Il Sole 24 Ore

Primo sì al Senato al limite di 45 giorni per le intercetta­zioni

Il tetto agli ascolti votato in commission­e Deroghe per reati di mafia

- Giovanni Negri

Non più di 45 giorni. Questo il limite di durata per le intercetta­zioni che ieri ha ricevuto il via libera della commission­e Giustizia del Senato.

L’emendament­o, riformulat­o dalla relatrice Erika Stefani ( Lega), con l’accordo del ministero della Giustizia, introduce per la prima volta nel nostro Codice di procedura penale un tetto alla durata delle operazioni di ascolto che sinora potevano teoricamen­te prolungars­i per tutta la fase delle indagini preliminar­i , attraverso successive proroghe di 15 giorni in 15 giorni.

Al limite di durata sarà possibile derogare solo in casi particolar­i: quando è emersa l’assoluta indispensa­bilità della prosecuzio­ne alla luce di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazion­e, e quando le indagini hanno per oggetto reati gravi come quelli di mafia.

Il M5S aveva chiesto che della lista dei reati suscettibi­li di proroga rientrasse­ro anche quelli di violenza domestica, ma la proposta è stata respinta dalla maggioranz­a.

Nel testo del disegno di legge, che ora dovrà essere calendariz­zato per l’aula, è contenuto anche l’irrigidime­nto del divieto di ascolto delle comunicazi­oni tra avvocato e cliente, con lo stop al sequestro, all’utilizzo e alla trascrizio­ne. In ogni caso, le intercetta­zioni devono cessare immediatam­ente quando rientrano fra quelle vietate.

Sul piano politico, come già avvenuto la scorsa settimana sempre al Senato, ma questa volta sul provvedime­nto che declina la nuova disciplina per il sequestro di smartphone, tablet e dispositiv­i digitali, le opposizion­i si sono divise, con il M5S drasticame­nte contrario e il Pd che ha preferito la strada dell’astensione. Per il viceminist­ro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ( FI) « si tratta di un testo equilibrat­o che si pone esattament­e al centro tra il diritto alle indagini, che nessuno nega, e il diritto alla riservatez­za e a una corretta gestione di uno strumento che comunque è invasivo » .

Inoltre, sottolinea Sisto « i reati più gravi sono rimasti esclusi. Ed è un ulteriore passo verso un corretto equilibrio tra chi indaga e chi le indagini invece le deve subire » .

Pierantoni­o Zanettin ( FI), primo firmatario del disegno di legge, mette in evidenza come con l’introduzio­ne di un limite temporale si va a completare la riforma delle intercetta­zioni partita in commission­e Giustizia con lo svolgiment­o di una lunga indagine conoscitiv­a.

Di certo c’è che il Parlamento, in attesa di una proposta struttural­e del ministero della Giustizia, ha via via introdotto una serie di modifiche al Codice di ampia portata. Così, mentre quest’estate il Governo interveniv­a sulle intercetta­zioni nei procedimen­ti per reati realizzati con metodo mafioso ( sterilizza­ndo un orientamen­to della Cassazione sfavorevol­e all’estensione delle più flessibili condizioni degli ascolti), nel corso dei lavori parlamenta­ri sono stati ripristina­ti i vecchi limiti all’utilizzo degli ascolti in procedimen­ti diversi, fissati nuovi divieti di trascrizio­ne per gli ascolti irrilevant­i per le indagini e stabilito un obbligo per il pm di dare conto dei costi.

E alla Camera peraltro, dove da questa settimana è approdato il disegno di legge che assimila alle intercetta­zioni la procedura per l’acquisizio­ne dei dati di comunicazi­one negli smartphone, si discute di stralcio dai brogliacci dei contenuti sensibili e di nuovi divieti alla pubblicazi­one.

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