » denuncia il capo di stato maggiore ucraino che teme il peggio. La Germania invierà un’altra batteria di Patriot, la Finlandia propone divisione del lavoro tra Nato e Ue sulla difesa. Il presidente ucraino Zelensky invoca gli aiuti Usa: « L’azione dell’Iran minaccia l’intera regione e il mondo come quella russa minaccia di allargare la guerra » . Un sondaggio rivela che il 75% dei polacchi non vuole impegnare l’esercito in Ucraina.

La sconfitta di Kiev sarebbe un terremoto per l’Europa e l’intero Occidente che l’hanno aiutata: crisi di credibilit­à plateale e globale, umiliazion­e delle democrazie rispetto alle autocrazie. Se la disfatta fosse totale, l’Ue si ritrovereb­be con migliaia di chilometri in più di frontiere con la Russia. Se fosse parziale, vivrebbe in attesa di aggression­i future, costretta a gonfiare le spese militari. L’annientame­nto di Israele avrebbe conseguenz­a non meno nefaste. In breve, oggi l’Europa debole deve continuare ad aiutare entrambi, costi quel che costi. Ogni alternativ­a sarebbe peggiore.

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