Le stime Fmi: accelerano gli Usa, in difficoltà Eurozona e Cina
Il World Economic Outlook avverte dei rischi in caso di conflitto tra Israele e Iran
L’atterraggio morbido resta lo scenario più probabile per l’economia globale, secondo l’Fmi, ma con forti differenze tra Paesi: se infatti gli Stati Uniti continuano a battere le stime sul Pil, l’Eurozona resta in difficoltà, come pure l’Italia. Debole la crescita cinese, si conferma la fase brillante degli altri Paesi asiatici, India in testa. Sullo sfondo, pesano i rischi geopolitici. « Una guerra fra Israele e Iran avrebbe un impatto sulla fiducia delle imprese e sull’inflazione, che porterebbe probabilmente a una stretta monetaria » , ha detto ieri il capo- economista dell’Fmi, PierreOlivier Gourinchas, durante la conferenza stampa di presentazione del World Economic Outlook.
Secondo le proiezioni del Fondo, « quest’anno e il prossimo la crescita globale si manterrà costante al 3,2% » , in linea con le stime di gennaio. La crescita di medio termine, da qui a cinque anni, è però ferma al 3,1%, la più bassa da decenni. Ancora più marcata la frenata del Pil procapite nel medio periodo: l’aumento atteso scende al 2,1%, dal 3,9% stimato prima della crisi finanziaria globale ( 2008).
Decisa la correzione al rialzo per gli Stati Uniti, che quest’anno dovrebbero crescere del 2,7%, lo 0,6% in più rispetto alle stime di gennaio, per rallentare all’ 1,9% l’anno prossimo. « L’eccezionale performance recente degli Stati Uniti è certamente impressionante e costituisce un importante traino della crescita globale » , ma si trascina dietro alcuni fattori di rischio, avvisa l’Fmi.
Nel motore Usa c’è l’aumento della produttività e dell’occupazione, ma c’è anche una domanda robusta, che lo surriscalda. La Fed sarà quindi chiamata a un « approccio cauto e graduale all’allentamento » della politica monetaria, sottolinea Gourinchas. « Un taglio a giugno - aggiunge - appare molto improbabile, ma ci aspettiamo un intervento nel corso dell’anno » .
E preoccupa il debito pubblico, che si trova su una traiettoria non sostenibile nel lungo periodo. L’effetto a breve potrebbe essere una frenata del percorso disinflazionistico, con rischi di medio termine per la stabilità finanziaria globale, attraverso il canale dei tassi di interesse.
L’Eurozona stenta a riprendersi dagli shock recenti e paga la stretta monetaria: la crescita del Pil si conferma debole, allo 0,8% quest’anno e all’ 1,5% il prossimo ( ma dallo 0,4% del 2023), con una leggera correzione verso il basso rispetto alle stime di gennaio (- 0,1% per il 2024, - 0,2% per il 2025). Aumento dei salari e inflazione dei servizi potrebbero ritardare la discesa dei prezzi, ma, « a differenza degli Stati Uniti, ci sono scarsi segnali di surriscaldamento » . Per la Bce, al contrario che per la Fed, il rischio è di ritardare troppo il taglio dei tassi.
L’Italia resta ancorata alla crescita “zero virgola”. La previsione per il 2024 e il 2025 è di un incremento del Pil dello 0,7%: per quest’anno, la stima è confermata rispetto a gennaio, per il prossimo c’è una netta correzione al ribasso, pari allo 0,4%. Il debito pubblico salirà dal 139,2% del 2024 al 140,4% nel 2025, con deficit al 4,6% quest’anno e al 3,2% nel 2025.
Dopo la recessione del 2023 (- 0,3%), la Germania fatica a ripartire: le previsioni di crescita nel 2024 e 2025 scendono dello 0,3% e l’aumento stimato del Pil si ferma rispettivamente allo 0,2 e all’ 1,3%.
Sulla Cina, continua a pesare la crisi del settore immobiliare. La debolezza della domanda interna potrebbe portare le imprese cinesi a spingere sulle esportazioni, « con il rischio di aggravare le tensioni commerciali in un contesto geopolitico già difficile » avvisa Gourinchas. L’aumento del Pil passa dal 5,2% del 2023, al 4,6% nel 2024 e al 4,1% l’anno prossimo.
Secondo le proiezioni dell’Fmi, la crescita in India sarà del 6,8% nel 2024 e del 6,5% nel 2025, « con una solidità che riflette la forza della domanda interna e l’aumento della popolazione in età lavorativa » . L’Asia emergente corre: con l’Indonesia in crescita del 5% quest’anno, il Vietnam del 5,8% e le Filippine del 6,2%.
La crescita globale a medio termine è ferma al 3,1%, il tasso più basso da decenni