L’importante è leggere: ecco organizzazione, costi e aneddoti
L’importante è leggere. A ( quasi) tutti noi, che al massimo ci impegniamo in qualche maratona non competitiva o in lunghe nuotate estive, non resta che santificare i mesi olimpici almeno leggendo: è importante per capire un evento da oltre 15mila atleti a caccia di qualche migliaio di medaglie. L’Olimpiade è società, globalizzazione, questioni di genere, diplomazia, scandali e budget. Lo spiega, e con uno sguardo nuovo, l’economista dell’Ocse Andrea Goldstein nel suo Quando l’importante è vincere. Politica ed economia delle Olimpiadi ( il Mulino, pagg. 176, € 13): « Queste pagine si ispirano ai principi del critical interpretivism – curiosità empirica, approccio interdisciplinare e indipendenza di giudizio. Una metodologia che fa ricorso tanto a dati e contributi eruditi, quanto ad aneddoti evocativi e qualche volta anche esplicativi » . Dalla candidatura alle gare, dai costi agli sponsor, dai diritti violati ai Paesi che violano la democrazia: per tutti l’importante è vincere. Devono vincere gli atleti, ovvio, ma anche le città che organizzano, i partner commerciali, il Cio stesso che, visto il diradarsi delle candidature ( per l’edizione del 2032 si era presentata solo Brisbane), sa che l’appeal dei cinque cerchi è in caduta. Il movimento olimpico è a un punto di svolta: « C’è un problema di governance e legittimità, di conflitti di interesse, di lampante disparità nel trattamento dell’invasione dello spazio sportivo da parte della politica » . Ancora una volta, l’importante è vincere. E che a vincere siano sport, inclusione e diversità. Al motto del barone De Coubertin si ispira anche L’importante è partecipare ( Iperborea, pagg. 312, € 19). Il volume a più mani della serie “COSE spiegate bene” propone, fra gli altri, racconti di Lia Capizzi, Paolo Condò, Luigi Datome e Bebe Vio e ha il dono di raccontare i Giochi nelle sue mille facce, con precisione ( ci sono numeri, confronti, spiegazioni) e gusto della scrittura, così raro nelle storie di sport ma così necessario per far diventare una medaglia o una sconfitta lessico globale. A proposito di precisione, il barone, che sempre contestò l’ammissione delle donne ai Giochi, pare avesse detto: « L’importante nella vita non è il trionfo ma il combattimento, l’essenziale non è avere vinto ma essersi battuti » . Storie infinite: la misurazione dei tempi, la fiamma olimpica, reintrodotta ad Amsterdam 1928, lo sport che è diritti, come i 200 metri di Messico 1968. Smith con una sciarpa nera, Carlos con la tuta per solidarietà coi lavoratori americani. Erano scalzi e alzarono il pugno in un guanto nero. Ma Carlos aveva dimenticato i suoi guanti e così alzò il pugno sinistro e Smith quello destro. Da leggere la corsa al doping, le ricadute economiche dei Giochi, gli imbrogli, la storia dei record, la differenza fra dilettantismo e professionismo, la Paralimpiade coi suoi campioni. E, infine, le storie eroiche degli sconfitti. Ultimi, ma primi. Basti ricordare il campione Nba Giannīs Antetokounmpo, fuoriclasse greco dei Milwaukee Bucks: « La sconfitta non è un fallimento. Se non riesci a vincere, vuol dire che in futuro ti impegnerai per ottenere altri risultati. I fallimenti sono soltanto tappe verso il successo » .