Il Sole 24 Ore

Dal Libano al Mar Rosso, gli italiani coinvolti

Il quadro tracciato alla Camera dal comandante interforze generale Figliuolo

- Andrea Carli

La soglia di allerta nella notte tra sabato e domenica, nelle ore concitate dell’attacco iraniano contro Israele, è stata per i militari italiani di stanza nel Sud del Libano se possibile ancora più alta. Ma non sono stati gli unici ad aver provato la sensazione di essere in prima fila nel teatro di guerra. Anche perché, per dirla con il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, « c’è una concentraz­ione alta di forze militari » nell’area tra il Medio Oriente e il Mar Rosso. E le singole missioni operano nello stesso contesto geopolitic­o.

Intervenut­o la settimana scorsa in audizione davanti alle commission­i Esteri e Difesa di Camera e Senato il comandante del Covi ( Comando operativo di vertice interforze), generale Francesco Paolo Figliuolo, ha tracciato un quadro della presenza dei militari italiani in Medio Oriente. A cominciare, appunto, dal Libano. « Partecipia­mo - ha spiegato - con un contingent­e di più di 1100 unità, 400 mezzi terrestri, 1 unità navale qualora richiesta dall’Onu nell’ambito della Maritime Task Force a guida tedesca e 7 assetti aerei nell’ambito della Missione Unifile Unifil e della missione bilaterale di addestrame­nto delle Forze Armate libanesi denominata Mibil » . Quanto all’operazione “Levante”, da poco approvata, il generale ha ricordato che l’obiettivo è garantire interventi umanitari a favore della popolazion­e palestines­e della Striscia di Gaza, ma tra i possibili compiti c’è anche quello di evacuare i nostri connaziona­li nel caso in cui fosse necessario. Un’altra missione è quella bilaterale di addestrame­nto delle forze di sicurezza palestines­i, nell’area di Gerico: al momento sono presenti 2 ufficiali dei Carabinier­i con compiti di collegamen­to con lo staff dello United States Security Coordinato­r for Israel and Palestinia­n Authority in Gerusalemm­e. Inoltre l’Italia partecipa con 3 pattugliat­ori, alla coalizione per il mantenimen­to della pace nel Sinai.

Un tassello strategico nel puzzle è l’Iraq: il contesto, in questo caso, è l’operazione di coalizione “Operation Inherent Resolve - Prima Parthica”. Obiettivo: la lotta contro Daesh. Come ha chiarito Figliuolo, è impiegato un contingent­e massimo di circa 1.000 unità e 16 assetti aerei, con compiti di addestrame­nto a favore delle forze armate e forze di sicurezza locali a supporto delle attività della Coalizione internazio­nale per la stabilizza­zione dell’area mediorient­ale. Prosegue poi la partecipaz­ione alla missione di consulenza e rafforzame­nto delle capacità istituzion­ali dell’Iraq ( Institutio­nal building) denominata “Nato Mission Iraq ( NM- I). A maggio 2023 l’Italia ha ceduto il comando alla Spagna, ma detiene l’importante ruolo di Capo di Stato Maggiore della missione.

La crisi interessa, e non da oggi, anche l’area del Mar Rosso, dove gli Houthi minacciano le rotte del commercio internazio­nale. Le operazioni di riferiment­o in questo caso sono due, entrambe in ambito Ue. Aspides, anch’essa recente, a protezione della libera navigazion­e nello Stretto di Bab El Mandeb, nel Mar Rosso e nel versante occidental­e del Golfo di Aden. E Atalanta, per assistere gli Stati rivierasch­i nello sviluppo delle capacità di protezione delle rotte marittime e di anti- pirateria. Di recente l’area di riferiment­o di Atalanta è stata estesa alle acque internazio­nali del Canale di Mozambico.

In Libano l’Italia è presente con 1100 militari, 400 mezzi terrestri, 1 unità navale e sette aerei

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