Di colore e/ o donna ma non alto: Donald in cerca di un vice
Il candidato ideale deve essere attraente, telegenico e non fare ombra al leader
Non ha ancora scelto il suo candi
dato alla vicepresidenza. Ma Donald Trump ha di certo identificato le caratteristiche della sua ideale “spalla” elettorale. L’identikit perfetto prevede abbia il “look”, che sia attraente e telegenico ( « Dov’è il mio Cary Grant? » chiederebbe spesso ai collaboratori tra il serio e il faceto). Meglio sarebbe poi un vice di colore e/ o donna, anche se questo non sembra sia un requisito stando a quanto rivelato da fonti vicine alla campagna al Washington Post. È la fedeltà, piuttosto, ad essere altro criterio irrinunciabile: deve impegnarsi a non contraddirlo e anzitutto a dare fiato alle sue tesi che le passate elezioni del 2020 erano state truccate a favore di Joe Biden, altrimenti avrebbe vinto lui, Trump.
Requisito è inoltre che la “spalla” non rischi di fargli ombra, a cominciare dalla stessa statura fisica ( anche se questo non pare proibitivo visto che Trump è alto oltre un metro e novanta per oltre cento chili). Ma anche politica: desidera qualcuno che abbia dimostrato di sapere vincere, e quindi sia in grado di contribuire davvero a un suo nuovo successo alle urne di novembre. Senza però apparire troppo ambizioso. Non deve aspirare in particolare a indossare il mantello di leader del movimento populista di destra MAGA, Make America Great Again, che vuole continuare a guidare di persona assicurandosi così una influenza anche futura sul partito repubblicano e sull’universo conservatore.
Un altro “peso” è forse oggi ancora più importante quale misura del vice per Trump: quello in contanti. Vale a dire quanto un potenziale vice sarebbe in grado di portare in dote in termini di presa sui donatori repubblicani, di raccolta fondi per riempire le cassaforti elettorali. È diventato, quest’ultimo, un aspetto cruciale perché se Trump rimane oggi avanti nei sondaggi contro il rivale democratico Joe Biden, arranca invece quando si tratta di finanziamenti politici. Un segno di fragilità nonostante il recente sbarco in borsa della sua società di media che lo ha personalmente arricchito. Le spese legali di Trump, con l’arrivo continuo di processi a suo carico, sono in ascesa. Ed è reduce da condanne a versare 600 milioni di dollari di sanzioni in due casi civili - per diffamazione legata a molestie sessuali e per truffa immobiliare nel gonfiare il valore delle sue proprietà - anche se ha trovato qui supporter che in extremis hanno offerto garanzie.
Le audizioni per il ruolo di vice, questo è certo, sono in pieno svolgimento e appaiono tuttora incerte a caccia del profilo perfetto. Circola il nome del giovane senatore populista dell’Ohio, e autore di best- seller, J. D. Vance, come quelli del governatore del North Dakota Doug Burgum e della vicina governatrice del South Dakota Kristi Noem. In lizza è la governatrice dell’Arkansas Sarah Huckabee Sanders.
La lunga lista comprende ex rivali interni oggi alleati quali i senatori Marco Rubio della Florida e l’afroamericano Tim Scott della South Carolina. Ancora, la deputata newyorchese in ascesa Elise Stefanik e la stella Maga Kari Lake dell’Arizona. Non ha neppure escluso di pescare l’indipendente anti- vax Robert Kennedy Jr., portatore di un nome politico che lo affascina. Piace una transfuga quale l’ex deputata democratica Tulsi Gabbard ed è anche possibile che il tycoon alla fine scelga un neofita.