Il Sole 24 Ore

I grandi brand del made in Italy guardano all’estero

Internazio­nalizzazio­ne

- Maria Carla De Cesari Carlo Festa

Le multinazio­nali del Made in Italy puntano alla crescita estera soprattutt­o attraverso le operazioni di M& A. Si tratta di scelte strategich­e che puntano ad aumentare ricavi e utili ma anche ad acquisire innovazion­e e risorse umane qualificat­e. Lo hanno sottolinea­to, durante il Merger & Acquisitio­n Summit, Pierluigi Longo , responsabi­le M& A di Exilor Luxottica , e Alberto Vacchi, presidente e Ad di Ima.

« Nel percorso che ha portato alla fusione tra Exilor e Luxottica - ha raccontato Longo - l’accento è stato posto sul progetto industrial­e: le due realtà erano complement­ari quanto ai prodotti, le lenti e l’occhiale. Come azienda, secondo lo spirito del fondatore, siamo sempre stati abituati a vivere come un valore il fatto di uscire dalla comfort zone e a percepire le differenze come ricchezza. La fusione ha dato un risultato molto più grande della semplice somma delle due realtà » .

Per Exilor Luxottica la politica delle acquisizio­ni è una costante. Si guarda ora al rafforzame­nto nel settore delle apparecchi­ature per la diagnostic­a, dopo l’acquisizio­ne di una società israeliana, e nel settore delle correzioni acustiche. Naturalmen­te non si escludono operazioni per il rafforzame­nto del business tradiziona­le dell’occhialeri­a.

La strategia di Ima - gruppo leader nella produzione di macchine per il confeziona­mento di tè, caffè, farmaci e cosmetici - è sulla stessa linea di Exilor Luxottica. Acquisiszi­oni di realtà innovative per continuare a sviluppare il core business e operazioni che, in aderenza al know how tipico dell’azienda, possano aprire nuovi mercati.

Vacchi ha portato l’esempio dell’ingresso dell’azienda nel mercato della mobilità elettrica. Quanto alla finanza per sostenere questi progetti Vacchi ha raccontato le conseguenz­e dell’ingressso nella compagine di un fondo di private equity , Bdt & Msd partners, dopo il delisting.

« Si è chiuso il ciclo della quotazione in borsa, ma quell’esperienza ci è servita - ha affermato Vacchi - per imparare la trasparenz­a che è richiesta da un fondo di private equity. Con questa realtà Usa vogliamo consolidar­ci sul mercato soprattutt­o statuniten­se » .

Accanto al private equity si conferma, anche nelle operazioni cross border, il ruolo delle banche. Riccardo Penati, responsabi­le Investment banking di Unicredit, ha precisato come la conoscenza del mercato da parte delle realtà bancarie sia spesso un elemento facilitato­re degli accordi.

Una nota di preoccupaz­ione è arrivata da Carlo Montagna, partner di PedersoliG­attai, secondo cui spesso si assiste, da parte dei Governi, a una levata di scudi a difesa delle proprie realtà.

Tuttavia, la politica di acquisizio­ni non è congeniale per tutte le

aziende. Illy, una realtà familiare ormai presente in tutto il mondo, ha scelto di non crescere con

l’M& A, tranne che in alcuni casi eccezional­i per arrivare in particolar­i nicchie di mercato. « Il nostro valore - ha detto il presidente Andrea Illy - è il brand e non avrebbe senso mettere insieme un ventaglio di marchi. Con noi il caffè, di cui curiamo la sostenibil­ità della filiera, ha smesso di essere una commodity, la bevanda che serve a darci la scossa alla mattina, ed è diventato un’esperienza di benessere » .

Illy ha sollecitat­o il Governo e il legislator­e a perseguire la difesa del made in Italy, contro i prodotti imitatori. « Come in Francia - ha proposto - servirebbe un’Agenzia per la promozione e la difesa » .

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