Tlc, Iliad chiede all’Italia il catasto elettromagnetico
Il gruppo francese scrive a Urso, Pichetto e Butti sul nodo procedurale Per la telco guidata da Levi vanno semplificati gli iter autorizzativi sugli impianti
La lettera inviata all’attenzione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione Alessio Butti è dell’ 8 aprile. E in quella missiva, visionata dal Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Iliad Italia, Benedetto Levi, mette nero su bianco l’invito a dare applicazione alla legge 36/ 2001.
« Faccio riferimento – si legge – in particolare al completamento del Catasto Nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle zone territoriali interessate, previsto dagli articoli 4 e 7 della Legge quadro sull’elettromagnetismo » . Del resto « lo sviluppo delle reti mobili sarebbe fortemente impattato dall’assenza di uno strumento di supporto come il Catasto Nazionale e per cui nell’Area Interventi per lo sviluppo della connettività mobile » .
È una questione non più rinviabile quella del catasto elettromagnetico, ha detto ieri l’ad di Iliad Italia partecipando a 5G& Co, conferenza di due giorni promossa dal Cnit, il Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni. « Si è parlato molto di catasto elettromagnetico; 12 regioni ce l’hanno già, alcune – ha spiegato Levi durante il suo intervento – lo usano privatamente, altre lo rendono disponibile. È uno strumento, quando disponibile e completo, che facilita il lavoro » .
La legge è del 2001, ma con una implementazione parziale. E secondo Levi questa ora è la miglior opzione per garantire il buon funzionamento del nuovo sistema: un sistema non più statico, ma dinamico.
Per questo il gruppo europeo che fa capo a Xavier Niel invita tutti a lavorare per completare il catasto elettromagnetico e chiede di spingere sull’acceleratore attraverso la convocazione, si legge nella lettera inviata ai due ministri e al sottosegretario per l’Innovazione, di « un tavolo di confronto con il settore della telefonia mobile, con una roadmap, una governance e le regole per realizzare e gestire questo Catasto avanzato e interattivo » . Il funzionamento sarebbe semplice, fa vedere Levi dal palco di 5G& Co: calcolo delle possibilità di impiantare antenne in spazi specifici sulla base dell’occupazione di quella zona in un determinato momento.
Quali i vantaggi del catasto elettromagnetico dunque? Attraverso calcoli automatici effettuati dal Catasto l’operatore può verificare se c’è spazio sufficiente per nuovi impianti di rete mobile o per aumentare la potenza di quelli esistenti; possono essere inserite le informazioni sugli impianti e comunicate tramite la piattaforma; sarebbe un aiuto per Comuni e Arpa a riassegnare lo spazio in caso di variazione delle dotazioni frequenziali degli operatori. Soluzione che sembra lineare, ma occorre non perdere tempo perché a fine mese entrerà in vigore l’innalzamento dei limiti elettromagnetici in Italia.
Che in generale nel sostegno alle Tlc occorra non perdere tempo lo dice anche Aldo Bisio, ad Vodafone Italia e Cco Vodafone Group, partecipando al 5G& Co. « È urgente » avere una politica pubblica per il settore delle telecomunicazioni dopo una « decade nera » . La digitalizzazione è un’opportunità di circa mille miliardi di valore aggiunto ( il Pil dell’Olanda insomma) per il Vecchio Continente, secondo lo studio “Why Telecoms matter” del gruppo Vodafone citato da Bisio che ha poi sottolineato come, sul versante del 5G, l’Europa sia « molto indietro in termini di copertura della popolazione rispetto a Stati Uniti, Corea, Giappone e Cina » .