Incassi posticipati o anticipati per definire il reddito annuo
Nella valutazione i soggetti tassati per cassa hanno una leva in più
La tassazione per cassa potrà essere utile per massimizzare i vantaggi del concordato preventivo biennale? E, se sì, potrà essere sindacabile la scelta di posticipare o anticipare gli incassi o i pagamenti del potenziale concordatario? Sono due domande che in molti si stanno ponendo, in vista del termine entro cui occorrerà decidere se accettare o meno i redditi proposti dal Fisco per il biennio 2024/ 2025.
È un dato di fatto che la convenienza della scelta sull’adesione al concordato preventivo biennale ( Cpb) si giocherà sostanzialmente sul differenziale negativo tra il reddito proposto e quello effettivo. Quanto più sarà inferiore il reddito concordato rispetto al quello effettivo, tanto più sarà stata azzeccata la scelta di aderire al Cpb.
I soggetti che tassano il reddito con il principio di “cassa”, come ad esempio i lavoratori autonomi, possono contare su leve che possono – si ritiene legittimamente – far traslocare un componente positivo o negativo, da un anno all’altro. Con tutte le conseguenze sul piano reddituale.
Un costo pagato nel 2024 riduce il reddito 2024. Il medesimo costo pagato nell’anno successivo riduce invece il reddito 2025. La stessa dinamica, ma con segno economico contrario, avviene per i compensi. Quindi, ad esempio, un professionista che decide ( legittimamente) di stoppare la fatturazione dei propri compensi nel 2024 per postergarli nel 2025, ottiene un effetto di trascinamento del proprio reddito da un anno all’altro.
Tutto ciò, come detto, si ritiene sia del tutto lecito ed è la naturale conseguenza di un regime di tassazione – quello per cassa – che individua il reddito imponibile sulla base dei flussi finanziari che dipendono, a loro volta, dalle legittime scelte che competono ai contribuenti interessati. Quindi non si vede come l’agenzia delle Entrate possa eventualmente sindacare, in una prospettiva di “abuso” nell’utilizzo dell’opzione per il concordato preventivo biennale, la scelta di anticipare o postergare il sostenimento di un costo o l’incasso di un onorario.
Il parere dell’Agenzia
In quest’ambito può essere utile ricordare una risposta data dall’Agenzia nel corso del recente Telefisco 2024: la deduzione del costo in applicazione del principio di cassa è individuabile nel momento di effettuazione dell’ordine di pagamento conferito alla banca. Nessuna rilevanza ai fini fiscali è da attribuirsi, invece, al momento in cui materialmente avviene poi l’addebito sul conto corrente dell’erogante.
Il caso riguardava un professionista che chiedeva la corretta deducibilità del costo nell’ipotesi di bonifico eseguito il 29 dicembre 2023, ma poi addebitato sul conto corrente il 2 gennaio 2024.
Secondo le Entrate, il momento in cui avviene l’addebito sul conto corrente del professionista da parte della banca attiene a un rapporto interno, che coinvolge esclusivamente il delegante e il delegato ed è dunque irrilevante ai fini fiscali.
L’Agenzia ha già avuto modo di chiarire che l’addebito sul conto del professionista non ha rilevanza fiscale