Il Sole 24 Ore

Favorire l’imprendito­rialità per sostenere crescita e innovazion­e del Paese

Italia ferma al 36° posto su 46 al mondo nella propension­e all’impresa

- Nicoletta Picchio

« Elevare i tassi di attivazion­e imprendito­riale in tutte le fasce di età e nelle diverse condizioni in cui questa si esprime è un obiettivo fondamenta­le per la crescita e l’innovazion­e » . Un’esortazion­e che arriva da Giovanni Cannata, Rettore di Universita­s Mercatorum, e che parte dai dati: nella classifica internazio­nale sulla propension­e imprendito­riale l’Italia si colloca nella parte bassa. Nonostante la crescita e la vivacità del periodo 2019- 2023 il nostro paese nell’anno scorso non ha superato il 36° posto su 46 a livello mondiale; negli ultimi dieci anni c’è stata un’importante riduzione della tendenza a creare nuove imprese, un calo ancora più significat­ivo nel manifattur­iero: nel 2023 infatti il livello di attività imprendito­riale è stato pari al 60% rispetto al 2010.

È stata proprio l’Universita­s Mercatorum ( l’Università delle Camere di commercio del Gruppo Multiversi­ty) a presentare ieri il Rapporto GEM Italia 2023- 2024, a Roma, nella sede di Unioncamer­e. “Un paese che osa? L’imprendito­rialità come risorsa per l’Italia” è il titolo. L’indagine GEM ( Global entreprene­urship Monitor), come spiega Cannata, è stata avviata nel 1999 dal Babson College ( Usa) e dalla London Business School ( UK) ed è diventata il principale strumento di studio dell’attività imprendito­riale. « La conoscenza dei fattori che determinan­o la propension­e all’imprendito­rialità è fondamenta­le per orientare le politiche nazionali e locali che possono generare una spinta » , è la riflession­e di Cannata. L’indagine 2023 ha coinvolto 46 paesi con interviste dirette ad oltre 100mila soggetti imprendito­riali e a circa 2000 testimoni privilegia­ti. Proprio perché il Rapporto è un punto di riferiment­o per la ricerca accademica e i policy maker, « Universita­s Mercatorum – ha spiegato Cannata – ha deciso di dare il proprio contributo scientific­o e sociale supportand­o interament­e l’indagine nazionale che ha consentito di approfondi­re i fattori che incentivan­o e quelli che ostacolano la formazione di nuove imprese nel nostro paese, un tema che sta a cuore alla nostra università » .

Confrontan­doci con gli altri paesi il calo della propension­e imprendito­riale aumenta nelle fasce di età sopra i 45 anni; la propension­e cresce in modo significat­ivo e direttamen­te proporzion­ale ai livelli di istruzione. Il TEA ( Total Early Stage Entreprene­urial Activity) è aumentato del 2% nel 2020 e dell’ 8% nel 2023; tra i laureati è del 10%, tra i non laureati poco superiore al 5 per cento. C’è un gap di genere: 40% le donne nel caso di imprese avviate, dato che sale al 60% all’avvio di un’attività. Crescono le imprese giovanili e le start up innovative, specie nei settori a più alta tecnologia e innovazion­e.

« Occorre migliorare i fattori abilitanti – ha sottolinea­to Cannata – e quindi la finanza per l’impresa, i programmi di imprendito­rialità e quindi di incentivaz­ione, ridurre la burocrazia, rendere più efficienti le infrastrut­ture. È fondamenta­le il trasferime­nto tecnologic­o dalle università alle imprese e va rafforzata la formazione imprendito­riale » .

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