La lunga notte di sabato nella Situation room della Casa Bianca
I caccia americani hanno abbattuto più di 70 droni e missili da crociera iraniani
Quando i sistemi di difesa ed i caccia hanno abbattuto l’ultimo missile balistico iraniano diretto contro Israele, e sui monitor si è spenta anche l’ultima scia luminosa, i testimoni raccontano che dalla “stanza dei bottoni” si è levato un coro di sollievo.
L’attacco iraniano scattato sabato notte era stato imponente: 110 missili balistici, 185 droni e 36 missili da crociera. Tutti diretti contro un piccolo Paese, esteso poco meno della Lombardia. Molti più di quanto i servizi di intelligence e le sofisticate strumentazioni americane avessero stimato il giorno prima. La portata dell’attacco era « di fascia alta » , hanno ammesso funzionari Usa presenti. Era difficile immaginare che l’Iran ricorresse anche ai missili balistici.
Riuniti nella Situation Room, la stanza più sicura nel complesso della Casa Bianca, il presidente Joe Biden, circondato dai suoi consiglieri più fidati, ha seguito ogni fase della notte che poteva cambiare il Medio Oriente. Sono state ore particolarmente lunghe, quasi interminabili. Le cose potevano andare bene, e dunque l’attacco sventato non provocava né vittime, né danni ingenti. Ma potevano andare male. Ed in questo caso una grande guerra in tutta la regione sarebbe stato l’epilogo naturale.
I racconti fatti da alcuni funzionari presenti nella Situation Room ad alcuni inviati di media americani descrivono un clima estremamente teso. « A un certo punto abbiamo visto che nel cielo vi erano più di 100 missili balistici. La finestra di tempo per raggiungere Israele era molto breve, si parlava di minuti. Ovviamente l’efficacia dei sistemi di difesa non erano scontata » .
Il coro di « sollievo » è scattato anche come conseguenza di una situazione che poteva degenerare, con esiti catastrofici. Chi è stato nella stanza dei bottoni ha raccontato di un attacco finalizzato « a causare danni significativi in Israele » . « Il loro intento era quello di distruggere » , ha detto un funzionario della difesa. La Casa Bianca ha preferito concentrarsi sul successo dell’operazione. « Grazie a questi dispiegamenti e alla straordinaria abilità dei nostri militari, abbiamo aiutato Israele ad abbattere quasi tutti i droni e i missili in arrivo » , ha dichiarato Biden il giorno dopo.
Nessuno lo mette in dubbio: il contributo degli Usa nel difendere i cieli di Israele è stato essenziale. Un alto funzionario militare ha detto che gli aerei americani hanno abbattuto più di 70 droni e missili da crociera. Mentre i cacciatorpediniere statunitensi dispiegati nel Mediterraneo orientale hanno abbattuto sei missili balistici e una batteria di missili Patriot in Iraq ne ha abbattuto un altro.
È stata un’operazione coordinata con le forze armate del Regno Unito, anche loro capaci di abbattere diversi missili e droni, con quelle francesi e con quelle della Giordania, che ha partecipato all’operazione nonostante i missili iraniani che hanno sorvolato il suo spazio aereo fossero diretti oltre confine, in Israele.
« Davvero straordinaria » . Così un funzionario americano ha definito la cooperazione diplomatica ed il coordinamento militare tra gli alleati occidentali che ha visto il supporto attivo di alcuni Paesi arabi ( i sauditi hanno fornito informazioni di intelligence). Straordinario anche il fatto che sia accaduto tutto, o quasi, in una notte.
I giorni in cui gli Stati Uniti non sono mai stati così vicini ad
Israele, arrivando ad un intervento militare diretto per difenderlo, sono stati anche quelli in cui sono stati meno distanti dall’Iran. Nonostante le divergenze con il premier israeliano Netanyahu, Joe Biden aveva promesso il massimo sostegno ad Israele. Ha mantenuto la parola. I servizi di intelligence erano in allerta dal giorno dopo al raid israeliano che ha distrutto il consolato iraniano di Damasco. « Su mia richiesta, per sostenere la difesa di Israele, l’esercito Usa ha spostato aerei e cacciatorpediniere per la difesa missilistica balistica nella regione nel corso della scorsa settimana » , ha precisato Biden.
Eppure c’è qualcosa che suggerisce un’altra possibile pista. L’Iran può aver agito non per provocare più danni e vittime possibili ed innescare una guerra aperta, ma con l’intento di rispondere in modo proporzionale, contenuto e prevenibile. Perché ha avvertito, nei giorni e nelle ore precedenti, i Paesi della regione, perfino quelli arabi sunniti che dialogano con Israele, che sarebbe scattata la rappresaglia? Perché, anziché lanciare missili e droni dall’Iran, che impiegano ore prima di arrivare in Israele, non ricorrere invece ai missili balistici a disposizione degli Hezbollah libanesi, che sarebbero stati intercettati con molta più difficoltà e comunque non tutti? E soprattutto perché, ancora una volta, l’Iran, attraverso la mediazione dell’ambasciata svizzera a Teheran, si sarebbe messo in contatto con gli Stati Uniti poco dopo l’attacco, ancor prima che venisse abbattuto l’ultimo missile, assicurando che l’operazione era finita e non ci sarebbe stato alcun seguito, così come hanno spiegato funzionari dell’Amministrazione Biden?
Forse la guerra regionale può ancora essere evitata. Ma le bellicose dichiarazioni del Governo israeliano, deciso a rispondere con la forza, non lasciano presagire nulla di buono.
Teheran mentre ancora si stava svolgendo l’attacco ha fatto sapere alla Casa Bianca che la loro risposta finiva lì
Messaggio inviato tramite l’ambasciata svizzera poiché i due Paesi non hanno relazioni diplomatiche dirette