Primo sì al Senato al limite di 45 giorni per le intercettazioni
Il tetto agli ascolti votato in commissione Deroghe per reati di mafia
Non più di 45 giorni. Questo il limite di durata per le intercettazioni che ieri ha ricevuto il via libera della commissione Giustizia del Senato.
L’emendamento, riformulato dalla relatrice Erika Stefani ( Lega), con l’accordo del ministero della Giustizia, introduce per la prima volta nel nostro Codice di procedura penale un tetto alla durata delle operazioni di ascolto che sinora potevano teoricamente prolungarsi per tutta la fase delle indagini preliminari , attraverso successive proroghe di 15 giorni in 15 giorni.
Al limite di durata sarà possibile derogare solo in casi particolari: quando è emersa l’assoluta indispensabilità della prosecuzione alla luce di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione, e quando le indagini hanno per oggetto reati gravi come quelli di mafia.
Il M5S aveva chiesto che della lista dei reati suscettibili di proroga rientrassero anche quelli di violenza domestica, ma la proposta è stata respinta dalla maggioranza.
Nel testo del disegno di legge, che ora dovrà essere calendarizzato per l’aula, è contenuto anche l’irrigidimento del divieto di ascolto delle comunicazioni tra avvocato e cliente, con lo stop al sequestro, all’utilizzo e alla trascrizione. In ogni caso, le intercettazioni devono cessare immediatamente quando rientrano fra quelle vietate.
Sul piano politico, come già avvenuto la scorsa settimana sempre al Senato, ma questa volta sul provvedimento che declina la nuova disciplina per il sequestro di smartphone, tablet e dispositivi digitali, le opposizioni si sono divise, con il M5S drasticamente contrario e il Pd che ha preferito la strada dell’astensione. Per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ( FI) « si tratta di un testo equilibrato che si pone esattamente al centro tra il diritto alle indagini, che nessuno nega, e il diritto alla riservatezza e a una corretta gestione di uno strumento che comunque è invasivo » .
Inoltre, sottolinea Sisto « i reati più gravi sono rimasti esclusi. Ed è un ulteriore passo verso un corretto equilibrio tra chi indaga e chi le indagini invece le deve subire » .
Pierantonio Zanettin ( FI), primo firmatario del disegno di legge, mette in evidenza come con l’introduzione di un limite temporale si va a completare la riforma delle intercettazioni partita in commissione Giustizia con lo svolgimento di una lunga indagine conoscitiva.
Di certo c’è che il Parlamento, in attesa di una proposta strutturale del ministero della Giustizia, ha via via introdotto una serie di modifiche al Codice di ampia portata. Così, mentre quest’estate il Governo interveniva sulle intercettazioni nei procedimenti per reati realizzati con metodo mafioso ( sterilizzando un orientamento della Cassazione sfavorevole all’estensione delle più flessibili condizioni degli ascolti), nel corso dei lavori parlamentari sono stati ripristinati i vecchi limiti all’utilizzo degli ascolti in procedimenti diversi, fissati nuovi divieti di trascrizione per gli ascolti irrilevanti per le indagini e stabilito un obbligo per il pm di dare conto dei costi.
E alla Camera peraltro, dove da questa settimana è approdato il disegno di legge che assimila alle intercettazioni la procedura per l’acquisizione dei dati di comunicazione negli smartphone, si discute di stralcio dai brogliacci dei contenuti sensibili e di nuovi divieti alla pubblicazione.