« Oltre 1 miliardo di fatturato per Lilly in Italia nel 2024 » L’intervista
Èarrivato a Roma per ritirare dal Governo il Premio Leonardo International, assegnato per lo storico impegno nella ricerca, sviluppo e produzione di farmaci innovativi in Italia. Ma Ilya Yuffa, 50 anni, presidente di Lilly International - la divisione della multinazionale americana che si occupa di tutte le attività al di fuori degli Stati Uniti – ha anche un altro traguardo da festeggiare. Quest’anno Eli Lilly, tra i primi gruppi farmaceutici al mondo ( con un fatturato 2023 di 34 miliardi di dollari, + 20% sull’anno precedente, e 42mila dipendenti di cui 10mila impegnati in ricerca e sviluppo), festeggia 65 anni di presenza industriale in Italia superando, per la prima volta, 1 miliardo di euro di ricavi. L’Italia è uno dei nove Paesi in cui il gruppo possiede un hub manifatturiero, a Sesto Fiorentino ( Firenze). Il 2023 si è chiuso a 921,6 milioni di euro, in crescita di quasi il 10%, con una quota export del 95%. « Ho chiesto al mio team di fare bene » , sorride Yuffa nei nuovi uffici romani vicino al Museo dei Fori Imperiali, dicendosi « orgoglioso di questo importante riconoscimento che attesta il nostro grande impegno in Italia » .
Presidente, negli ultimi anni state crescendo a doppia cifra anche nel nostro Paese, e nell’ottobre scorso avete annunciato 750 milioni di euro di investimenti per potenziare la produzione di farmaci e 150 assunzioni dirette.
Quali obiettivi avete?
Vogliamo espandere la nostra capacità produttiva non solo per i farmaci iniettabili, come quelli per il diabete che facciamo a Sesto Fiorentino, ma anche per altre aree terapeutiche come l’Alzheimer e l’immunologia, aree in cui abbiamo fatto progressi molto significativi negli ultimi anni e nelle quali la domanda di mercato è alta.
E lo farete direttamente?
È chiaro che creare nuove linee produttive per nuove aree terapeutiche richiederebbe tempi molto lunghi, per questo nel nostro campus di Sesto Fiorentino ci concentreremo sui farmaci per il diabete, compresa la nuova molecola tirzepatide che apre grandi prospettive anche per l’obesità. Gli altri farmaci per l’Alzheimer e l’immunologia, che sono in fase di lancio, li produrremo appoggiandoci ad aziende italiane terziste.
Quanto aumenterà la vostra capacità produttiva nei prossimi cinque anni?
Non sono in grado di quantificarlo, ma entro la fine del prossimo anno a Sesto Fiorentino saranno operative altre due linee e abbiamo già cominciato a produrre tirzepatide, anche se non ancora per il mercato italiano perché stiamo aspettando il via libera dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, che dovrebbe arrivare entro fine anno.
Però l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha già approvato da cinque mesi tirzepatide della Lilly, non solo per il diabete di tipo- 2 ma anche per il trattamento dell’obesità....
Sì, l’Ema si è già espressa per l’intera Europa ma poi è necessario che ogni Paese fissi regole e prezzi di rimborso e questo in alcune realtà allunga troppo i tempi. La Germania è stata rapida, e tirzepatide lì è già disponibile. In Italia è più complicato, c’è più burocrazia, bisognerebbe aumentare la velocità d’accesso alle terapie.
È questo che chiede al Governo?
A livello europeo chiediamo di difendere meglio la proprietà intellettuale, fondamentale per l’innovazione. In Italia bisognerebbe intervenire sulla velocità con cui i farmaci vengono messi a disposizione dei pazienti, e migliorare il modo in cui si valuta l’innovazione dal punto di vista scientifico, per stabilire i prezzi dei farmaci e i budget del sistema sanitario nazionale. Sono fattori fondamentali per la competitività.
La riconversione dello stabilimento di Sesto Fiorentino, che esiste dal 1959 da fabbrica di antibiotici a produttore di insulina ha rappresentato una svolta strategica per il gruppo. Perché?
Perché è l’esempio di come si può riorganizzare un business in base ai bisogni futuri, grazie alle capacità delle persone che vi lavorano. E infatti quel modello è stato replicato in altre strutture produttive nel mondo. Negli ultimi anni abbiamo aperto sei stabilimenti manifatturieri – tra cui in Indiana e North Carolina, in Irlanda e in Germania - e quando si è trattato di produrre farmaci simili a quelli di Sesto abbiamo portato le conoscenze accumulate in Italia.
Un miliardo di euro di fatturato in Italia è un traguardo simbolico, ma - secondo quanto lei annuncia - l’accelerazione futura sarà
ancora più rapida. Quest’anno come chiuderà Lilly in Italia?
Non diamo le previsioni per Paese, ma a livello di gruppo abbiamo programmato un altro + 20%. Lanceremo sul mercato cinque nuovi farmaci nelle aree diabete, obesità, Alzheimer, ematologia e immunologia nei prossimi 12- 18 mesi; abbiamo altre cinque molecole nella fase 3 di sviluppo, e dunque se tutto va bene nei prossimi tre anni avremo dieci nuove molecole sul mercato e potremo aiutare un numero di pazienti decisamente superiore. Puntiamo ad essere una delle aziende farmaceutiche con la crescita maggiore. E stiamo valutando nuove aree terapeutiche come quella cardiovascolare.
Si aspettava una crescita così forte del pharma dopo il Covid?
Non così forte. Ma noi abbiamo investito molto nell’ultimo decennio e non siamo sorpresi. Ora cominciamo a vedere i frutti. La velocità con cui Governi, istituzioni, enti scientifici e settore privato sono stati pronti a collaborare durante il Covid, per trovare soluzioni contro la pandemia, si può replicare per sconfiggere altre malattie.
‘ Prevista una crescita ulteriore grazie alla molecola tirzepatide, che cura il diabete e l’obesità
‘ Il manager a Roma per ritirare il Premio Leonardo International per la produzione di farmaci innovativi in Italia