Il peso delle scelte della Bce sul debito pubblico italiano
Politiche monetarie
« BLO STRUMENTO DEI CREDITI FISCALI TRASFERIBILI PUò ESSERE DI GRANDE AIUTO PER LA CRESCITA DELLA NOSTRA ECONOMIA
isogna ridurre il debito pubblico in modo credibile, graduale e costante. Solo così gli interessi chiesti dal mercato diminuiranno, ampliando al contempo gli spazi di manovra del governo per misure sociali » . È quanto sottolineato dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, in un convegno su Luigi Einaudi alla fine dello scorso marzo. Le affermazioni del Governatore sono in linea con quanto risulta dall’evidenza empirica riguardo alle relazioni tra debito pubblico, tassi di interesse e crescita del reddito. Per coniugare un più alto sviluppo del reddito con un più basso livello dei tassi di interesse occorre ridurre l’incidenza del debito pubblico sul reddito nazionale. Una non eccessiva incidenza del debito pubblico sul Pil consente di contenere la pressione fiscale in relazione alla necessità di combattere eccessivi deficit di bilancio.
Si stima che nel 2024 il rapporto tra debito pubblico e Pil sarà superiore al 140% e che gli interessi sul debito si collocheranno intorno al 4,5% del reddito nazionale, in crescita rispetto al 2023 e al 2022 con il 4%. Nel 2021 l’incidenza era inferiore e pari al 3,6%. Si tratta di un trend pericolosamente crescente. L’inversione repentina della politica monetaria della Banca Centrale Europea ( Bce) per fronteggiare l’inflazione ha fortemente inciso sulla capacità del nostro Paese di tenere sotto controllo i conti pubblici.
Per l’Italia è pertanto fondamentale il futuro comportamento della
Bce rispetto ai tassi di interesse. Bisognerà vedere in quali tempi la riduzione annunciata dei tassi avverrà, essendo certi che un rinvio della loro riduzione peserà fortemente sulla nostra capacità di controllo dei conti pubblici.
Bisognerebbe spingere sulla crescita dell’economia sfruttando al meglio le risorse del Pnrr. In questo ambito però stiamo incontrando problemi di capacità di spesa e fino ad ora l’impatto sull’economia è ancora insufficiente. Certamente la riduzione dei tassi di interesse sarebbe benefica per la nostra economia poiché spingerebbe la domanda di mutui e di prestiti a famiglie e imprese oltre a ridurre l’onere del debito pubblico, aprendo spazi di interventi sul lato della spesa e delle tasse. Ma la Bce si sta muovendo con una prudenza e una lentezza eccessiva di fronte al calo dell’inflazione ormai previsto da tutti gli analisti. Ci sarebbe poi la “proposta Draghi” di forti investimenti pubblici centralizzati e debito comune a livello federale per finanziare un grande piano per la ripresa dell’economia europea per la transizione ecologica e per quella digitale. Ma i Paesi nordici capeggiati dalla Germania si oppongono all’emissione di eurobond perché sono contrari all’emissione di debito comune e anche perché sarebbe necessaria una nuova architettura politicoistituzionale e una governance analoga a quella degli Stati Uniti.
Torniamo allora alla domanda inziale: come possiamo conseguire la riduzione del nostro debito pubblico e in particolare del rapporto tra debito e Pil?
Se consideriamo l’approvazione recente della direttiva sulle case green che ci impone di ristrutturare il patrimonio immobiliare per aumentarne l’efficienza energetica, questa può essere una grande opportunità per creare reddito e occupazione. Ma il problema riguarda le modalità di finanziamento e allora bisognerebbe riflettere meglio sulle conseguenze importanti degli sconti fiscali ai fini degli investimenti e della crescita del reddito. In un report recente il « Financial Times » ha sottolineato che l’economia italiana ha registrato la migliore performance post Covid fra tutte le economie europee grazie alla spinta del settore edilizio.
Lo strumento dei crediti fiscali trasferibili ora inizia ad essere usato anche negli Stati Uniti per finanziare la transizione ecologica. I crediti d’imposta federali per l’energia pulita sono stati resi trasferibili dall’Inflation Reduction Act, varato nell’agosto del 2022. Si prevede che l’interesse per questa tipologia di crediti d’imposta continuerà per tutto il decennio: JPMorgan prevede che i crediti trasferibili saranno il motore principale degli investimenti con incentivi fiscali.
Per concludere, lo strumento dei crediti fiscali trasferibili può essere di grande aiuto per la crescita della nostra economia, strada obbligata per conseguire l’obiettivo invocato dal Governatore della Banca d’Italia volto a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil.