Media Usa: Israele attacca Rafah, paura e fuga a Nord
Il ministro della Difesa Yoav Gallant: « Non c’è altra scelta » . Gli Stati Uniti prendono le distanze: « Israele deciderà da solo »
La risposta di Israele all’attacco dell’Iran potrebbe essere « imminente » . Sono queste le indiscrezioni dei media americani sulle ultime decisioni prese dal Gabinetto di guerra israeliano. Intanto paura a Rafah, dove nei campi vivono 1,4 milioni di profughi scappati dalla guerra: la paura di un’operazione israeliana li sta spingendo verso Gaza City e il Nord della Striscia. Un esodo di proporzioni bibliche. Sull’eventuale atttacco israeliano all’Iran, gli Stati Uniti prendono le distanze: « Il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà una risposta » all’attacco iraniano « e quale sarà la risposta » . Un’inversione di tendenza, quella di Israele, rispetto a quanto dichiarato solo poche ore prima, in cui governo pareva orientato a prendere tempo, e non lanciare l’offensiva a Rafah nei prossimi giorni. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo il Washington Post, ha chiesto una lista di obiettivi iraniani da colpire. Nelle stesse ore l’esercito ha mobilitato i riservisti. L’esodo dei profughi palestinesi continua. Secondo l’agenzia Onu dei rifugiati, dal 7 ottobre 1,5 milioni di palestinesi hanno lasciato le loro case. In queste ore migliaia di persone scappano da Rafah e si spostano verso Nord. L’emergenza umanitaria resta alta. L’Onu ritorna sulla necessità degli aiuti umanitari a Gaza e le pressioni internazionali rimangono forti. Dopo che il presidente americano Joe Biden ha chiesto a Netanyahu di non rispondere agli attacchi dell’Iran, anche la Cina assume una posizione netta: « Lo spargimento di sangue nel conflitto » tra Israele e Hamas « non serve agli interessi di nessuna delle parti » . Il governo del premier israeliano rimane duramente contestato dall’opposizione.
La risposta all’Iran
L’attacco di sabato, lanciato dall’esercito di Teheran, è stato neutralizzato dalla contraerea israeliana e per questo Biden ha suggerito al premier israeliano di temporeggiare, « incassare la vittoria » e attendere. Per questo sorprende la scelta unilaterale del Gabinetto di guerra israeliano di rispondere con attacchi imminenti. Il ministro della Difesa Yoav Gallant è stato duro: « Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco dell’Iran » . Netta la presa di distanza americana. « Il governo israeliano decidera’ da solo se ci sarà una risposta » all’attacco iraniano « e quale sarà la risposta » . Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby, sottolineando che gli Stati Uniti « non sono coinvolti nell’eventuale risposta » israeliana.
L’offensiva a Rafah è stata per questo sospesa o almeno rimandata. Così pare. Anche se la difesa di Israele è allertata per rendere noti gli ordini di evacuazione per 1,4 milioni di persone che vivono nella città. Tuttavia l’esercito israeliano ha richiamato due divisioni di riservisti per prestare servizio a Gaza. L’Idf ha motivato la mossa dopo « una valutazione della situazione » sul campo. Le brigate - ha aggiunto il portavoce militare - sono destinate « ad attività operative sul fronte di Gaza » . Il loro richiamo - ha concluso - consentirà « gli sforzi continui e la preparazione per difendere lo Stato di Israele e la sicurezza dei civili » .
Gli aiuti
Il tema aiuti umanitari resta di grandissima attualità. Assicurare a Gaza gli aiuti necessari attuando la risoluzione 2027 dell’Onu resta una priorità, nonostante il contesto geopolitico viva nuove tensioni. Lo ha detto la coordinatrice Onu per gli Affari umanitari e la ricostruzione a Gaza, Sigrid Kach, che ha incontrato al Cairo il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. L’incontro - ha riferito il portavoce del ministero egiziano Ahmed Abu Zeid - è servito a fare il punto sul meccanismo degli aiuti, come previsto dalla risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu e a coordinare i vari sforzi in corso per farlo funzionare il più rapidamente possibile. Il ministro Shoukry ha colto l’occasione per ribadire la responsabilità giuridica e umanitaria delle parti internazionali nel garantire l’attuazione delle disposizioni della Risoluzione 2027 del Consiglio di Sicurezza e di tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale relative alla situazione di Gaza. « Affrontare seriamente e urgentemente la travolgente crisi umanitaria nella Striscia di Gaza » - ha detto - non può che passare per « un cessate il fuoco immediato e permanente, nonché implementando gli aiuti in modo completo, sicuro e intensivo in tutte le aree di Gaza, rimuovendo gli ostacoli posti da Israele a questo riguardo » .
L’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Palestinesi in Medio Oriente, spiega che il « maggiore timore sono le minacce israeliane di invasione terrestre a Rafah » , dove sono ammassati 1,5 milioni di profughi palestinesi, che se realizzate provocherebbero « un massacro anche peggiore » di quello registrato a Gaza negli ultimi sei mesi, dall’inizio della guerra fra Israele e Hamas. Raquel Martì, direttrice esecutiva del Comitato spagnolo dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Palestinesi in Medio Oriente, assicura che « non si era mai visto un tale grado di distruzione » nella regione. In dichiarazioni all’Efe, Martì ha segnalato che la situazione di sovraffollamento a Rafah « in tende da campo senza condizioni igienico sanitarie per poter vivere » sta provocando ogni giorno a circa 300.000 persone « diarree acute provocate dall’ingestione di acqua contaminata, perché Israele ha tagliato le condotte dell’acqua a Gaza » .
L’emergenza umanitaria rimane alta. Continua l’esodo dei profughi che scappano da Rafah e ora puntano verso Nord
La Cina
La Cina ritiene che « lo spargimento di sangue nel conflitto » tra Israele e Hamas « non serva gli interessi di nessuna delle parti e che tutte le parti coinvolte dovrebbero mantenere la massima calma e moderazione » . È quanto ha detto Zhai Jun, inviato speciale del governo di Pechino per la questione del Medio Oriente, nell’incontro avuto oggi con l’ambasciatrice di Israele Irit Ben- Abba Vitale. Zhai, nel resoconto della diplomazia di Pechino, ha aggiunto che « la priorità immediata è raggiungere un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, garantendo l’assistenza umanitaria » .