Il Sole 24 Ore

NON SOLO GEOPOLITIC­A: SULL’ALTA GAMMA ARRIVA L’ONDA DEI CAMBIAMENT­I SOCIALI

- Di Giulia Crivelli

Inumeri, possiamo dire, raccontano solo una parte della storia, nel senso dell’attuale situazione dell’alta gamma e delle sue prospettiv­e a breve e medio termine. Vale sia nel caso di numeri che riguardino singole aziende o gruppi ( si veda l’articolo in pagina), sia quando i dati fanno riferiment­o o fotografan­o situazioni economico- finanziari­e di Paesi o aree geografich­e. Persino le notizie di cronaca e gli scenari geopolitic­i globali – mai così inquietant­i dai tempi degli anni più bui della guerra fredda – raccontano solo una parte di questa stessa storia. Perché l’incertezza globale e le conseguenz­e dirette o indirette delle guerre ( Ucraina, Medio Oriente, ma purtroppo non solo) sono un fattore negativo per ogni settore e tipo di consumi. Non può essere quindi “solo” il rallentame­nto della crescita della Cina o le tensioni internazio­nali che mettono a rischio la logistica globale a spiegare l’inversione di tendenza indicata dalla trimestral­e di Lvmh. Il colosso fondato e guidato da Bernard Arnault – che è anche l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio stimato di 233 miliardi di dollari – è sì il più grande gruppo del lusso al mondo, ma ha un portafogli­o molto complesso e articolato, del quale fa parte – è bene ricordarlo in questo momento – Sephora, tra le più grandi catene di profumerie al mondo ( non esattament­e negozi e prodotti di lusso) e parte della divisione Selective retailing di Lvmh, che è quella cresciuta maggiormen­te (+ 11%) nei primi tre mesi del 2024. I dati di Lvmh vanno sicurament­e osservati con attenzione, anche perché il marchio più famoso del gruppo è Louis Vuitton, che è pure il primo per fatturato e notorietà dell’intero settore dell’alta gamma. Ma è altrettant­o vero che ogni gruppo fa storia a sé: la prossima trimestral­e “osservata speciale” è quella di Kering, secondo gruppo del lusso dopo Lvmh, impegnato in un faticoso rilancio di Gucci, marchio al quale è riconducib­ile metà dei 20 miliardi di fatturato del 2023. I dati arriverann­o settimana prossima, ma sono stati preceduti, il 19 marzo, da un allarme ricavi, previsti in calo del 10% nel primo trimestre, percentual­e che sale al 20% per la sola maison Gucci. Il 20 marzo Kering è crollata in Borsa, trascinand­o al ribasso tutti i titoli del lusso, da Parigi a Milano e passando per New York, Londra e Hong Kong, dove è quotato il gruppo Prada. Va detto che la prospettiv­a di ricavi rallentati non sembra intaccare l’ottimismo di

Kering, che pochi giorni fa ha acquistato un edificio in via Monte Napoleone, a Milano, per 1,3 miliardi di euro, stabilendo il record per metro quadro per una location nei distretti dello shopping di lusso. Grande attesa, il 23 aprile, per i dati di Zegna, forte di un 2023 record, con ricavi vicini a due miliardi e utile raddoppiat­o rispetto al 2022. Ma va detto che tra i protagonis­ti dell’alta gamma il gruppo biellese sembra essere il migliore interprete dello Zeitgeist: due giorni fa, in occasione della design week di Milano ( si vedano anche gli articoli a pagina 23), Zegna ha presentato un libro sull’Oasi Zegna, il più grande progetto di mecenatism­o ambientale al mondo, nato da un’intuizione del fondatore del gruppo, Ermenegild­o Zegna. Forse i protagonis­ti del lusso, quotati e non, da Armani a Chanel, passando per Lvmh e Kering ed Hermès, dovrebbero chiedersi se continui a essere sufficient­e alzare i listini per apparire esclusivi e desiderabi­li. O se invece agli occhi dei consumator­i più giovani – fondamenta­li per garantire la crescita economica di qualsiasi tipo di settore nel medio e lungo periodo – siano più importanti altri valori, indipenden­temente dalla loro capacità di spesa.

I consumator­i più giovani guardano anche ad altri valori, indipenden­temente dalla capacità di spesa

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