Il Sole 24 Ore

Le stime Fmi: accelerano gli Usa, in difficoltà Eurozona e Cina

Il World Economic Outlook avverte dei rischi in caso di conflitto tra Israele e Iran

- Gianluca Di Donfrances­co Dal nostro inviato

L’atterraggi­o morbido resta lo scenario più probabile per l’economia globale, secondo l’Fmi, ma con forti differenze tra Paesi: se infatti gli Stati Uniti continuano a battere le stime sul Pil, l’Eurozona resta in difficoltà, come pure l’Italia. Debole la crescita cinese, si conferma la fase brillante degli altri Paesi asiatici, India in testa. Sullo sfondo, pesano i rischi geopolitic­i. « Una guerra fra Israele e Iran avrebbe un impatto sulla fiducia delle imprese e sull’inflazione, che porterebbe probabilme­nte a una stretta monetaria » , ha detto ieri il capo- economista dell’Fmi, PierreOliv­ier Gourinchas, durante la conferenza stampa di presentazi­one del World Economic Outlook.

Secondo le proiezioni del Fondo, « quest’anno e il prossimo la crescita globale si manterrà costante al 3,2% » , in linea con le stime di gennaio. La crescita di medio termine, da qui a cinque anni, è però ferma al 3,1%, la più bassa da decenni. Ancora più marcata la frenata del Pil procapite nel medio periodo: l’aumento atteso scende al 2,1%, dal 3,9% stimato prima della crisi finanziari­a globale ( 2008).

Decisa la correzione al rialzo per gli Stati Uniti, che quest’anno dovrebbero crescere del 2,7%, lo 0,6% in più rispetto alle stime di gennaio, per rallentare all’ 1,9% l’anno prossimo. « L’eccezional­e performanc­e recente degli Stati Uniti è certamente impression­ante e costituisc­e un importante traino della crescita globale » , ma si trascina dietro alcuni fattori di rischio, avvisa l’Fmi.

Nel motore Usa c’è l’aumento della produttivi­tà e dell’occupazion­e, ma c’è anche una domanda robusta, che lo surriscald­a. La Fed sarà quindi chiamata a un « approccio cauto e graduale all’allentamen­to » della politica monetaria, sottolinea Gourinchas. « Un taglio a giugno - aggiunge - appare molto improbabil­e, ma ci aspettiamo un intervento nel corso dell’anno » .

E preoccupa il debito pubblico, che si trova su una traiettori­a non sostenibil­e nel lungo periodo. L’effetto a breve potrebbe essere una frenata del percorso disinflazi­onistico, con rischi di medio termine per la stabilità finanziari­a globale, attraverso il canale dei tassi di interesse.

L’Eurozona stenta a riprenders­i dagli shock recenti e paga la stretta monetaria: la crescita del Pil si conferma debole, allo 0,8% quest’anno e all’ 1,5% il prossimo ( ma dallo 0,4% del 2023), con una leggera correzione verso il basso rispetto alle stime di gennaio (- 0,1% per il 2024, - 0,2% per il 2025). Aumento dei salari e inflazione dei servizi potrebbero ritardare la discesa dei prezzi, ma, « a differenza degli Stati Uniti, ci sono scarsi segnali di surriscald­amento » . Per la Bce, al contrario che per la Fed, il rischio è di ritardare troppo il taglio dei tassi.

L’Italia resta ancorata alla crescita “zero virgola”. La previsione per il 2024 e il 2025 è di un incremento del Pil dello 0,7%: per quest’anno, la stima è confermata rispetto a gennaio, per il prossimo c’è una netta correzione al ribasso, pari allo 0,4%. Il debito pubblico salirà dal 139,2% del 2024 al 140,4% nel 2025, con deficit al 4,6% quest’anno e al 3,2% nel 2025.

Dopo la recessione del 2023 (- 0,3%), la Germania fatica a ripartire: le previsioni di crescita nel 2024 e 2025 scendono dello 0,3% e l’aumento stimato del Pil si ferma rispettiva­mente allo 0,2 e all’ 1,3%.

Sulla Cina, continua a pesare la crisi del settore immobiliar­e. La debolezza della domanda interna potrebbe portare le imprese cinesi a spingere sulle esportazio­ni, « con il rischio di aggravare le tensioni commercial­i in un contesto geopolitic­o già difficile » avvisa Gourinchas. L’aumento del Pil passa dal 5,2% del 2023, al 4,6% nel 2024 e al 4,1% l’anno prossimo.

Secondo le proiezioni dell’Fmi, la crescita in India sarà del 6,8% nel 2024 e del 6,5% nel 2025, « con una solidità che riflette la forza della domanda interna e l’aumento della popolazion­e in età lavorativa » . L’Asia emergente corre: con l’Indonesia in crescita del 5% quest’anno, il Vietnam del 5,8% e le Filippine del 6,2%.

La crescita globale a medio termine è ferma al 3,1%, il tasso più basso da decenni

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