Acqua: oltre 4 miliardi nel 2023 Investimenti quadruplicati
L’effetto della spinta garantita dal mix tra regolazione e competenze degli operatori Guerrini: « L’Arera punta a rompere una barriera: la risorsa idrica non va gestita a compartimenti stagni »
C’è un numero che più di altri racconta i riverberi positivi della spinta assicurata allo sviluppo dell’idrico dalla regolazione messa in pista dall’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente ( Arera), ed è rappresentato dai 4,4 miliardi di investimenti nel 2023, destinati soprattutto all’ammodernamento delle infrastrutture e della qualità dei servizi, oltre il 400% in più rispetto al 2012, anno in cui l’Authority ha assunto le competenze sul comparto.
Uno sprint deciso, dunque, che ha fatto leva anche sul potenziale del settore. « I meriti della regolazione vanno condivisi con l’altra condizione necessaria, costituita dalle competenze e dalla capacità delle aziende idriche italiane. C’è una grandissima tradizione di ingegneria idraulica, acquedottistica e un bagaglio di conoscenze ed expertise che il nostro Paese ha sempre avuto. Mancava un soggetto che desse stabilità al settore e certezze sui ricavi sia a tutela delle aziende che dei consumatori » , spiega al Sole 24 Ore, Andrea Guerrini, membro del collegio Arera e presidente di Wareg, l’associazione dei regolatori europei nel settore dell’acqua potabile e delle acque reflue che, per celebrare il suo decennale, ha organizzato, il 22 e il 23 aprile a Firenze- Fiesole, la conferenza “Resilienza idrica e investimenti in Europa”, seguita il giorno dopo dalla consueta assemblea periodica dell’associazione.
« Sono tre gli elementi di novità dell’appuntamento di quest’anno che Wareg ha predisposto con la collaborazione di Arera - chiarisce Guerrini -. Il primo è costituito dal coinvolgimento del ministero dell’Agricoltura e dall’Anbi ( l’associazione che riunisce i consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, ndr) in linea con l’approccio che, come Autorità, stiamo portando avanti: creare un dialogo tra tutti gli utilizzatori dell’acqua, dal civile al settore agricolo, fino all’industria, che poi sono i due settori più idrovori » .
Lo dicono i dati, ribaditi dallo stesso Guerrini, che indicano in 25 miliardi di metri cubi l’anno consumati, rispetto ai 34 miliardi complessivi, il fabbisogno di questi due comparti, mentre i 9 miliardi rimanenti sono quelli che finiscono al servizio idrico integrato.
« L’Autorità ha cercato di rompere una barriera, quella che ha portato a gestire finora la risorsa idrica a compartimenti stagni. La prospettiva, invece, va ribaltata partendo dalla misurazione dei consumi in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria, per poi progettare insieme le infrastrutture che servono ad approvvigionarsi » .
Un cambio di approccio agganciato a una delle ultime mosse messe in pista dall’Arera che, nei mesi scorsi, ha affiancato ai sei indicatori già esistenti per misurare la qualità tecnica del servizio un altro indicatore, quello della resilienza idrica. Che permette di fare un puntuale check sul profilo di rischio di ciascun operatore, in caso di emergenza, ma che consente soprattutto, precisa Guerrini, « di guardare a tutte le tipologie di consumo, arrivando finalmente a un approccio integrato nella gestione idrica » .
Una svolta che l’appuntamento fiorentino ha voluto recepire già nella scelta dei partecipanti al dibattito, al quale prenderà parte anche la Com
missione Europea. « Stiamo cercando come Wareg - prosegue - di convincere Bruxelles a riconoscere il ruolo della regolazione a livello europeo. Non tutte le autorità sono indipendenti, infatti, e in diversi Paesi ci sono governi e ministeri che tengono in mano il boccino e questo genera instabilità nel settore e ne diminuisce l’attrattività
agli occhi degli investitori » .
Insomma, serve una maggiore armonizzazione oltreconfine. Dove, però, non mancano esempi di regolatori indipendenti come quello italiano. È il caso del Portogallo che, conclude Guerrini, « sarà presente a Firenze per raccontare la sua proposta per la resilienza idrica che passa per la costruzione in Algarve, a sud del Paese, area soggetta a frequenti crisi siccitose, di impianti di dissalazione, a uso del servizio idrico integrato, i cui costi si vorrebbero ripartire su tutti gli utilizzatori compresi gli agricoltori che continueranno ad utilizzare l’acqua di falda. Tale proposta per certi versi audace, per quanto plausibile da un punto di vista infrastrutturale, sta generando evidenti malumori tra le associazioni degli agricoltori » .