Il Sole 24 Ore

Italia, a marzo lieve risalita dell’inflazione ( 1,2% annuo)

Rallenta la flessione dei beni energetici, crescono i trasporti

- Carlo Marroni

L’inflazione a marzo si conferma in leggera risalita, ma sempre molto contenuta. Lo scorso mese - comunica l’Istat - l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettivi­tà ( NIC), al lordo dei tabacchi ha registrato una variazione congiuntur­ale nulla e un aumento dell’ 1,2% su base annua, da + 0,8% nel mese precedente, la stima preliminar­e era stata del + 1,3%. L’accelerazi­one del tasso d’inflazione si deve principalm­ente all’attenuazio­ne su base tendenzial­e della flessione dei prezzi dei beni energetici non regolament­ati ( da - 17,2% a - 10,3%) e regolament­ati ( da - 18,4% a - 13,8%) e, in misura minore, alla crescita di quelli dei servizi relativi ai trasporti ( da + 3,8% a + 4,5%).

Registrano un rallentame­nto i prezzi dei beni alimentari non lavorati ( da + 4,4% a + 2,6%), dei tabacchi ( da + 2,6% a + 1,9%) e dei beni alimentari lavorati ( da + 3,4% a + 2,8%). Nel mese di marzo l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a + 2,3%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera da + 2,6% a + 2,4%. I prezzi dei beni alimentari, per la

In frenata i prezzi degli alimentari L’indice core è rimasto stabile al + 2,3%

cura della casa e della persona – conosciuto come “carrello della spesa” - rallentano su base tendenzial­e ( da + 3,4% a + 2,6%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto ( da + 2,8% di febbraio a + 2,5%).

Questo mese l’Istat ha fornito la misura dell’inflazione per classe di spesa, che mostra andamenti differenti tra i diversi gruppi di famiglie: per le famiglie con minore capacità di spesa il tasso tendenzial­e di variazione risale lievemente pur restando negativo, mentre per le famiglie con livelli di spesa più elevati, nonostante il rallentame­nto, nel primo trimestre del 2024 l’inflazione rimane ben al di sopra dello zero. Questi andamenti sono riconducib­ili all’attenuarsi della flessione su base tendenzial­e dei prezzi dei beni, in particolar­e dei beni energetici, e poiché questi hanno un’incidenza relativame­nte maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti, l’impatto sul tasso di inflazione risulta più marcato per il primo quinto di famiglie. In aggiunta, nel comparto dei servizi, i prezzi evidenzian­o un profilo in moderato rallentame­nto che, tuttavia, appare relativame­nte più marcato per le famiglie più agiate. In particolar­e per le famiglie del primo quinto, quello meno abbienti, l’inflazione passa da - 1,4% del quarto trimestre 2023 a - 0,4% del primo trimestre 2024, mentre per quelle del quinto gruppo, scende da + 2,2% dell’ultimo trimestre dell’anno precedente a + 1,7% del primo trimestre del 2024. Pertanto il differenzi­ale inflazioni­stico tra la prima e la quinta classe rimane negativo ma si riduce, portandosi a poco più di due punti percentual­i.

Nei capoluoghi l’inflazione più elevata si trova a Napoli e a Rimini ( entrambe a + 2,5%) e a Parma (+ 1,9%), mentre a Campobasso si registra una variazione tendenzial­e negativa (- 0,1%) e ad Aosta è rimasta ferma.

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