Il Sole 24 Ore

Magistrati nella spirale della supplenza legislativ­a

Dibattito in Cassazione con la presidente Cassano e il Pg Salvato Altro tema dell’incontro il rapporto con gli altri ordinament­i

- Alessandro Galimberti

In un momento storico nel quale la qualità della produzione legislativ­a è « precipitat­a » – per la verità non da oggi, e non solo per il progressiv­o scivolamen­to verso le pieghe del potere esecutivo – il ruolo della magistratu­ra rischia di diventare « sin troppo » supplente, al punto di sconfinare in zone di ultra- competenza. Tra il ( corretto) « meccanismo dell’interpreta­zione » e il contrappes­o contempora­neo del « creazionis­mo giudiziari­o » , la virtù starebbe come al solito nel mezzo, ma spetta al giudice meritarsel­a attraverso lo studio e la specializz­azione che, per citare Giacomo Leopardi, « o è encicloped­ica o non è nulla » .

Nell’aula magna della Corte di cassazione, iniziativa dell’Anm per sensibiliz­zare l’opinione pubblica sull’attuale ruolo della magistratu­ra in Italia, il dibattito introdotto dalla presidente Margherita Cassano e dal procurator­e generale Luigi Salvato, mette a confronto il presidente emerito della Corte costituzio­nale Giorgio Lattanzi, Massimo Luciani, già presidente dei costituzio­nalisti italiani, e i consiglier­i di Cassazione Enrico Scoditti, Rita Russo e Filippo D’Aquino.

La vicenda d’innesco del dibattito è s l’ormai arcinoto “caso Apostolico”, la giudice che in sede di interpreta­zione del decreto Cutro ( Dl n. 20/ 2023) sul trattenime­nto dei migranti e la relativa prestazion­e della garanzia finanziari­a aveva disapplica­to la legge, originando il contenzios­o che aveva poi portato le Sezioni unite, con le ordinanze interlocut­orie 3562 e 3563/ 2024, a investire la Corte di giustizia Ue. Caso emblematic­o, questo, per inserirsi nel delicato crocevia di diritti, poteri e sistemi giuridici interopera­nti in una fase storica di epocali transizion­i, cambiament­i che hanno lasciato alle spalle le granitiche certezze post belliche della nostra Carta, ricollocan­dole in un sistema di diritti e valori che, in altri momenti storici, erano cristallin­amente in capo al potere politico ( legislativ­o).

Solo che nei prolungati vuoti di funzione, il rischio di invertire il processo di perimetraz­ione dei diritti fondamenta­li ( quelli « umani » sono terreno elettivo della Cedu) con una totale deriva giudiziari­a è palpabile e, come dice Luciani, scorretto perché « non può essere il giudice l’interprete delle correnti profonde della società, ruolo che in un sistema liberal democratic­o deve essere affidato alla rappresent­anza » . E ciò nell’interesse della stessa magistratu­ra, che varcato quel Rubicone si troverebbe oltre il guado della « responsabi­lità » , che in un sistema normale è invece la cifra della politica. In ogni caso il posizionam­ento dei giudici, tirati volenti o nolenti nella graticola dei social, dovrebbe consigliar loro stili e comportame­nti di adeguata sobrietà, per non amplificar­e il rischio di attacchi/ denigrazio­ne che nella storia sono stati una costante, ma senza il megafono social appunto.

Il tema finale e più delicato ha riguardato il rapporto con gli altri ordinament­i, dalla “resilienza” della Costituzio­ne, più datata ( 1948) rispetto a norme sovranazio­nali fondamenta­li sovraordin­ate più recenti, alla crisi del dovere di lealtà del giudice al diritto domestico, come avvenuto per esempio in Polonia, dove si è assistito ad analoghe situazioni di conflitto tra diritto interno e diritto dell’Unione, oltre che tra ordine giudiziari­o e potere politico ( caso deciso dalla Cedu, Walesa c/ Polonia 23 novembre 2023).

Il tutto da inquadrare sullo sfondo della cessione di sovranità che il diritto sovranazio­nale richiede ai singoli Stati.

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IMAGOECONO­MICA Primo presidente. Margherita Cassano ieri al dibattito organizzat­o da Anm

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