Private debt, bene la raccolta (+ 14%) ma gli investimenti sono in calo
Segnalano un rallentamento Nel 2024 segnali di rimbalzo Pubblico e istituzionali rafforzano il ruolo di prima fonte di raccolta
I dati Aifi relativi al 2023
I capitali raccolti dal mercato del private debt italiano si confermano per il secondo anno consecutivo sopra quota un miliardo, con un numero di operatori in crescita a 13 unità. Determinante però, per il mantenimento di questa soglia, il ruolo istituzionale: nel 2023 la raccolta è stata di 1,141 miliardi ( il valore più alto mai registrato), + 14% sul 2022, con un’incidenza del pubblico e dei fondi di fondi sul totale che è passata dal 19% al 33% ( quasi la metà del mercato, vale a dire il 46%, se se si considerano nel conteggio solo gli operatori indipendenti), mentre fondi pensione e casse di previdenza sono arretrati all’ 11%. In calo invece gli investimenti, ma tiene il segmento del mid market, mentre il primo trimestre dell’anno secondo le prime indicazioni sta mostrando un rimbalzo.
I dati, elaborati da Aifi in collaborazione con Cdp e Deloitte « sono in qualche misura confortanti – ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi, durante la presentazione dell’indagine annuale – La conferma della soglia del miliardo indica che il mercato del private debt ha un ruolo ormai riconosciuto » . Il ruolo degli istituzionali è stato però fondamentale in un mercato che nel corso dell’anno ha conosciuto difficoltà: « Senza l’apporto istituzionale – ha riconosciuto Anna Maria Gervasoni, dg di Aifi – il confronto con l’anno precedente sulla raccolta sarebbe stato negativo. Si tratta di un contributo fondamentale e corretto, in un mercato ancora giovane come quello del private debt italiano » .
In generale, a fronte di una tenuta della raccolta, gli altri indicatori sono risultati tutti in calo. Gli investimenti sono come detto scesi rispetto alle cifre record del 2022, con 2,854 miliardi (- 12%), mentre le sottoscrizioni sono state 164 (- 37 rispetto alle 262 del 2022), distribuite su 109 società ( erano state 142 nel 2022, - 23%). Il 90% della raccolta resta domestica, mentre a livello di investimento gli operatori internazionali che hanno realizzato almeno un investimento sono stati 20 su 39. I soggetti domestici hanno realizzato il 70% delle operazioni, mentre il 75% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. I finanziamenti hanno rappresentato il 55% dei casi,
le obbligazioni il 38% e gli strumenti
ibridi il restante 7%. La durata media delle operazioni è di 6 anni e 1 mese, mentre il tasso d’interesse medio, relativo a un campione, è stato pari al 6,84%. Con riferimento agli obiettivi delle operazioni, nel 2023 il 75% degli interventi ha avuto come scopo lo sviluppo, mentre a livello di ammontare il 61% del totale ha riguardato buy out, anche se l’ammontare dell’equity investito in questa direzione è calato ( da 9,7 a 3,8 miliardi), con il financing sceso a 1,601 miliardi ( 2,283 miliardi nel 2022).